VENEZIA – “Ci piaceva l’idea di due persone che provengono da due posti diversi del mondo e che il caso porta a sfiorarsi, a far nascere qualcosa oppure niente. Qualcosa che accade ma forse non accade, perché mi piace il cinema di sottrazione, di cose che non si dicono, che non si vedono per dare più forza a quello che c’è sotto. È un ulteriore passo verso la mia idea di cinema”. Dopo il successo di Giulia, Ciro De Caro torna alla Mostra del Cinema di Venezia, in concorso alla 21ma edizione delle Giornate degli Autori, con Taxi Monamour, in cui collabora per la seconda volta consecutiva con Rosa Palasciano, ancora una volta co-sceneggiatrice e protagonista.
Il film mette in scena “due solitudini che si incontrano”: da una parte Anna, giovane donna della borghesia romana che sembra completamente spaesata, incapace di vivere a pieno una relazione, di tenersi un posto di lavoro e, addirittura, di rivelare a chicchessia di essersi ammalata; dall’altra c’è Nadiya, una ragazza ucraina che vive con gli zii in Italia, ma che vuole tornare in Patria, nonostante non ci sia nessuno lì ad aspettarla se non guerra e distruzione. Il loro incontro fortuito dà vita a una specie di goffa amicizia, forse qualcosa in più, che le porterà a condividere momenti preziosi, per quanto brevi.
“È stato facile lavorare sulla chimica, perché ci siamo incontrate e subito ci siamo trovate come attrici e come persone, prima di tutto. – dichiara Rosa Palasciano – Era quello che stavamo cercando: l’incontro tra due persone che non hanno apparentemente nulla in comune. Sicuramente hanno dei problemi che le portano ad essere sole, questa cosa le accomuna e le fa stare bene anche in silenzio. Il mio personaggio gioca a essere estroverso perché cerca uno spazio per entrare nell’intimità”.
“Il mio personaggio mette tantissimi muri, è una fortuna enorme per lei il fatto di incontrare Anna, che spinge così tanto che i muri iniziano a cadere. – spiega Yeva Sai, attrice ucraina che interpreta Nadiya – So cosa si prova perché anche io sono stata molto fortunata a trovare una persona così. È molto difficile trovarti in un altro Paese, scappare dalla guerra senza sapere chi incontrerai. Sei come un bambino: non parli la lingua, non sai come funzionano le cose. Sono grata a questo mio amico che ha saputo capire questo dolore e questa solitudine”.
In uscita nelle sale dal 4 settembre distribuito da Adler Entertainment, Taxi Monamour (il titolo gioca sul modo in cui le protagoniste si incontrano) è una naturale evoluzione del film precedente di Ciro De Caro. La continuità tra le due opere è palese, sia da un punto di vista stilistico che contenutistico. “La mia idea era quella di potere rendere lo spettatore qualcuno che sta lì, in quel momento, ad osservare quello che accade. – rivela il regista – Esattamente come io lo osservavo. Cerco di mettere tuti nelle condizioni di trovare una verità. Nel cinema si cerca la perfezione di un momento ripetibile, io cerco la verità di un momento unico, che magari accade al 26° ciak. Ho cercato di rendere quell’incontro qualcosa di delicato, non volevo che ci fosse un momento in cui dici: ecco, ora sono diventate amiche. Doveva arrivare piano piano. Io stesso non so quando accade”.
Ci sono poi i personaggi interpretati da Rosa Palasciano, Giulia e Anna, che, al netto delle inevitabili differenze, condividono un simile approccio alla vita. “Sono entrambe molto sole – spiega l’attrice – per noi è un punto di partenza. È la solitudine di questa epoca: non riuscire ad avere una comunicazione aperta e continuativa. Per Giulia è facile esplorare la libertà perché è veramente sola, mentre Anna ha una famiglia borghese. Non riesce a liberarsi della formalità della vita e delle sue abitudini. Anna è fatta di dettagli e, soprattutto, di questo incontro, dove scopre qualcosa di sé stessa, qualcosa che aveva sempre negato. Ovvero di provare attrazione verso un’altra donna, anche romanticamente. Per lei Nadiya è un’eroina, un esempio. Si ispira a lei e, forse, si innamora”.
Con la sua linearità, il suo naturalismo che emerge in ogni aspetto – dalla scrittura alla messa in scena, passando per la recitazione – Taxi Monamour rappresenta un modo fresco di fare cinema indipendente con un occhio anche al pubblico, che potrà apprezzare questo storia dolceamara fatta di incontri del tutto simili a quelli che accadono, quotidianamente, anche nelle nostre vite.
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