Russia 2022. Mentre la guerra sconvolge il mondo, uno dei primi gesti di Putin è la chiusura, il 4 marzo, dell’unica televisione indipendente russa: “Dozhd TV – Il canale dell’ottimismo”, un’isola di libertà politica e di attenzione ai diritti civili, l’ultima rimasta a dare voce alle minoranze, nota come Rain TV. Dozhd infatti significa pioggia.
Tango con Putin, in uscita il 3 novembre con Distributori dal Basso, è un potente instant-movie racconta l’ascesa e il declino di questa emittente e della coraggiosa giornalista che l’ha creata e amministrata: Natasha Sindeeva.
Natasha fonda la tv nel 2008, a 35 anni, in cerca di fama e visibilità. Accanto a lei una squadra di giornalisti giovani ed entusiasti, tra cui Vera Krichevskaya, regista del documentario. Insieme, si troveranno presto a combattere una guerra tra verità e propaganda e Natasha perderà i suoi soldi. Suo malgrado, la sua “creatura” diventerà l’unica voce libera nella Russia di Putin. Quando la televisione compie dieci anni, è costretta a chiudere. Poi riaprirà e chiuderà ancora, in una storia che non sembra finire.
E’ un importante documento, che mostra le contraddizioni e la censura del governo russo.
Media e libertà di parola, temi importanti, trattati ad esempio anche da NO! I giorni dell’arcobaleno di Pablo Larraìn, ambientato nel Cile di Pinochet.
Tango con Putin presenta il racconto in presa diretta di Krichevskaya, regista e testimone delle scelte controcorrente, ambiziose, coraggiose della sua editrice: “Sono stata la seconda persona a entrare in redazione, piena di ottimismo e ingenuità, come Natasha, la protagonista – dice – Lei è riuscita a crederci fino al 2019, mentre io avevo già perso tutto lo slancio. La chiusura dell’emittente e del nostro sogno di una televisione indipendente in Russia sarebbe stata il cuore del film. Ma come sempre nei documentari, non si sa mai come va a finire. Tango con Putin è un percorso di vita, mio e di Natasha, la protagonista principale del film. È il percorso di tutti noi in questa piccola ma forte emittente indipendente nella Russia di Putin. È anche il passaggio del Paese da uno stato di semi-libertà al completo isolamento. Per me, è una storia di giornalisti che hanno rispetto per se stessi, una comprensione della loro professione e la fede che la Russia sarà libera un giorno. E’ un mosaico dei nostri destini e delle nostre vite, dei molteplici fallimenti e delle rinascite, sia dentro che fuori la macchina da presa. Spero di poter raccontare una storia di giornalismo indipendente. Ci sono stati due elementi importati che mi hanno coinvolto sempre di più nella storia. Il primo è l’arco del Paese, la Russia. Nel 2008, ho trovato i miei personaggi pieni di ottimismo e di progetti per il loro futuro. Erano padroni della loro vita. Il cambiamento del Paese e il cambiamento dell’arco della Russia hanno iniziato a cambiare anche i personaggi. Passo dopo passo, persone che non avevano mai votato alle elezioni, che erano estremamente apolitiche, hanno iniziato a capire che stavano perdendo le loro vite, le loro opportunità, i loro progetti e i loro sogni. In un momento incontriamo i nostri personaggi a un comizio, e poi li vediamo dietro le sbarre. Il cambiamento del Paese dà forma al cambiamento delle persone, che in un periodo così buio si sono ritrovate forti e motivate. Credo che questo film possa trasmettere la bellezza dei valori e dei principi di questa professione. La missione del giornalismo è mostrare l’ingiustizia: voglio che il pubblico se ne renda conto”.
Nel 2022 Sindeeva è costretta a scappare dalla Russia e riapre Dozhd TV, tra mille peripezie legate alla censura imposta dal governo russo, per continuare a vivere e informare il pubblico dalla Lituania, tramite il proprio canaleYouTube.
Il documentario, con il titolo originale e parecchio più emblematico di F@ck this job, è stato presentato la prima volta in Italia, a Cinemazero, proprio all’indomani della chiusura definitiva in Russia di Dozhd TV nel 2022, al Pordenone Docs Fest – Le voci del documentario, davanti a un pubblico partecipe e commosso.
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