Tickets


A. Kiarostami, E. Olmi, K. LoachUn treno che attraversa l’Europa verso Sud e i destini di tanti passeggeri, con o senza biglietto, che s’intrecciano anche solo per pochi minuti. È la traccia di Tickets, il film collettivo firmato da Ermanno Olmi, Abbas Kiarostami e Ken Loach. Prodotto da Fandango, dalla britannica Sixteen, con l’apporto dello UK Film Council e di Medusa, il progetto nasce da una conversazione tra il regista iraniano e due dei produttori, Babak Karimi e Carlo Cresto-Dina: l’idea di una trilogia di documentari è diventata ben presto una dichiarazione d’amore verso i due colleghi, l’italiano e l’inglese, uniti da un sentimento comune che Olmi definisce così: “il rispetto dell’altro, perché l’altro è la ragione della mia esistenza”. Il treno, prosegue il cineasta lombardo che a Locarno riceverà il Pardo d’onore, crea le condizioni che favoriscono il rivelarsi perché ogni passeggero racconta “quello che più gli sta a cuore”. Ma il treno, gli ricorda Ken Loach, è anche metafora di un mondo dove non tutti stanno in prima classe e dove i popoli si muovono alla ricerca di una vita migliore o, corregge Olmi, spinti dall’inquietudine, dall’insicurezza del lavoro, delle attitudini dei governi, della perdita di un ruolo di cittadini presenti e lucidi.
Storie d’amore e storie di clandestinità, dilemmi morali e piccole avventure dovranno per forza fondersi tra una stazione e l’altra. “Tickets sottolinea infatti Domenico Procacci non è un film a episodi, ma un unico film in cui tre narratori si passano il testimone scambiandosi personaggi e situazioni”. Diverso dunque da Eros, dove Antonioni, Wong Kar-wai e Soderbergh hanno lavorato senza mai incontrarsi e senza neppure conoscere i segreti dell’altro. Stavolta l’osmosi sarà massima, con alcuni degli attori (tra cui Valeria Bruni Tedeschi e Carlo Delle Piane) a fare da filo conduttore per questo progetto da tre milioni e mezzo di €. “Avevamo anche pensato di lavorare l’uno all’insaputa dell’altro spiega l’autore persiano lasciando come traccia solo i personaggi come si fa in letteratura; poi abbiamo deciso di raccontare ciascuno una porzione di storia… anzi, credo che ognuno di noi potrebbe completare i suoi trenta minuti trasformandoli in un lungometraggio a se stante”. Prevale insiste Olmi il gusto del gioco, come per tre bambini che senza parlare la lingua dell’altro si divertano insieme. “Ma c’è anche da imparare aggiunge Loach confrontarsi con lo stile altrui ti spinge a riesaminare il tuo metodo che, magari, negli anni, è diventato un po’ rigido”. Inutile chiedere quando Tickets arriverà in stazione: sarà lungo il lavoro di montaggio dopo le sette settimane di riprese appena iniziate.

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24 Giugno 2004

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