‘The Electric State’, dagli anni ’90 Millie Bobby Brown e Chris Pratt eroi sci-fi

Arriva su Netflix il colossal di fantascienza retro-futuristica che racconta una guerra tra umani e robot. Nel cast anche Stanley Tucci, Ke Huy Quan e Giancarlo Esposito


Cosa è una persona? Cosa un popolo? Quali sono i rischi dell’intelligenza artificiale e del mondo virtuale? Il desiderio di libertà giustifica una guerra? Tante, forse troppe, le domande che potrebbero essere sollevate guardando il nuovo spettacolare colossal fantascientifico di casa Netflix The Electric State: peccato che le risposte siano dato spesso per scontate.

Diretto dai fratelli Russo, artefici degli ultimi monumentali blockbuster degli Avengers, il film vede come protagonisti Chris Pratt, sempre più simile a se stesso dopo i ruoli nelle saghe di Guardiani della Galassia e Jurassic World, e soprattutto Millie Bobby Brown, la giovane attrice che Netflix ha reso una star con il ruolo di Undici in Stranger Things e che continua a rilanciare anno dopo anno con film che viaggiano da un genere all’altro come Enola Holmes e il fantasy Damsel, alla ricerca di un ruolo forte che la catapulti di colpo nell’immaginario delle grandi eroine del cinema contemporaneo. Al netto dei buoni propositi, difficile pensare che la Michelle di The Electric State possa diventare uno di questi.

Il film si ambienta in una versione alternativa e retro-futuristica degli anni ’90, in cui l’evoluzione robotica iniziata negli anni ’50 ha portato a conseguenze inimmaginabili: diventati consapevoli di loro stessi gli automi che in tutto il mondo aiutavano gli esseri umani in ogni tipo di attività si sono ribellati, iniziando una guerra d’indipendenza contro gli schiavisti umani. Sconfitti grazie a una tecnologia sviluppata dal magnate Ethan Skate (Stanley Tucci) che permette agli esseri umani di collegarsi alle macchine a livello neuronale, i robot sono stati imprigionati in una gigantesca Zona di esclusione del deserto, recitanti e isolati il più possibile dai loro creatori. Anni dopo la fine della guerra, i robot non abitano più tra di noi, ma la tecnologia di Skate sta rendendo le persone sempre più patologicamente dipendenti dalla realtà virtuale.

In questo mondo a metà tra l’astronave di WALL-E e l’immaginario di Ready Player One, l’orfana Michelle si rifiuta di lasciarsi omologare, vivendo come una ribelle. Tutto cambia quando un robottino con le sembianze del personaggio animato Cosmo arriva da lei per chiederle aiuto. Al suo interno, infatti, sembra nascondersi la mente del geniale fratellino che credeva morto da tempo. Inizierà così un viaggio avventuroso al fianco del simpatico contrabbandiere Keats (Chris Pratt) che li porterà nella pericolosa Zona di isolamento e poi a sfidare l’autorità e il potere del temibile Skate.

The Electric State. (L to R) Herman (voiced by Anthony Mackie), PopFly (voiced by Brian Cox), Mr. Peanut (voiced by Woody Harrelson), Michelle (Millie Bobby Brown), Penny Pal (voiced by Jenny Slate) and Keats (Chris Pratt) in The Electric State. ™/© 2024 Netflix. Used with permission

La questione più dirimente e delicata di The Electric State riguarda inevitabilmente i robot: si percepisce, infatti, lo sforzo di rendere iconici i personaggi meccanizzati che costellano il film, sfruttando dei design sicuramente d’impatto. Un immaginario originale fatto di bulloni, molle, metallo colorato e proporzioni fantasiose che si ispira al mondo delle mascotte tanto popolare negli USA. In alcuni casi il risultato è anche ben riuscito, pensiamo ad esempio alla spalla del personaggio di Pratt, Herman (doppiato in originale dal nuovo Captain America Anthony Mackie), che ci regala i momenti più divertenti e memorabili del film, grazie alla sua composizione modulare che ne fa cambiare le dimensioni.

È chiaro fin da subito che gli autori simpatizzano per questi personaggi, creando un esplicito riferimento a tutte le popolazioni vessate della storia. Ciò che manca è una giustificazione, seppur minima, che ci porti a pensare che queste macchine meritino davvero di essere considerate al pari delle persone. Perché un robot costruito per spazzare a terra dovrebbe essere dotato di un’intelligenza tale da permettergli di cimentarsi in ragionamenti complessi, provare emozioni e, addirittura, avere un proprio carattere? Sarebbe stato facile giustificarlo, ma gli autori preferiscono darlo per scontato, puntando sull’inevitabile empatia che si prova nei confronti di queste simpatiche macchine vagamente antropomorfe. La soluzione migliore per godersi il film, dunque, è fare lo stesso, senza porsi questioni a cui non verranno date risposte.

The Electric State si configura come un film confezionato alla perfezione per intrigare il grande pubblico, a partire dal tentativo sempre efficace di mitizzare gli anni ’90, periodo da cui provengono gran parte degli abbonati di Netflix. Oltre ai nomi altisonanti dei Russo, di Millie Bobby Brown, Chris Pratt e degli altri comprimari tra cui ricordiamo Ke Huy Quan e Giancarlo Esposito, il film offre il solito pacchetto fatto di avventura, azione e commedia, provando sul finale una virata epica (con celebri canzoni pop annesse), che funziona più nel trailer che nell’effettiva resa cinematografica. Un costosissimo (il budget si aggira intorno ai 320 milioni di dollari) calderone di spunti e idee, che piacerà ai giovani e giovanissimi, ma che difficilmente riuscirà a emozionare davvero.  Al netto di una messa in scena spettacolare e di alcuni momenti riusciti, ciò di cui si sente la mancanza è un punto di vista forte, un focus che permetta di concentrarsi su un tema specifico, valorizzando e non disperdendo le sue grandi potenzialità. A volte, infatti, piuttosto che dare tante risposte, basterebbe fare le giuste domande.

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14 Marzo 2025

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