Tarantino: “Sono incorruttibile, non favorirei neanche mia madre”


VENEZIA – “Analizzare i film altrui al microscopio: entrare nei sogni di qualcun altro e dimenticarsi dei propri per un po’”. E’ questa la filosofia con cui Quentin Tarantino intende affrontare l’incarico di presidente di giuria alla 67/a edizione della Mostra del Cinema di Venezia. D’accordo con lui è anche Gabriele Salvatores, chiamato a giudicare i 24 film in concorso assieme allo sceneggiatore e regista Guillermo Arriaga, all’attrice lituana Ingeborga Dapkūnaitė, al cineasta Arnaud Desplechin, al compositore Danny Elfman e al film maker Luca Guadagnino. Rilassato e divertito, il regista di Bastardi senza gloria ha monopolizzato attenzione e domande nella consueta conferenza stampa che la Biennale dedica alla giura nel primo giorno del festival.

L’occasione è perfetta anche per precisare che lui non ha mai detto che il cinema italiano contemporaneo “fa schifo”, come pareva aver affermato un paio di anni fa. Quella è stata solo una frase attribuitagli in maniera impropria. Lui del cinema nostrano apprezza sempre “la passione e la fattura artigianale”. Molto diplomatico, forse troppo, sul caso Jafar Panahi. Quando, puntuale, arriva una domanda sull’assenza del cineasta iraniano, Tarantino si limita a dire che non vuole “fare affermazioni politiche” e il resto dei suoi compagni di lavoro segue il suo esempio. Insomma sono tutti dispiaciuti che lui non ci sia, ma l’assenza era una cosa già nota, visto il protrarsi del processo a suo carico in Iran, quindi la Biennale non lo ha mai veramente aspettato. “Quanto a quello che succede nel Paese – interviene altrettanto diplomaticamente il direttore Mueller – il festival rende nota la sua posizione attraverso le opere che proietta, come ha fatto anche lo scorso anno con Donne senza uomini di Shirin Neshat“.

Archiviate questioni potenzialmente spinose, si torna a parlare del modo in cui si analizzeranno i film in concorso. Tarantino fuga subito ogni dubbio: “Ho molte amicizie tra le opere in gara (tra cui Sofia Coppola con cui il regista ha avuto una relazione) ma la mia integrità è ben nota: le pellicole vengono prima di tutto. Se mia madre facesse un film e fosse brutto non avrei rimorsi a penalizzarlo. Qui contano solo le storie, non chi le fa. Sono pronto a prendere sul serio ogni singolo film. Sulla carta questa è una delle selezioni più eclettiche che io abbia mai visto e sono ansioso di cominciare”.

Cinefilo e grande divoratore di film, Tarantino ha già presieduto una giuria prestigiosa, quella di Cannes 2004 che assegnò la Palma d’oro a Fahrenheit 9/11 di Michael Moore. Ma nonostante quell’esperienza continua a dire di non sapere bene cosa debba aspettarsi: “Sono curioso. A volte faccio dei festival casalinghi: mi prendo un sacco di dvd di paesi e autori che non conosco e faccio annotazioni, recensioni e una lista di preferenze. Ultimamente arriva sempre primo un film di Tom Tykwer. Glielo dirò quando lo vedo”.

01 Settembre 2010

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