La sfida non è e non sarà facile per i giovani produttori che si confrontano oggi con il mercato. Questa la conclusione del secondo incontro ‘Sinergie’, dopo quello con Rai Cinema, con alcuni distributori promosso dall’Agpc (Associazione giovani produttori indipendenti) alla Casa del Cinema di Roma. Attorno al tavolo Richard Borg, AD di Uip Universal, Andrea Occhipinti, presidente e AD di Lucky Red, Mark Lombardo, AD di Eagle Pictures, Martha Capello e Emanuele Nespeca rispettivamente presidente e vicepresidente di Agpc, e Riccardo Tozzi presidente di Cattleya.
Ed è proprio quest’ultimo a sottolineare la fine del periodo di rinascita del cinema italiano, cominciato negli anni ’90. “Il prodotto nazionale è consumato, non ha più le capacità innovative e di attrazione degli anni scorsi. Anche la commedia è spesso il risultato di un processo produttivo facilone”. Ed è superato per Tozzi l’attuale sistema di windows, che vanno accorciate, se non come regola generale, quantomeno applicabile per il film scelto. Così come va prevista una distribuzione su altre piattaforme: video on demand, pay tv e web. “Ma se vogliamo utilizzare la rete in modo industriale, va risolto con urgenza il fenomeno della pirateria, e l’Agcom deve sottoporre al Parlamento il pacchetto di regole digitali elaborato”.
Richard Borg rincara la dose: in Italia oggi non esiste il mercato che va sviluppato. A dircelo è il consuntivo 2011 con l’8% in meno di presenze e l’11% in meno degli incassi. E il trend negativo prosegue nel 2012: meno 20% di presenze a gennaio e febbraio e meno 14% nelle prime settimane di marzo. “Eppure in passato il cinema era andato sempre in controtendenza rispetto alla crisi economica generale. In questo contesto il pubblico sceglie il film di grande marketing e non prende in alcuna considerazione la produzione media di qualità”. Ancora una volta si ricordano le invidiabili cifre della Francia: 4% in più d’incassi nel 2011 e 215 milioni di presenze in un Paese che ha poco più degli abitanti dell’Italia. Obiettivo immediato è allora per Borg quello di una campagna per convincere i nostri spettatori a ritornare in sala; evitare che il mercato sia saturo di film da ottobre ad aprile e prevedere uscite estive.
Per Andrea Occhipinti il mercato è depresso a causa della pirateria, di un Sud povero di sale, del consumo e della tenitura rapidissima in sala tant’è che l’esito di un film è deciso dal solo week end. E infine a causa dell’assenza di una produzione varia come quella francese e dominata da commedie non esportabili perché basate su volti comici nazionali. E se Borg è favorevole alla cancellazione dell’obbligo a girare i film nazionali in lingua italiana, per rendere così più facile la promozione e la vendita all’estero, Occhipinti dice ‘sì’ a una deroga ma ‘no’ a una regola generale: “Un film di successo come Quasi amici è girato in francese, quel che più conta è l’idea. E poi gli aiuti dell’Ue arrivano grazie al rispetto dell’eccezione culturale”.
Per Mark Lombardo i giovani produttori devono sperimentare altre piattaforme, come accade negli Usa, oltre il theatrical, anche perché solo il 30% della popolazione italiana va almeno una volta all’anno in sala, il restante 70% comunque consuma cinema ma lo fa gratis. E Lombardo consiglia nel rapporto con le tv che i giovani produttori mantengano i diritti del loro film, cosa che mai avviene.
E alla fine dell’incontro se per i giovani produttori la strada è tutta in salita, altrettanto sembra esserla per Tozzi: “Puoi andare in sala solo con un titolo che ha un grande visibilità. Con film più piccoli come, per esempio, quello con Riccardo Scamarcio che Cattleya ha appena prodotto va forse inventata una strategia d’uscita diversa”. Il film a cui si riferisce Tozzi è Cosimo e Nicole, opera seconda di Francesco Amato. In bocca al lupo al regista.
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