Quando si dice: (non) sembri proprio tuo padre! François Gautier (Dany Boon: sceneggiatore, regista e interprete di Giù al Nord, da cui sono stati adattati i nostri Benvenuti al Sud e al Nord), insegnante di musica, quando era ancora nel ventre della madre ereditava ufficialmente dal padre una compulsione al consumo, ma qualcosa dev’essere accaduto perché invece è diventato un tirchio patologico.
François, bambino negli anni ’80, subito si fa protagonista di una spassosa carrellata – sulla colonna vivace e energica di Freak Out, non l’unica citazione musicale del film – di offerte promozionali e sconti stellari, incluso l’uso di un preservativo promozionale datato 1964… Mai sposato, fedele soltanto al suo denaro e maniacalmente dedito a non sperperare nemmeno un centesimo, cerca escamotage estremi ed ironici per assecondare la sua “attitudine”, fino a quando, per via del suo violino, incontra un violoncello femmina, di nome Valérie (Laurence Arné, qui in un ruolo per lei insolito, nota soprattutto per la serie tv Workingirls), che però non è l’unica donna ad entrare improvvisamente nel suo cuore. Quel famoso preservativo del ’64 ha preso il nome di Laura (una bravissima Noémie Schmidt, già ne L’etudiante et Monsieur Henri e nella serie televisiva Versailles), una figlia adolescente, innamorata del mito del padre, mai conosciuto, che crede un generoso filantropo e benefattore degli orfanelli del Messico (così gliel’ha raccontato la madre). Sorpreso da questi cambiamenti, François Gautier li accetta, ma sempre – e prima di tutto – fedele al suo portafoglio. Così, anche con le due donne, si assiste ad una sottile e buffa successione di situazioni paradossali, sempre in nome del risparmio: alla figlia, François riesce a chiedere 140 euro di affitto per la stanza di casa sua che lei occuperà; Valérie, invece, condividerà una doccia collettiva, in un raffinato e costoso ristorante di pesce, per via di quel sistema antincendio che ha, guarda caso, costretto tutti i clienti a scappare dal locale o, ancora, la folle esecuzione concertistica de Le Quattro Stagioni di Vivaldi in 12 minuti: finire prima significa rientrare a casa prima, per controllare i consumi domestici.
Intanto quegli orfanelli messicani, per cui Laura ha dovuto rinunciare al suo papà, s’insinuano in una serie di situazioni per cui Gautier parrebbe, infine, avere uno slancio di coscienza: sembra stia per “dire la verità”, tanto efficace è la sua intenzione da riuscire ad innescare addirittura in altre persone un profondo senso di commozione e beneficenza ma, nonostante abbia staccato un generoso assegno per loro, la sua avarizia glielo fa trasformare, subito dopo, in mille pezzettini di carta. Uno svolazza in giro, che delusione per Laura… Anche se i messicani resteranno sempre in ballo. François è consapevole di essere tirchio e che questa sua asciuttezza materiale è causa di allontanamento dalle persone, ma, alla fine, l’amore per una figlia non ha (quasi) prezzo…
Fred Cavayé con questo film imprime una virata al suo stile, finora concentrato sul genere thriller dalle tonalità cupe – Anything for her, Point blank e Mea culpa – riuscendo, però, a ben modellarsi su questo linguaggio: “I miei quattro lavori hanno un punto in comune: sono tutti autentici ‘film da domenica sera’. Sono ludici e destinati agli spettatori: sono frutto del puro piacere di fare cinema. È vero che, sul piano formale, i miei tre primi film sono molto diversi, ma non mi sono mai posto dei veti nei confronti della commedia. Anzi, è stato persino entusiasmante lanciarmi in un genere inedito. Stavo soltanto aspettando un buon soggetto. Per quanto ne so io, è un tema che non era mai stato affrontato fino in fondo nel cinema, ad eccezione probabilmente di L’avare di Louis de Funès, tratto da L’avaro di Molière, il che, in termini di riferimento, non è niente male!”. Il film esce in sala dal 16 marzo, distribuito da BIM.
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