Stefano Consiglio: “La paura mangia ancora l’anima”

Un omaggio a Fassbinder nell'opera prima di finzione dell'affermato documentarista che racconta l'amore tra un giovane marocchino e una donna di sessant'anni


Non piace alla figlia, al vicino di casa, alle colleghe, l’amore di Adriana. Una vedova che sta per compiere sessant’anni e che, nell’ospedale dove lavora come infermiera, conosce Mohamed, immigrato di Tangeri. Tra i due scocca subito la scintilla ed è vero amore, ma il mondo attorno non ci crede e fa di tutto per dividerli. Segna l’esordio nel lungometraggio di finzione per il documentarista Stefano ConsiglioL’amore non perdona, nelle sale il 9 aprile con Parthénos. Ambientato in una città di mare come tante in Italia (il set era Bari), ha come protagonista la bella e intensa Ariane Ascaride, l’attrice di Robert Guédiguian, vincitrice del César per Marius e Jeannette e due volte candidata agli European Film Awards. Accanto a lei Helmi Dridi nel ruolo di un giovane sensibile che si lega immediatamente a questa donna tanto più grande di lui, nonostante il pregiudizio di tutti, specialmente delle rispettive famiglie. Adriana è già nonna e sua figlia – che prova addirittura schifo per questa unione fuori dagli schemi – le impedisce persino di vedere il nipote che lei adora. A disturbare non è solo la grande differenza di età (ma se fosse un sessantenne ad amare una trentenne non sarebbe certo altrettanto scandaloso) ma anche il fatto che Mohamed viene da un paese arabo e addirittura potrebbe essere legato al terrorismo islamico. L’amore non perdona è una coproduzione Bibi Film con la francese Babe Film e con Rai Cinema, in associazione con BNL – Gruppo BNP Paribas, con il contributo del MiBACT – Direzione Generale per il Cinema, il sostegno della Regione Lazio Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo e di Apulia Film Commission, iniziativa co-finanziata dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) dell’UE.  

Vedendo il suo film non si può non pensare al Fassbinder di La paura mangia l’anima.

Ma anche Secondo amore di Douglas Sirk, è una catena di citazioni… Eppure la base di partenza, per me, è stata il mio documentario L’amore e basta, un film sulle coppie omosessuali in giro per l’Italia e l’Europa. Durante i dibattiti molti spettatori mi chiedevano quali altri fossero gli ostacoli alle relazioni di coppia, ed è questa la radice del melodramma, la storia d’amore contrastata e impossibile. Ma poi io sono un grande appassionato di cinema e pensando al melodramma non poteva non venirmi in mente Fassbinder.

Il pregiudizio contro una donna che ama un uomo più giovane è ancora forte, nella nostra società, nonostante i grandi cambiamenti.
C’è il titolo di un racconto di una scrittrice americana strepitosa, Grace Paley, Enormi cambiamenti all’ultimo momento, che per me è una specie di stella polare. I cambiamenti ci sono sempre stati, ma così grandi e così repentini come oggi no. Basti pensare al passaggio dall’immagine degli omosessuali con tanti amori cangianti e trasgressivi che ora chiedono di essere riconosciuti come coppia e di potersi sposare.  

Questa storia d’amore si scontra con due tipi di pregiudizi, oltre a quello della differenza di età, c’è il tema della differenza etnica e religiosa, complicato dalla questione del terrorismo, in una fase in cui il marocchino non è solo lo straniero come poteva essere nel film di Fassbinder, ma è il potenziale terrorista.
La questione del terrorismo per la verità è abbastanza tangenziale, anche se vedendo oggi il film in Francia, dove è uscito da qualche settimana, si sono fatti dei riferimenti all’attentato a Charlie Hebdo. Adriana, in un primo momento, non accetta che la figlia le neghi di poter vivere, ma quando viene posta di fronte alla possibilità che la sua relazione stia mettendo in crisi la carriera del genero, perché un parente di Mohamed è sospettato di terrorismo, lo lascia.

Come spiega l’ostilità della figlia verso questo amore della madre?
Non ce la fa ad accettare la felicità della madre, come un bambino che non ha più i punti di riferimento.

Il film di Fassbinder ha un andamento molto più tragico e cupo, mentre lei sembra voler affermare il diritto alla felicità dei due amanti.
Penso che le persone abbiano diritto alla felicità e sempre più ce ne dimentichiamo. In un altro mio documentario, Il centro, girato in un centro commerciale, chiedevo alle persone: “Le piace la sua vita? Lei è felice?”. Mi dà fiducia spingere le persone a parlare di questo e mi sono reso conto che molti avevano paura della felicità, perché la felicità ti mette in uno stato di libertà che crea un certo timore.

Il titolo ricorda il verso dantesco, Amor ch’a nullo amato amar perdona…
Sì, perché l’amore non ti dà scampo, quando sei amato non puoi in qualche modo non amare, se riesci a liberarti di tutte quelle paure, anche giustificate, che ti immobilizzano e ti fanno morire prima.

Al pregiudizio della società si aggiunge il pregiudizio che lavora in lei e che la rende diffidente e insicura.

Adriana ha paura di come è vista dagli altri e anche che lui la veda come si vede lei, ma l’amore di lui è così potente che alla fine deve cedere.

Perché le donne che hanno relazioni con uomini molto più giovani sono spesso additate dalla società o comunque destano una curiosità morbosa.
Perché un uomo che va con tante donne è un figo e una donna che va con tanti uomini è considerata male? È un pregiudizio sociale che coinvolge anche le stesse donne come se avessero paura della trasgressione. Un regista per cui stravedo, Cassavetes, in tutti i suoi film parla di come uscire dalla norma.

Ariane Ascaride è un’attrice perfetta per questo ruolo. Come è arrivato a lei?
Conoscevo tutti i suoi film con Guédiguian. Mentre stavo immaginando il personaggio, senza avere in testa un’attrice precisa, pensavo che dovesse essere vestita come Ariane Ascaride. E poi mi sono detto: ma perché non lei? Ha un’immagine così luminosa e per questo ruolo così delicato, ci voleva proprio una donna così, né troppo giovane né troppo grande. Soprattutto devi credere che lui si innamori di lei a prima vista.

E Helmi Dridi?
Facevo dei provini a Parigi quando mi è arrivata la sua foto, ma non mi piaceva, aveva la barba un po’ incolta, i capelli lunghi, però quando lui è entrato nella stanza sono rimasto stordito. Era proprio come l’avevo immaginato, con uno sguardo pieno di dolcezza ma molto orgoglioso. Un ragazzo sperduto nel mondo. Il film è un incontro tra due subalterni, lui per motivi religiosi, lei per l’età, che insieme ritrovano la possibilità di vivere una vita piena.

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01 Aprile 2015

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