SPELLO – Piove è un film che rassicura la cinematografia italiana presente sul ritorno “al Genere”, quello con una personalità specifica: è stato ‘un caso’, sia per la sua identità nel panorama attuale nostrano, sia per il dibattito che su più fronti ha innescato da quando, alla scorsa Festa del Cinema di Roma – sezione Alice nella Città, è stato presentato.
Il film di Paolo Strippoli, alla sua opera prima in solitaria (dopo A Classic Horror Story con Roberto De Feo), riceve un doppio premio alla XII edizione del Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri: il riconoscimento per il Miglior Montaggio di Marco Spolentini, e quello per i Migliori Effetti Speciali di Giuseppe Squillaci.
Paolo, Everything Everywhere All At Once ha sbancato agli Oscar 2023. Jamie Lee Curtis, Miglior Attrice Non Protagonista, ritirando il Premio l’ha dedicato: ‘a chi ha sostenuto i film di genere, che ho fatto in tutti questi anni, noi, tutti insieme, abbiamo vinto un Oscar!’. Lei, e Piove, rientrate in questa dedica.
Il film non ha vinto perché è un film di genere ma perché è un film perfetto per come rappresenta le istanze contemporanee e perfetto per l’oggi; che poi sia un film di genere mi fa molto piacere, è un film molto divertente, i Daniels sono delle grandi menti: è sicuramente una vittoria di cui dovremmo gioire, poi – se dobbiamo parlare di ‘preferito’ – non era il mio prediletto personale, ma sono felice della vittoria perché è un film folle e quando è uscito nessuno si aspettava arrivasse dove poi è arrivato.
Come sta il genere nel cinema e in particolare nel cinema italiano?
È ancora molto indietro. Sono però molto felice che sia uscito il film di Andrea Di Stefano, L’ultima notte di Amore, che ho amato molto, ma se ne fanno ancora molto pochi di film di genere, le cose non sembrano essere cambiate, ma non potevano cambiare in pochi mesi; io spero ci sia sempre più fiducia, nei confronti degli autori che vogliono fare genere ma nel genere in sé, perché serve in un momento di crisi del cinema italiano, che non è esattamente in salute: serve uno scossone, e tornare a fare un determinato tipo di cinema potrebbe esserlo.
A Classic Horror Story, Piove e… il suo presente è ‘di genere’?
Sto lavorando contemporaneamente a due progetti, uno inevitabilmente partirà prima dell’altro, sono entrambi di genere: portano avanti la strada iniziata con Piove, in cui il genere è filtro per raccontare qualcos’altro, sempre più nascosto dietro i rapporti umani. Sono due film molto eccitanti, pieni di materiale forte, che colpisce. Sono in fase di sviluppo, contiamo di andare sul set nella prima metà dell’anno prossimo.
L’attira l’idea di sperimentare un altro genere, che non sia l’horror? Di cimentarsi in storie che classifichiamo come ‘commedia’ o ‘drammatico’, ma che di solito non hanno poi una personalità così decisa?
Mi piacerebbe, spero di fare anche altro rispetto all’horror in carriera, dev’essere però qualcosa che sento, che mi aiuti a esprimere qualcosa che desidero dire, quello è il mio centro, più del genere. In questo momento sto insistendo sull’horror perché sento che manchi, perché lo amo tanto, perché mi aiuta a dire ciò che voglio dire. Ecco, mi piacciono le storie forti, che sia commedia, drammatico, romance, l’importante è che diventino dei ‘pugni’.
La personalità di certo non manca a tutte le parti e i reparti che hanno permesso Piove, così è per il Montaggio e per gli Effetti Speciali, premiati a Spello.
È una grande felicità: amo e apprezzo questo Festival perché premia i professionisti che lavorano ad un film e non solo registi e attori, riconoscendo che esistano diversi reparti. L’horror, più di altri generi, richiede un lavoro di squadra anche artigianale, in cui sono fondamentali le specificità di ciascuno. Piove è stato un lavoro di fino dei reparti, che di solito vengono premiati meno nei Festival, che appunto tendono a riconoscere le figure un po’ più ‘davanti’ e invece Spello ci insegna e ricorda che un film è fatto da centinaia di persone, ciascuna con un’importanza inimmaginabile per chi è fuori dal mestiere, per cui – invece – bisogna ricordarlo il più possibile.
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