The Captive, pedofilia e informatica secondo Egoyan

Il regista canadese in concorso a Cannes con The Captive, storia di una ragazzina rapita e del suo carceriere, di due genitori distrutti dal dolore e di due agenti che lottano contro la pedofilia web


CANNES – La pedofilia diventa ipertecnologica – con siti internet inespugnabili e microcamere piazzate a spiare i genitori delle vittime come in un reality – nel thriller The Captive del regista canadese Atom Egoyan, in concorso a Cannes. Una storia, girata nelle nevi dell’Ontario, che riporta l’autore di Exotica e Il dolce domani ai temi a lui più cari, quelli dell’infanzia violata e della lotta per la verità. Protagonista di questa vicenda decisamente troppo macchinosa è Matthew (Ryan Reynolds), un vivaista a cui hanno rapito la figlia Cassandra di 9 anni (Alexia Fast), campionessa di pattinaggio dai lunghi capelli biondi, mentre lui era entrato un attimo a comprare una torta di ciliegie e rabarbaro per cena. Ma la polizia stenta a credergli, anche perché ha precedenti penali ed è pieno di debiti (potrebbe aver venduto la piccola a qualche organizzazione), mentre la moglie Tina (Mireille Enos) finisce per dargli tutta la colpa di questa sparizione che pesa come un macigno sulla coppia. Passano otto anni e il film ci porta avanti e indietro nel tempo, intrecciando alla tragedia dei genitori quella di Cassandra e del suo rapporto con l’orco, oltre che quella dei detective della squadra anti-pedopronografia: Nicole (Rosario Dawson) è il capo – ha un passato da bambina di strada che ancora fa male – mentre Jeffrey (Scott Speedman) è l’agente che spesso si fa prendere la mano dalla foga accusatoria.

“Sono stato spinto a fare questo film da un fatto di cronaca accaduto in Canada, la sparizione di un giovane in un parco. Nella mia zona vedo spesso le foto di ragazzi scomparsi. La cosa che più mi ha impressionato è che a distanza di tempo ci sono ancora gli appelli dei genitori dappertutto. E’ un dolore che non passa”, dice il regista. Che si sofferma anche sul tema della comunicazione web: “Il fatto che nel mio film ci sia gente interessata a seguire il dolore dei genitori dei piccoli rapiti mi affascina e mi spaventa. Eppure non sembra una cosa impossibile, oramai viviamo un mondo assurdo”. Insomma, non sembra poi così strano che nel film la giovane Cassandra sia costretta a guardare la vita della mamma 24 ore su 24 e commentarne i momenti più dolorosi per divertire il carceriere, che la usa anche come esca per attrarre nuove giovani vittime in chat.

Interviene Rosario Dawson: “Non c’è polizia al mondo che possa proteggere da certi fenomeni su internet. Si trovano lì veri e propri predatori e ho sempre una grande ammirazione per chi fa questo lavoro di prevenzione”. E Ryan Reynolds, sex symbol che sta cercando di cambiare registro con ruoli più seri come quello in Buried-Sepolto dove recitava per 90 minuti chiuso in una bara: “Quando ho letto la sceneggiatura sono stato colpito dal ritratto di questa coppia allontanata dal dolore, anche se non perdono del tutto la speranza. Nonostante si amino, questi genitori non riescono più a stare insieme nella stessa stanza, non divorziano ma allo stesso tempo non sanno portare avanti la loro relazione di fronte alla tragedia che li ha investiti”.

16 Maggio 2014

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