Sarà un caso, ma capita proprio in piena battaglia all’evasione, con i giornali che dedicano intere pagine all’argomento, Ti stimo fratello, la commedia di Giovanni Vernia, dove vediamo in azione un maresciallo della Finanza che incastra un industriale milanese del settore pubblicitario ufficialmente nullatenente perché la megavilla con piscina e l’auto di lusso sono intestate a prestanome defunti. “Non è proprio critica sociale, ma sicuramente c’è dell’ironia sull’evasione fiscale. Mio padre, pugliese di Gioia Del Colle, maresciallo della Finanza, ha ispirato il personaggio di Maurizio Micheli nel film… poi adesso che è arrivato Monti e si parla tanto di Agenzia delle Entrate e lotta all’evasione, tutto è diventato attuale”. Così il comico televisivo di Zelig, al suo debutto al cinema. Il film, in sala dal 9 marzo in 430 copie con Warner, è prodotto da Colorado, Bananas e Warner Italia e spera evidentemente di replicare il successo di Checco Zalone. Nella sceneggiatura, scritta con Paolo Uzzi (anche co-regista), Michele Pellegrini e Francesco Cenni, Giovanni si sdoppia in due gemelli identici ma diversissimi: Giovanni è un ingegnere in carriera, Jonny Groove invece lo scemo di famiglia, con la danza nel sangue e John Travolta come modello. Sono figli di un maresciallo della GdF che regala falsi Rolex d’oro per aiutarli a superare gli esami e trovare lavoro. “Mi sono ispirato a tanti episodi della mia vita – racconta Vernia, che per 11 anni ha fatto sul serio l’ingegnere lavorando con un paio di multinazionali – mio padre mi metteva sempre in imbarazzo facendo dono del calendario artistico della Finanza ai professori, me ne diede uno anche per il mio relatore alla laurea”.
Nel film Giovanni, il fratello serio, si è sistemato a Milano grazie alla fidanzata Federica (Susy Laude) anche se ha un debole per la cameriera del bar sotto all’ufficio (Stella Egitto). Lui e Federica vivono in un appartamento superaccessoriato e lavorano nella ditta del padre di lei (Bebo Storti). Ma Giovanni non è davvero felice e se ne renderà conto con l’arrivo dalla natìa Genova del fratello scemo Jonny, un candido combinaguai che diventa il re di una discoteca alla moda gestita da Diego Abatantuono. Jonny non fuma, non si droga, beve solo gazzosa, chiama tutti “fratello” e “fratella”. Però quando sale sul cubo si scatena al grido di “essiamonoi” e oscura anche il tronista di turno. “Jonny nasce dalla mia passione per il ballo, la discoteca e la musica house – racconta Vernia – all’inizio l’avevo immaginato come un bullo, ma non faceva ridere, invece funziona il fatto che sia uno scemo, come forse ero anch’io da ragazzino, quando mi divertivo a imitare i miei parenti. Una volta andai avanti tre giorni a fare il verso allo zio di Catania e i miei genitori chiamarono anche il medico per farmi visitare, ma quello disse non è malato, è solo cretino”.
Dal padre alla zia (la caratterista pugliese Carmela Vincenti), Vernia ha messo in mezzo la famiglia d’origine: “Molti personaggi sono autobiografici ed è per questo che alla fine ho deciso di dirigere io il film e ho rinunciato a chiamare un regista, perché ognuno voleva metterci qualcosa di suo”. Pare che abbia chiesto consigli a Zalone. “Siamo amici e dopo il suo successo, che ha sdoganato i comici televisivi al cinema, ho avuto diverse proposte di portare Jonny Groove in qualche film, ma erano sempre ruoli troppo limitati”. Prende invece le distanze dai Soliti idioti. “Non mi va di giudicarli, anzi, va detto, che alcuni critici li hanno anche esaltati, ma certo la loro cifra è più orientata sulla volgarità, io evito le parolacce”. Per il futuro sogna soprattutto uno show in teatro. “L’egocentrismo di un comico non ha limiti e sicuramente il cinema non mi basta. Per ora so solo che non andrò in sala a vedere il film con il pubblico, sarebbe troppo brutto scoprire che la gente non ride al momento giusto”.
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