L’attore americano, anche produttore e regista, nonché premio Oscar, al momento sul grande schermo con Inferno, con professionale ironia e senza timore alcuno, ha raccontato di sé, uomo e attore, fin dall’adolescenza in California, nella sua Oakland, dove su un canale locale ricorda di aver potuto vedere film come La strada e 8 ½, anche se, restando a Fellini, sdrammatizza subito con una battuta, del tutto familiare, nel ruolo di nonno: “Preferirei stare in una stanza a parlare con i miei nipotini piuttosto che qui con voi, con Antonio Monda, perché loro sono più divertenti di Fellini!”.
Il sessantenne Hanks, ospite d’onore della undicesima Festa di Roma che gli ha tributato un premio alla carriera consegnato da Claudia Cardinale (a lei l’attore ha reso omaggio con queste parole semplici e dirette: “ti ho ammirata al cinema come tanti ragazzi della mia generazione”), è consapevole dell’efficacia di certa comunicazione e subito sollecita la stampa ad usare quest’ultima frase come cinguettio per Twitter, conscio di come si sfamino giornalisti e pubblico, poi continua affettuoso: “I miei nipotini non hanno idea di cosa faccia il nonno per vivere! Loro credo riconoscano la mia voce giusto in Toy Story”. Capacità di comunicazione e affabulazione a parte, Hanks, poi, restando in Italia, alla domanda se ci sia un artista con cui gli piacerebbe lavorare risponde che: “Sì! Mi interessa chiunque abbia un’idea. Con Benigni, insieme, saremmo fortissimi”.
Hanks spiega che non si reputa stupido ad aver rifiutato qualche proposta perché “ci deve sempre essere combinazione tra tema e personaggio. La cosa più difficile è dire no, perché dire sì comporta che ti paghino bene, che tu possa baciare una bella donna, girare a Dubai o lavorare con un regista che ammiri. Però se ci sono aspetti che non ti interessano, che non ti appassionano, devi dire di no. Amo fare l’attore per indagare alcuni aspetti di me stesso: soppesare un no è quindi molto più complesso che lasciar vincere l’egoismo di essere l’unico a interpretare quel ruolo”.
Come si sente, ripensando alla sua carriera? “Secondo il saggio, meglio non guardarsi indietro, perché il passato ha il sopravvento, ed è quello che faccio io. Non rifletto sui film che ho fatto, perché non cambiano. L’unico metro per misurare il successo è la longevità artistica: quando continuano a offrirti i ruoli, significa che sei un artista e hai successo, sono fortunato perché ho un corpus di lavoro sostanzioso. Ogni film è un’avventura, ho imparato molto dal punto di vista umano e creativo, questo succede ogni volta”. Hanks è consapevole di essere identificato fortemente con alcuni personaggi, da Forrest Gump a Cast Away, ma spiega come gestisce la questione: “È un rischio che esiste, in realtà è il motivo per cui a volte dico di no, per non ripetermi: potrei ritrovarmi a dovervi convincere che Forrest Gump 8 sia meglio del 6. Si può fare per alcune storie, ma tutti noi, di film in film, abbiamo prima di tutto un contratto con il pubblico da rispettare, che comporta sempre ripartire da zero, così non rischi di far cadere il mistero che ti sta intorno, ripetendo troppo te stesso o un tuo personaggio”. Pochissimi sono i ruoli da cattivo che hanno visto Hanks sul grande schermo e l’attore dice che: “Nel cinema non ci sono così tante sfumature e io non ho voglia di fare il cattivo classico: a me piacciono i film in cui le tesi dei protagonisti hanno basi concrete, in cui si possono calibrare il buono e il cattivo. Nei film l’antagonista tende a essere un archetipo: avrei piacere a farlo, ma se avesse senso”. E’ comunemente considerato l’erede di James Stewart, perché tende a interpretare ruoli portatori di una certa moralità: “Non metto appositamente moralità nei miei personaggi. In Salvate il soldato Ryan ho messo moralità? Non saprei. Catch me if you can è stato magnifico: ho parlato con agenti FBI che amavano il loro lavoro, lo stile di vita, il fatto di possedere la pistola, le manette, ma per fare del bene e allora, forse sì, lì c’era della moralità. Ma non prendo le mie decisioni pensando alla moralità, piuttosto alla condizione umana: sono quello che sono, vorrei incutere più timore ma non riesco, forse dovrei trovare un modo per farlo”.
