Una storia d’amore semplice tra due persone “invisibili” in un mondo in rapida trasformazione. Un amore in qualche modo esemplare fatto di protezione reciproca, di cura delicata, di gesti elementari come riscaldarsi e nutrirsi a vicenda. Ma anche un’ode atemporale alla cultura contadina con i suoi tempi e ritmi legati al procedere delle stagioni e dei raccolti, tempi che sembrano inconciliabili con la società contemporanea basata sulla performance e sulla velocità della produzione e del consumo. Con sullo sfondo la lezione di un autore come Zhang Yimou e opere come Sorgo rosso o Storia di Qiu Ju.
Apprezzato in numerosi festival, dalla Berlinale, dov’era in concorso lo scorso anno, al Far East Film di Udine al Tertio Millennio, Return to Dust, che da noi esce con il titolo Terra e polvere dal 30 marzo con Tucker Film, è l’ennesima prova del talento di Li Ruijun, autore cinese quarantenne che ama lavorare con non professionisti, a volte suoi parenti e amici, ed è tornato qui nel territorio che conosce meglio, il suo villaggio natale Gaotai nel Gansue. In questo caso uno dei due protagonisti è suo zio, Wu Renlin, un vero contadino, che affianca in modo impeccabile Hai Qing, attrice di grande esperienza: ma la differenza nella recitazione e nell’impostazione dei due interpreti non si percepisce neanche per un attimo.
Youtie e Guiying sono un uomo e una donna non più giovanissimi e totalmente soli. Lui è tanto povero che deve vendere il suo sangue per arrotondare, lei è affetta da un handicap fisico e da una forma di incontinenza, si fa la pipì addosso come una bambina, il che diventa oggetto di prese in giro nel villaggio. Vengono uniti in un matrimonio combinato dai parenti, cinicamente desiderosi di toglierseli dai piedi. Ma l’incontro improbabile diventa unione eterna tra due anime, legame solido, fatto di gesti di affetto, condivisione del duro lavoro dei campi e della lotta contro le intemperie, attraverso piccoli segni di vicinanza e un contatto fisico pieno di pudore.
Il contesto non è accogliente – è in atto un processo di ‘modernizzazione’ per cui le casupole dei contadini, faticosamente costruite mattone dopo mattone, vengono distrutte in un batter d’occhio a colpi di ruspa per lasciar spazio alla speculazione edilizia – ma accogliente è l’atteggiamento reciproco della coppia. Li Ruijun ci racconta questi due personaggi, degni di un grande romanzo epico, osservandoli con rispetto e comprensione profonda e facendoceli progressivamente amare sempre di più – mentre anche il loro amore matura e fiorisce – in un film che, nella durata di oltre due ore, ci trasporta nella verità della vita rurale osservata con un sentimento che è già nostalgia. Come se questi fossero gli ultimi istanti per coglierne tutta la poesia mentre svanisce.
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