“Stefania Sandrelli, 60 volte Primavera” recita il manifesto della 23/a edizione di EuropaCinema, la Mostra del cinema europeo che prende il via oggi a Viareggio e che fino al 25 aprile festeggerà l’attrice viareggina nata come la Repubblica nel 1946, il 5 giugno. Come ha confermato il Leone d’oro alla carriera che ha ricevuto l’anno scorso alla Mostra del cinema di Venezia, Stefania Sandrelli da Divorzio all’italiana di Pietro Germi (1961) al recente L’ultimo bacio di Gabriele Muccino ha rappresentato meglio di ogni altra interprete della sua generazione il nostro cinema: attraverso i cambiamenti del costume, l’ex ninfetta ha cambiato continuamente pelle ma è restata sempre se stessa anche dopo essere maturata con disinvolta serenità sino al limite della terza età, conservando la solare allegria e la grazia speciale e misteriosa di eterna adolescente, sempre in bilico tra disincantata svagatezza e determinata concretezza. Il suo istinto infallibile l’ha portata in 45 vitalissimi anni a recitare generosamente sia per grandi maestri che per giovani autori emergenti italiani ed internazionali e ora la sua Viareggio la omaggia attraverso una retrospettiva che comprende 16 degli oltre 100 film da lei interpretati (tra cui il capolavoro Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli, Sedotta e abbandonata di Pietro Germi, Il conformista di Bernardo Bertolucci e C’eravamo tanto amati di Ettore Scola), un incontro con il pubblico e le “Lezioni di cinema” tenute dai registi Scola, von Trotta e Brass.
Che cosa prova ad essere festeggiata nella sua città?
Viareggio per me è un amore e non un ricordo, ci torno sempre volentieri a trovare parenti ed amici. Ogni tanto mi viene la tentazione di restarci per un bel po’ ma poi a Roma ho i miei figli, i miei nipoti, il mio compagno Giovanni Soldati e il mio lavoro a cui non so rinunciare… Naturalmente questa celebrazione mi fa molto piacere anche se confido nella discrezione della mia gente e del direttore di EuropaCinema, Felice Laudadio: qui abbiamo festeggiato i 90 anni di un illustre concittadino come Mario Monicelli e se ha accettato volentieri lui che è un tipo così schivo a maggior ragione non potrò sottrarmi io.
Quali sono i suoi impegni più immediati?
A fine maggio interpreterò insieme a mia figlia Amanda Azione civile, una serie per Canale 5 in sei puntate diretta da Andrea Barzini. Lei è un avvocato penalista madre di una bambina che ritrovatasi nei guai dopo la fuga di suo marito per un crac finanziario è costretta a riprendere la professione e tornare a vivere da sua madre, una donna piuttosto strana e semi-sensitiva con cui ha sempre avuto un rapporto conflittuale. Ogni puntata affronterà altrettanti casi civili con cui Amanda sarà alle prese e anche se i copioni si stanno rivelando solidi e ben strutturati sarà inevitabile per noi portare sul set le dinamiche dei nostri veri rapporti, attingeremo sicuramente a fatti di vita comune da “saccheggiare”… Spero poi di poter debuttare nella regia la prossima primavera con un film scritto da Giacomo Scarpelli che ha come titolo provvisorio L’ultima strega. Racconta la storia vera di una donna vissuta alla corte di Carlo V che rischiò di essere bruciata, Cristina da Pizzano. Rimasta vedova con figli in un’epoca come il 1300 in cui la scrittura era soltanto al maschile si traveste da uomo per accedere a quel mondo artistico a lei precluso diventando una grande poetessa. Vedrei bene anche qui nel ruolo della protagonista Amanda, non perché sia mia figlia ma perché la stimo molto come attrice e la ritengo giusta nel ruolo di una donna a tutto tondo, non solo un’eroina. Pur riservandosi la possibilità di dire la sua in una costruzione comune del personaggio lei mi ha dato piena libertà e mi ha detto che se spuntasse all’orizzonte un’interprete di maggior richiamo si farebbe da parte…
Che bilancio fa dei suoi 60 anni?
Sono stati molto gratificanti, rifarei più o meno tutto, ho vissuto per il mio lavoro, la mia carriera parla da sola, sento di avere lanciato come diceva Pier Paolo Pasolini “il mio corpo nella lotta”. Ho cominciato con gente del calibro di Pietro Germi e Marcello Mastroianni e il set è stato la mia scuola ma se dovessi ricominciare ora, partirei dal teatro a cui mi sono appassionata recitando nei mesi scorsi la commedia brillante francese Un’ora e mezzo di ritardo con Luciano Virgilio per la regia di Piero Maccarinelli.
Rimpianti?
Nessuno in particolare, forse non aver recitato in La ragazza di Bube e Il giardino dei Finzi-Contini, per cui ci furono problemi di produzione. Mi sono sempre messa in gioco interpretando ruoli diversi, ha contato l’istinto ma anche un po’ di incoscienza, non ho mai costruito la mia carriera a tavolino. Se fossi stata una star ne avrei pagato un po’ le conseguenze, ma mi trovo a mio agio in questa carriera bislacca e anomala… Dovendo scegliere tra un film dove si ostenta la bravura o la beltà ho sempre preferito un film corale artisticamente più valido e resto convinta di questo anche oggi. Sono passata da figlia e fidanzata a madre, zia o nonna, mi sono adeguata all’era della fiction ma comunque mi aspetto ancora qualche bel regalo dal cinema italiano anche se soffre come non mai per i tagli al FUS.
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