E’ intitolato ‘Il Cardinale’ il sogno che Fellini fa il 15 aprile 1961. “In un ambiente oscuro a stento rischiarato da ceri il cardinale Montini fissa il buio con i suoi occhi di ghiaccio. Decido di affrontarlo. – Eminenza, ha fiducia in me? – Nessuna – mi risponde secco come una frustata…”. Spiegazione: i gesuiti milanesi del San Fedele avevano difeso in una loro rivista La dolce vita. L’allora arcivescovo di Milano, monsignor Montini, in seguito Papa Paolo VI, punì severamente questa espressione di consenso. Sentendosi un po’ colpevole, per tentare una difesa dei gesuiti Fellini chiese un incontro con monsignor Montini. Racconta Fellini: “Montini non pronunciò una sola parola, mi ascoltò senza guardarmi in faccia. Alla fine disse: – Pregherò perché Dio la illumini – e basta”.
Quello appena raccontato è uno dei tanti sogni che il grande regista su consiglio di Ernst Bernhard, fondatore del movimento junghiano in Italia, dal 1960 fino al 1990, quasi quotidianamente, cominciò a registrare con disegni, appunti, commenti, utilizzando inchiostri di china e pennarelli. Il prezioso e raffinato “Libro dei sogni”, dopo la prima uscita di 15 anni fa, spiega Sergio Toffetti presentandolo alla Casa del Cinema di Roma, torna con un ricco apparato filologico in una nuova edizione per la Rizzoli al costo di 80 euro. “Il libro dei sogni” – l’originale è di proprietà del Comune di Rimini che provvede a custodirlo – esce in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia, il Museo del Cinema di Torino e la Cineteca di Bologna e ne sono curatori Felice Laudadio, Sergio Toffetti, Gian Luca Farinelli.
Si tratta di un’opera straordinaria e raffinata che ci immerge nella creatività di Fellini, in quella che è spesso la primissima elaborazione di idee che confluiranno poi nei film. Si compone innanzitutto di due quaderni in sé completi, di un terzo meno organico e manca forse un quarto quaderno, per il periodo tra il ’68 e il ’74, andato perso durante un trasloco o perché prestato ad alcuni psicoanalisti americani che non lo restituirono. Capolavoro d’arte dell’illustrazione il volume si presenta come un “catalogo” del “Pianeta Fellinia”, per usare una definizione di Gian Piero Brunetta. Soprattutto è una sorta di “archivio generale” della vita di Fellini, sia di quella interiore, sia dei suoi punti di vista su un mondo fatto di storie, personaggi, vicende personali, amori e idiosincrasia di un mestiere, che per Fellini coincide con la vita stessa.
Toffetti spiega come sia stato ridisegnato il progetto editoriale mantenendo i due testi di allora di Vincenzo Mollica e Tullio Kezich, con l’aggiunta degli interventi dello storico e critico del cinema Gian Piero Brunetta, dello scrittore e giornalista Filippo Ceccarelli, della psicoanalista Simona Argentieri, del disegnatore Milo Manara. Toffetti si è occupato dei soggetti scritti e mai realizzati da Fellini per l’industria alimentare Barilla. “Quello del Libro dei sogni – dice Toffetti – è un mondo colorato e pieno che riempie le pagine e che richiama il fumetto traboccante e carico di Jacovitti”.
Intervenendo alla presentazione la psicoanalista Argentieri ricorda con grande rimpianto il mancato incontro con il regista. “Milena Vukotic e Tullio Kezich si erano adoperati perché ci conoscessimo ma il colloquio venne più volte rimandato finché fu troppo tardi. Chissà, forse non ci saremmo piaciuti. So di sue sedute con un collega junghiano trascorse in pizzeria!! Del resto credo che Fellini non volesse essere cambiato, cercava invece altri complici della sua esperienza narrativa e creativa. Così come inseguiva i sogni degli altri per poi utilizzarli, anche se nei suoi film sono pochi i sogni messi in scena e si manifesta una ricca capacità onirica”.
Per il giornalista Ceccarelli la società italiana pullula di personaggi felliniani: da Panzironi, il presunto guru della dieta alimentare di lunga vita, a Barbara D’Urso con il suo salotto, da Paolo Brosio convertito dalla Madonna apparsa durante un’orgia al senatore Razzi vestito da tirolese. “L’Italia di oggi assomiglia molto a quella da lui allora raccontata, restituendo la frattura tra la modernizzazione e il passato arcaico del Paese – sostiene Ceccarelli – Fellini, che era stato contro ogni appartenenza politica, era il più politico dei nostri registi. Non a caso nel ‘Libro dei sogni’ compaiono personaggi come il presidente della Repubblica Giovanni Leone, il leader repubblicano Ugo La Malfa, il missino Giorgio Almirante o l’avvocato Gianni Agnelli”.
Prima dell’incontro alla Casa del Cinema è stato proiettato il film Toby Dammit, episodio firmato da Fellini del film collettivo Tre passi nel delirio (1968). Il restauro dell’episodio è stato realizzato nel 2019 dal Centro Sperimentale di Cinematografia e Istituto Luce Cinecittà.
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