TI SPIACE SE BACIO MAMMA?

In una famiglia di benpensanti borghesi l’arrivo in casa di Lena, una colf straniera, spezza i fragili equilibri. Sandro, il capofamiglia, si innamora della donna contro la quale si manifesta un razzismo quotidiano.
E’ la trama di Ti spiace se bacio mamma?, commedia di Alessandro Benvenuti.
Nel cast Natasha Stefanenko, Annalisa Favetti, Stefania Barca, Marina Massironi e Arnoldo Foà.
Alla legge Bossi-Fini Benvenuti non ci aveva pensato durante la preparazione della sceneggiatura ma ora dice: “quella legge è burro di noccioline in confronto a quello che è accaduto dopo l’11 settembre. Oggi la cultura della paura è più visibile e tangibile di dieci anni fa. Sembra che siamo in balia di volontà occulte in un momento in cui la libertà dei cittadini è stata fortemente limitata”.
Il film, prodotto da Massimo Ferrero per Blu Cinematografica e da Rai Cinema, arriva dopo quattro anni di pausa.
“Mi sentivo inadeguato – confessa il regista – non avevo storie da raccontare. Ero preoccupato di non essere all’altezza, di fronte a belle storie e a bei registi che il nostro cinema stava sfornando. Alla fine mi ha convinto il produttore e gliene sono grato”.
La fonte d’ispirazione del film è una storia vera di cui è venuto a conoscenza Giuseppe Grazzini, suocero di Benvenuti.
“Come esecutore testamentario si è trovato a dirimere una questione dagli aspetti talmente esilaranti che alla fine gli ho chiesto di scrivere il soggetto – racconta il regista e interprete principale – Ne abbiamo tratto il plot e una delle tante storie in cui il mio personaggio scopre che anche la colf in realtà è un avvocato. E’ il caso di tanti extracomunitari preparati professionalmente che lavorano nelle nostre case”.
La Stefanenko, showgirl russa, laureata in ingegneria, modella per caso e poi attrice, ricorda l’attualità di Lena, il suo personaggio: “Capisco meglio di chiunque altro le vicende di Lena, una donna che deve andare via dal suo Paese a causa delle difficoltà. Oggi ci sono donne molto preparate professionalmente che, non trovando un’occupazione dove vivono, sono costrette ad accettare lavori semplici in altri Paesi”.