Sulle tracce dei migranti

Nel libro “Cinema e autori sulle tracce delle migrazioni” gli autori Andrea Corrado e Igor Mariottini indagano il cinema italiano che ha raccontato l'emigrazione e l'immigrazione


In copertina c’è l’immagine di Nuovomondo di Emanuele Crialese, uno dei rari film che in anni recenti narra il nostro passato di emigranti. Il libro “Cinema e autori sulle tracce delle migrazioni” di Andrea Corrado e Igor Mariottini con prefazione di Gianni Canova – pubblicato da Ediesse nella collana ‘Cinema e lavoro’ – è stato presentato a Roma, alla Scuola di cinema documentario ‘Cesare Zavattini’, nel corso di un incontro condotto dalla giornalista Gabriella Gallozzi e con gli interventi di Laura Delli Colli, presidente del Sngci, Franco Montini, presidente del Sncci e della regista Costanza Quatriglio.

Cinema e migrazioni sono apparsi in Italia più o meno nello stesso periodo, nei primi anni del Novecento. Da allora, storie e immagini di migranti hanno attraversato il cinema italiano in un rapporto spesso discontinuo, a volte controverso, ma sempre ricco.
Gli autori del volume effettuano un’approfondita ricognizione cronologica sul cinema italiano che ha raccontato prima gli italiani in fuga dalla miseria verso l’estero (1929-1943), poi gli esordi interni da Sud a Nord (dal dopoguerra agli anni ’80); e infine la presenza dei cittadini stranieri in Italia (il cinema degli ultimi 30 anni).
Si comincia con L’emigrante di Febo Mari, film muto del 1915 che ha per protagonista Antonio che parte alla volta dell’America del Sud in cerca di lavoro, lo trova come manovale ma rimane vittima di un incidente in cantiere che lo  rende inabile. E si arriva al documentario di Andrea Segre e Stefano Liberti Mare chiuso del 2012, che documenta la drammatica vicenda dei migranti africani che tra maggio 2009 e settembre 2010 vennero intercettati nelle acque del Mediterraneo e respinti in Libia dalla Marina e dalla Polizia italiana.

In mezzo il libro propone anche una parte dedicata alla rappresentazione dei migranti nella commedia. “Abbiamo scoperto che a questo genere fa riferimento gran parte dei 129 titoli che affrontano il tema. In particolare due film voglio ricordare – dice uno dei due autori Igor Mariottini -: Pane e cioccolata, girato da Franco Brusati  nel 1973 con protagonista Nino Manfredi, che contiene tutti i topoi della commedia cinematografica sull’emigrazione. E ancora Due milioni per un sorriso, film diretto da Carlo Borghesio e Mario Soldati nel 1939 sul ritorno di un vecchio emigrante in patria che prende coscienza che il paese lasciato anni prima è ormai cambiato e un amore giovanile è scomparso”.

Andrea Corrado sottolinea le difficoltà nel reperire i numerosi film citati nel libro e soprattutto sottolinea che, in un’Italia diventata da tempo paese d’immigrazione, è il momento di “un cinema che raccolga ed esprima anche gli sguardi di chi l’esperienza migratoria l’ha fatta e non la riferisce di seconda mano. Come spesso già fa il cosiddetto cinema del reale”.
Insomma come accaduto in altre cinematografie europee, si pensi al cinema ‘beur’ in Francia o alla commedia multietnica britannica, è necessario dare spazio a nuovi sguardi, quelli degli immigrati e dei loro figli. E in Italia c’è da colmare un grande ritardo. Si pensi che a quel filone è riconducibile solo un film: il drammatico Io, l’altro del regista tunisino Moshen Melliti, realizzato nel 2007 e prodotto da Raoul Bova.

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06 Dicembre 2013

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