BERLINO – Paolo e Vittorio Taviani sono tornati a Berlino: le voci su un premio per il loro Cesare deve morire sono dunque confermate. Ora resta solo da sapere se si tratterà dell’Orso d’oro oppure di un riconoscimento per la regia o per gli attori (tutti detenuti del carcere di Rebibbia). Intanto la Berlinale ha già distillato i primi premi di questa edizione particolarmente ricca di star, che ha visto sfilare le dive Meryl Streep e Angelina Jolie, ma anche Isabelle Huppert, Christian Bale, Billy Bob Thornton, Clive Owen, Javier Bardem, Robert Pattinson e Christina Ricci.
Ad esempio il premio Generation 14 Plus, che ha incoronato il turco Night of Silence di Reis Çelik, storia di un’insolita prima notte di nozze (combinate) tra un uomo maturo e una ragazzina, che ha convinto la giuria perché l’ha coinvolta “nelle emozioni di due persone imprigionate dalle tradizioni familiari, che non lasciano loro alcun margine di scelta”. La menzione speciale è andata allo svedese The Crown Jewels di Ella Lemhagen, in cui “amicizia, amore, famiglia, il gap tra poveri e ricchi, la disabilità e la malattia sono solo alcuni dei temi che scorrono in tutta naturalezza in questo film ricco di livelli e letture”, come ha sottolineato la giuria. I cortometraggi migliori di Generation 14 Plus sono stati invece Meathead di Sam Holst (Nuova Zelanda) e 663114 di Isamu Hirabayashi (Giappone), mentre i giurati FIPRESCI (la Federazione Internazionale dei Critici Cinematografici) hanno scelto il portoghese Tabu di Miguel Gomes in ballo anche per uno dei riconoscimenti ufficiali del concorso L’age Atomique della francese Héléna Koltz in Panorama e, in Forum, Hemel dell’olandese Sacha Polak.
Alla Berlinale si assegnano tradizionalmente anche una serie di premi “tematici”, come l’ormai celeberrimo Teddy Award, che vuole puntare l’attenzione sui migliori titoli di argomento gay o GLBT. Quest’anno il “film Teddy”, premiato ieri sera con una grande festa all’ex-aeroporto di Tempelhof, è Keep the Lights On di Ira Sachs, storia di un grande amore nato dalla fame di sesso, titolo americano visto in Panorama. I migliori documentari sul tema sono invece il parigino Jaurés di Vincent Dieutre (Forum) e Call Me Kuchu di Malika Zouhali-Worrall, Katherine Fairfax Wright, ambientato in Uganda, mentre il miglior corto è il peruviano Loxoro di Claudia Llosa. Il riconoscimento “Peace Prize” se l’è aggiudicato Just The Wind di Bence Fliegauf, basato sulla vera serie di omicidi di Rom in Ungheria, mentre My Brother The Devil di Sally El Hosaini e Dollhouse (Menzione speciale) hanno avuto l’Europa Cinema Labels.
Questa sera alla premiazione ufficiale che svelerà le scelte della giuria presieduta da Mike Leigh sono attesi 1.600 ospiti, tra anche alcuni politici tedeschi (in questi giorni difficili che hanno visto le dimissioni del presidente della Repubblica). Il momento finale di un festival che ha registrato 300mila biglietti venduti al pubblico.
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