“Non è la nostra tribù”. Frase chiave di Tesnota, audace opera prima di Kantemir Balagov dal 1° agosto al cinema con Movies Inspired, dopo essere stata a Cannes nel 2017, un film che picchia duro nel metterci a contatto con le pulsioni arcaiche di un mondo che si riscopre tribale e forse non ha mai smesso di esserlo. Un film che, nonostante la forte dimensione sociale e storica, ha anche al centro un personaggio femminile forte e indimenticabile, grazie alla scrittura e all’interprete, la giovane Darya Zhovner, al debutto nel lungometraggio dopo gli studi alla scuola del Teatro d’arte di Mosca.
Siamo a Nalchik, nel Caucaso del Nord, nella Repubblica di Cabardino Balcaria, l’anno è il 1998, un anno legato al secondo conflitto ceceno. La regione è segnata da forti divisioni e gli echi della guerra vicina si fanno concreti e agghiaccianti quando un gruppo di ragazzi guarda un video in cui i miliziani ceceni sgozzano due prigionieri che implorano invano di vivere.
Piccola protagonista di questa grande Storia è la ventenne Ilana (Darya Zhovner appunto), che non ama vestirsi da ragazza, indossa tutto il tempo una salopette e un maglione sdrucito, e preferisce lavorare nel garage del padre come meccanico tentando di sfuggire al potere di una madre neanche tanto velatamente ostile. La sua è una famiglia di ebrei, minoranza attorniata dai musulmani cabardi, questi ultimi preferiscono non parlare il russo e non vedono di buon occhio le altre etnie in un contesto povero e segnato da costanti flussi di migrazione verso Mosca, San Pietroburgo o gli Stati Uniti. Ilana ha un fratello, David, che sta per sposarsi, anzi il film, che parte su Ilana intenta a riparare una macchina, ci immerge subito dopo in una prima lunga scena per la festa di fidanzamento di David. Ma la sera stessa lui e la sua promessa sposa vengono rapiti con una richiesta di riscatto che fa esplodere tutte le contraddizioni, già presenti sottotraccia, del rapporto tra l’indipendente Ilana e la sua famiglia, anzi la sua tribù. Lei frequenta un ragazzo cabardo più o meno di nascosto ed è stufa di fuggire, di spostarsi, non è disposta a sacrificare se stessa per salvare il fratello, mentre la madre evidentemente è pronta a immolarla.
Anziché rivolgersi alla polizia, la comunità ebraica cerca di raccogliere i soldi del riscatto ma il denaro non è sufficiente e c’è anche chi è pronto a sfruttare la situazione per fare affari. Insomma, il nucleo sarà sottoposto a forti tensioni e infine posto di fronte a una scelta senza vie d’uscita che coinvolge il futuro di Ilana. Figura chiave è la madre, con il suo amore soffocante e distruttivo come l’abbraccio di un boa constrictor.
Il formato 4:3 conferisce alla narrazione quel senso di chiusura, trasmesso anche dal titolo (Tesnota vuol dire appunto Closeness). “La parola chiave mentre dirigevo – spiega il regista – era costrizione, volevo che il pubblico lo sentisse, tanto nella composizione e nell’inquadratura come nella luce, nei colori e nel suono. Volevo che la camera si agitasse, a volte, come se si stesse innervosendo, senza chiedermi se fosse bello o no. E per il suono sono un fiero sostenitore della presa diretta”.
Per quanto riguarda il video delle esecuzioni, Balagov racconta: “E’ un video che io e i miei amici abbiamo avuto per le mani quando avevamo circa 12/13 anni. E’ stata la prima volta che mi sono confrontato con la morte, che ho visto qualcuno morire lentamente. Eravamo come ipnotizzati, incollati a quelle immagini girate allora, nel 1998, in un villaggio del Daghestan. Non eravamo alimentati da sentimenti antirussi, non abbiamo provato alcun piacere, ma non riuscivamo a distogliere gli occhi. Le reazioni dei personaggi quando guardano il nastro sono modellate sulle reazioni mie e dei miei amici”.
Balagov, classe 1991, ha studiato alla scuola di Aleksandr Sokurov alla Kabardino-Balkarian State University e ha diretto diversi corti e documentari. Tesnota, Premio Fipresci al Festival di Cannes 2017 e segnalato come Film della Critica dal Sncci, mette in luce il suo indubbio talento di cui certamente sentiremo ancora parlare.
Nei cinema italiani dal 27 novembre, il nuovo classico Disney prosegue la storia di Vaiana e Maui tra divinità marine e isole perdute
In sala dal 25 al 27 novembre con Lucky Red, il documentario di Kaku Arakawa svela il dietro le quinte della creazione de 'Il ragazzo e l'airone". Un regalo ai fan del maestro dell'animazione giapponese
Basato sul romanzo bestseller di Gregory Maguire, è al cinema uno dei musical più amati di sempre
Intervista a Arianna Craviotto, Gigi & Ross e Sissi. Il film d'animazione è dal d22 novembre su Netflix