Tom Hanks grande attore, ma anche produttore: avendo interpretato una gamma di ruoli trasversale ad ogni genere, incuriosisce sapere cosa vorrebbe invece produrre e ancora non ha potuto: “Essere attore è un lavoro in cui non devi spiegare nulla, non devi telefonare, non devi pregare nessuno, non devi deludere e ti portano i panini gratis! Come produttore devi telefonare, telefonare, telefonare e pregare qualcuno. Preferisco fare l’attore! Come produttore mi posso alleare con persone capaci nella parte esecutiva del mestiere e occuparmi della supervisione artistica, così si possono fare buoni progetti”. L’Inferno lo vede impegnato sul grande schermo, ma il clima bollente è anche nel suo Paese, per via delle elezioni imminenti: Hanks non sfugge alla richiesta di un parere, cercando di riflettere – e ironizzare – su cosa stia succedendo negli Stati Uniti: “Non so se sia possibile dire davvero cosa stia accadendo, perché ci sono molti giornalisti qui presenti! La campagna elettorale è il festival della merda – anche con questo slogan Hanks suggerisce un possibile cinguettio, sempre tra simpatia e estrema consapevolezza dell’interlocutore – non c’è dubbio che il mondo stia attraversando una fase faticosa, complessa. L’America, però, non aveva mai cercato un candidato così autoreferenziale, c’è sempre stato in corsa una qualche versione dell’attuale candidato repubblicano, ma non lo abbiamo mai supportato e non lo faremo!”.
Sono 42.191 le persone che hanno partecipato a eventi di Alice, 20.260 i biglietti emessi, 11.031 gli accreditati, 10.900 le presenze tra le proiezioni a ingresso libero e gli eventi
Nei 4 giorni di mercato il Mercato Internazionale dell'audiovisivo ha registrato un incremento generale di più del 6% dei dati numerici: 1500 sono stati i partecipanti, 58 i paesi rappresentati, più di 500 fra produttori e commissioning editors, circa 350 buyers, 130 international sales agent, 42 progetti di film, serie drama e doc and factual. 100 i titoli proposti sul mercato internazionale: con circa 20 anteprime mondiali di mercato e 16 di work in progress in What’s next Italy per un totale di circa 140 market screenings (+ 7%)
In chiusura delle attività del MIA-Mercato internazionale dell’audiovisivo è stata presentata agli operatori del settore la nuova gestione dei Fondi Cinema che è stata affidata a Istituto Luce Cinecittà a partire dal prossimo 1° novembre. Il nuovo soggetto responsabile è stato individuato nell'ambito dell'attività di supporto e complementari al MiBACT, e in conformità con quanto previsto dalla Legge 111/2011 e dall’atto di indirizzo del 17 maggio 2016. Gli interventi di Nicola Borrelli, Roberto Cicutto, Claudio Ranocchi e Francesca Alesi
"Dopo La tigre e la neve ho fatto tante altre cose, ho trasmesso la poesia di Dante usando la mia popolarità, undici anni dopo, sono pronto per fare un nuovo film magari con Tom Hanks, che ha detto di voler lavorare con me, lo considero uno dei più grandi attori di tutti i tempi. Il mio nuovo film sarà di un'allegria sfrenata". Roberto Benigni si concede al pubblico della Festa di Roma, nella giornata di chiusura, in una lunga conversazione con Antonio Monda che tocca tanti temi, compresa la recente visita alla Casa Bianca: "Come si fa a dire no a Obama?"