Premiato “per aver lasciato un segno nel cinema contemporaneo grazie alla sua attività di sceneggiatore, regista e produttore, in cui ha esplorato le zone più solari e quelle più cupe dell’American Dream”, è arrivato al Lido Sylvester Stallone (per la terza volta negli ultimi anni dopo Cop Land e Spy Kids 3-D: Game Over) per ricevere il “Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker Award”, il riconoscimento già assegnato negli anni scorsi a Takeshi Kitano, Abbas Kiarostami e Agnès Varda. Durante la cerimonia di chiusura della Mostra saranno anche proiettate in anteprima mondiale alcune sequenze del nuovo film scritto, diretto e interpretato della 63enne star di Rocky e Rambo intitolato The Expendables e interpretato tra gli altri da Bruce Willis, Arnold Schwarzenegger, Mickey Rourke, Jason Statham, Jet Li e Dolph Lundgren, mentre alle 23 in Sala Volpi sarà presentato Rambo – Director’s Cut, rimontato da Stallone con ulteriori 12 minuti inediti.
Presentato da Marco Mueller (“Non ho mai amato erigere steccati fra il cinema cosiddetto alto e quello basso: Stallone è il re dei cineasti fuori norma e rivendica la sua autonomia dalla macchina hollywoodiana, ecco il perché della scelta”) il popolare Sly ha incontrato la stampa nel pomeriggio dicendo subito che “essere premiato alla Mostra di Venezia è qualcosa che ho sempre sperato diventasse realtà, e ora che è accaduto, devo dire che è valsa la pena aspettare”. A proposito di The Expendables – il titolo proviene da una battuta di Rambo 2 dove una donna chiede all’eroe “perché fai quello che fai, sei spendibile?” – ha spiegato che “si tratta di un film che viene dal cuore, un grande intreccio di azione e insieme di commedia realizzata tra il Brasile e New Orleans, una storia sull’eroismo e sul prezzo che la gente paga per salvare gli altri” e che riuscire a dirigere tante star nello stesso film non è difficile: “Se tutti sanno cosa devono fare e dove stanno andando sul set diventano generosi e darebbero la vita per te”.
Per quanto riguarda invece il nuovo montaggio di Rambo 4 ha affermato: “Ne sono molto felice, vorrei che questo director’s cut fosse l’edizione definitiva. Nasce da una maggiore passione nel seguire la fisicità del film, forse avevo privilegiato troppo l’aspetto realistico e sanguinolento e avevo dato poco tempo al personaggio per spiegare al pubblico le sue ragioni, ma in questa nuova versione ci sono 12 minuti che spiegano bene l’anima del film e come mai Rambo si trovi a quel punto della sua vita”. Interrogato sul perché in futuro voglia dedicarsi soprattutto alla regia ha quindi risposto: “Il nostro è un mestiere bellissimo dove siamo anche pagati molto bene, forse anche troppo, ma nel mio intimo mi considero più uno scrittore e un autore che un attore. All’inizio degli anni ’70 volevo fare e raccontare qualcosa di importante e quando ho trovato un alter ego come Rocky sono riuscito a scrivere un copione in cui parlavo sinceramente di me stesso: quella sceneggiatura ha vinto l’Oscar grazie al primo film della serie diretto da John Avildsen e dopo di allora sono arrivati gli altri che ho diretto io, è bello quando qualcuno ti dà una chance. Da tempo io vengo identificato con i miei personaggi, oggi alla mia età sperimento quello che avrei voluto fare 20 anni fa e vorrei scrivere e dirigere anche delle storie interpretate da altri, ad esempio ho un progetto su Edgar Allan Poe che morì a 39 anni e avrò naturalmente bisogno di un attore molto più giovane di me”. Tra i nuovi progetti si parla intanto del quinto capitolo della saga del veterano di guerra John Rambo in cui l’attore-regista sarà affiancato da Mickey Rourke oltre che, tra un anno e mezzo, di un nuovo film con Willis e Schwarzenegger (“oggi è difficile creare rapporti importanti, con Bruce ed Arnold abbiamo in comune una lunga storia, siamo amici da quasi 30 anni”.
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