the_startup: storia di Matteo, diciottenne con idea milionaria

Esce il 6 aprile il film di Alessandro D’Alatri, vera storia di Matteo Achilli, fondatore di Egomnia


Matteo ha diciott’anni e un’idea che vale milioni. Si tratta di Egomnia, un social network che calcola il merito di chiunque sia in cerca di lavoro sulla base di un algoritmo mettendolo in contatto con le aziende che potrebbero rappresentare il suo futuro. Il merito e solo il merito, nessuna raccomandazione, nessuna conoscenza, nessuna spintarella. E’ il sogno di una vita migliore per sé. Matteo infatti viene dalla periferia di Roma, suo padre è disoccupato e lui stesso ha già assaggiato il sapore amaro dell’ingiustizia quando è stato scartato per il campionato di nuoto in favore di un collega con conoscenze più in alto di lui. Matteo è anche molto in gamba negli studi, ha passato il testo per studiare alla Bocconi, ma ha una fidanzata a Roma e non vuole lasciarla. Matteo, Matteo Achilli, esiste davvero. Oggi ha ventiquattro anni e assieme al produttore Luca Barbareschi, al regista Alessandro D’Alatri e agli attori Andrea Arcangeli, Paola Calliari, Matilde Gioli, Luca Di Giovanni e Matteo Leoni presenta a Roma, al Teatro Eliseo the_startup, il film tratto dalla sua esperienza di vita. “Mi è piaciuto – dice in conferenza – l’approccio che hanno scelto, ovvero quello di raccontare la storia di un ragazzo normale. Non sono un genio, vengo da una famiglia normale e ho affrontato le mie difficoltà. Mi ci sono riconosciuto e penso che possano farlo anche tanti ragazzi come me. Quello che conta sono i valori e il messaggio che il film si porta dietro. Ovvero non stare a lamentarsi ma andare a prendersi quello che si vuole conquistare. Non è vero che i giovani sono schizzinosi e pigri, ce ne sono tanti che hanno idee e si fanno il mazzo. Sono più Bill Gates che Steve Jobs in questo. Va bene ‘stay hungry stay foolish’, la rivalsa sociale e tutto, ma alla fine conta poter aiutare gli altri”.  

“Oggi qui dentro siamo tutti compagni, magari anche amici – è invece il discorso che fece Matteo alla Bocconi nel presentare Egomnia, e che è ottimamente interpretato anche da Arcangeli nel film – ma domani, là fuori, non sarà così. Io vorrò il vostro posto e voi il mio. Ci sarà un solo posto e saremo uno contro l’altro. A quel punto che succede? A chi toccherà quel posto? Io mi auguro che quel posto sia assegnato in base ad una cosa sola… il merito. Un merito certo, oggettivo, imparziale. Che possa essere calcolato matematicamente”. Già. Ma anche il merito è in verità discutibile e anche la meritocrazia può essere usata come arma a doppio taglio. “Tu vai più veloce, ma lui impara più in fretta”, viene detto a Matteo dall’allenatore che gli preferisce il suo compagno. E quando l’algoritmo calcola due profili come esattamente meritevoli nella stessa maniera, come si sceglie?

Matteo deve spoetizzare: “Egomnia opera per una semplificazione. Serve ad agevolare le aziende nella scelta del personale. Chiaro che il recruiter, nel momento in cui si trova di fronte a una parità, tenderà a scegliere chi già conosce. Ma il punto è che oggi non possiamo più permetterci di scegliere le persone sbagliate. Poi naturalmente conta anche il networking e la rete che uno si costruisce”.

Se la cava bene Matteo, anche di fronte alle domande provocatorie. Sembra maturo e più grande di quello che è, nell’impeccabile completo con cui si presenta: “Metto la giacca e la cravatta perché se non lo faccio nessuno mi ascolta. Cerco volutamente di sembrare più grande, perché alle cene di lavoro non mi prendevano sul serio per via dell’età”. Ma chiaramente ci sono anche degli ostacoli da affrontare: sacrifici, fatica e invidie. “Quanto alle invidie non me ne preoccupo. Mi arrivano critiche ma la mia fortuna – continua – è che ho capito che il mio messaggio deve essere positivo. Non posso sfruttarlo parlando di cose stupide. Anzi auguro che chi è invidioso del mio successo possa avviare lui stesso una start-up riuscita. Sacrifici sicuramente. Non mi sono ancora laureato, e vorrei farlo presto. E poi tendi a mettere da parte le persone che ti amano, io però sono molto cosciente che poi la vita è fatta di relazioni, per cui cerco sempre di non perdere la strada. Chi parte cerca qualcosa ma poi lo trova quando torna a casa”.

“Il film non è partito da me – dice D’Alatri – anche se in qualche modo fa seguito a un discorso tematico che mi è proprio. L’idea mi è venuta da Barbareschi che ha cercato poi uno sceneggiatore e un regista. E’ stato un percorso molto industriale. Non pensavo che il cinema si potesse ancora fare così in Italia ed è stata una sorpresa anche sapere che esiste questo modo di fare imprenditoria. Penso che ogni uomo sia un progetto e ogni giovane una start-up. Questo è il messaggio. Io vengo dalla pubblicità, ho lavorato con grandi imprenditori come Barilla o Rana, oggi quel modo di fare impresa non c’è più, e a quello mi sono ispirato. E ho raccontato anche in modo diverso la periferia, che stroppo spesso è associata al degrado e alla perdizione, mentre è un posto dove vive la gente per bene”. “Ho una passione per quelli che non si arrendono – ha detto infine Barbareschi – Una cosa così sembra accaduta in America, non certo in Italia. E il cinema, anche con i suoi dati negativi davvero impressionanti al box office, ha il dovere di raccontare queste storie. Questo è un paese mal rappresentato al cinema, ma resta un paese straordinario. Basta vedere quanto conta all’estero la nostra moda, lo sport, le nostre tecnologie. Tutti vorrebbero vivere in Italia, solo noi che ci viviamo questa cosa non la capiamo. Cerco un pubblico da emozionare. Noi al cinema dovevamo andarci quasi per obbligo, per stare al passo, poi passavamo le giornate a discutere dei film. Oggi il pubblico ha il tablet e sceglie lì. Volevo dialoghi pieni di adrenalina e mostrare la storia di un ragazzo in gamba. Tengo anche molto al mondo della rete, ma vorrei che ci si riflettesse, perché è un mondo dove è facile distruggere con un solo commento l’operato di qualcuno. E non vorrei che a forza di tirarsi addosso odio e parlare male si arrivasse all’opposto della censura, per cui non si può più dire nulla. Siamo di fronte alla necessità di riflettere sull’umanesimo digitale, che è anche il tema di un convegno che si terrà proprio qui all’Eliseo l’anno prossimo”.

Il film, con le musiche di Pivio & De Scalzi, andrà in sala con 01 a partire dal 6 aprile.

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03 Aprile 2017

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