CANNES – Non una semplice rock band ma un gruppo di artisti in cerca di ogni tipo di sperimentazione artistica.
Todd Haynes presenta Fuori Concorso il documentario The Velvet Underground, rendendo omaggio all’omonima band che sul finire degli Anni ‘60 non si è limitata a fare musica ma ha dettato un sincero e appassionato stile di vita. Il regista di Carol, attraverso immagini di repertorio, filmati appartenenti a Andy Warhol e interviste, ricostruisce la storia della band raccontando sin dal principio i singoli componenti, la loro unione, i loro mutamenti, l’universo che fluttuava loro attorno e che andavano cercando.
Come è ovvio, nel documentario un ruolo importante lo ricopre il chitarrista e paroliere dei Velvet Underground, Lou Reed, insieme a John Cale.
“Non è la prima volta che faccio un film sulla musica o sul processo creativo. Qui la prima domanda che mi sono posto è stata: dovrebbe essere un film? Cosa c’è di visivo nella loro musica? Come posso stabilire una correlazione tra come ci si sente ascoltando la musica e ciò che si vede sullo schermo?”, dichiara Todd Haynes. “Abbiamo raccolto straordinarie interviste di persone che c’erano, erano lì con i Velvet Underground. Sono tantissime le persone che hanno seguito la band e che si sono ispirate a loro ma era troppo, era fuorviante. Volevo concentrarmi sul loro tempo”.
The Velvet Underground è un documentario dallo stile classico e psichedelico al tempo stesso, in cui quasi per tutto il tempo della visione, due ore piene, lo schermo è frammentato tra immagini, colori e aneddoti. I Velvet Underground sono raccontati attraverso le varie esperienze avute e vissute con Nico, Diana Ross, i Supremes, Tom Petty e i The Heartbreakers.
Presente sin da subito la figura di Andy Warhol e lo spazio della sua Factory, parte integrante e fondamentale della storia e del successo della band. Cosa è stato, cosa ha rappresentato veramente Warhol per i Velvet Underground? È stato un mentore, un manager, un produttore, un creativo, una presenza grigia? Come mostra Todd Haynes, i percorsi di Warhol e dei Velvet Underground sono perfettamente uniti e comunicanti. Un’alleanza tra musica, pittura, arte e cinema che ha conquistato il mondo, non senza polemiche.
Il documentario, pur mancando di tanto in tanto di buon ritmo, è una vera immersione musicale, sociale, artistica. Un film che mostra una grande serietà da parte di questa band rivoluzionaria nei confronti della musica, come fosse un saggio in immagini in movimento. Haynes non interpreta i Velvet Underground ma ne ricostruisce la grandezza trasgressiva, la libertà creativa, dando forma a un puzzle biografico costellato tutt’intorno da grandi talenti che volevano esserci, volevano fare parte della “famiglia Velvet”.
The Velvet Underground sarà disponibile nei prossimi mesi su Apple TV+ e il regista Todd Haynes ha dichiarato davanti alla stampa che, nonostante questo sia un film destinato alla piattaforma, lo ha realizzato pensando al grande schermo. Haynes non ha infatti alcuna intenzione di abbandonare il cinema e ammette che durante la proiezione ufficiale del film al Festival di Cannes ha provato un senso di grande nostalgia e emozione. Con le sue parole: “come regista della vecchia scuola, faccio prima di tutto film per il grande schermo: guardandolo ieri sera al Festival, ascoltandolo – la colonna sonora è così importante – non c’è niente di più bello”. Si possono ascoltare durante la visione brani come Heroin, Venus in Furs, Black Angels Death Song, There She Goes Again, I’m Waiting For The Man e molto altro ancora.
Consacrati al festival i talenti cresciuti nell’incubatore torinese e premiati 3 film sviluppati dal TFL, laboratorio internazionale del Museo Nazionale del Cinema che dal 2008 ha raccolto 11 milioni di euro di fondi internazionali
E' diventata subito virale la reazione di Nanni Moretti alla mancata vittoria a Cannes per il suo Tre piani. Il regista ha postato su Instagram una sua foto in cui appare 'invecchiato di colpo' con una didascalia scherzosa: "Invecchiare di colpo. Succede. Soprattutto se un tuo film partecipa a un festival. E non vince. E invece vince un altro film, in cui la protagonista rimane incinta di una Cadillac. Invecchi di colpo. Sicuro".
Premiato a Cannes con il Docs-in-Progress Award tra 32 opere internazionali, Cent'anni di Maja Doroteja Prelog, coproduzione che coinvolge anche il cagliaritano Massimo Casula con la sua società di produzione Zena Film
Il giapponese Drive my car di Ryûsuke Hamaguchi ha ottenuto sia il Premio della critica internazionale che quello della giuria ecumenica