Forse un nuova sceneggiatura è nascosta tra i cassetti del disegnatore satirico Sergio Staino che in passato è stato regista di due film, Cavalli si nasce (’89) e Non chiamarmi Omar (’92, in collaborazione con Altan), ma per il momento lui non si sbilancia. E’ alle prese con la quotidiana collaborazione con l’Unità e con la sua mostra, Bobo e l’Unità, allestita insieme alla Progetti Dadaumpa a Vergato (in provincia di Bologna) nell’accogliente sala consiliare del Comune, fino al 15 giugno, a conclusione delle “Vergadiadi forme strampalate di comicità”, viaggio multimediale nella comicità d’autore attraverso il teatro, il cinema, la musica, la scrittura e il fumetto (visita il sito).
La mostra (ingresso libero, feriali 9.00/1300-16.00/18.00, sabato 10.00/13.00, festivi 10.00/12.00, per informazioni tel. 051/252730) si compone di tavole originali che Staino ha messo a disposizione, in particolare quaranta storie pubblicate tra il ’97 e il 2000 dal quotidiano l’Unità – ora raccolte in un libro appena edito da Feltrinelli (Il romanzo di Bobo) – più dieci tavole a colori, ricavate dall’elaborazione al computer, pubblicate dal settimanale “Sette” del “Corriere della Sera”.
Che cosa raccontano queste storie, che possiedono la tensione narrativa di un racconto breve? In breve la politica italiana. “Da un punto di vista generale mi ha influenzato fondamentalmente Dario Fo, da un punto di vista grafico Giuseppe Novello, da un punto di vista della psicologia dei miei personaggi il Paperino di Carl Barks e il Charlie Brown di Schulz”, spiega Staino. “Ma nello sviluppo di una sensibilità satirica mi sono stati d’aiuto gli autori italiani che sono miei amici e che all’epoca erano miei maestri: Altan, Lunari, Pazienza, Pericoli, Chiappori, Calligaro, Angese, Vincino e il primo Forattini”. Ma c’è anche il grande cinema nell’immaginario di Staino. “Come certi grandi personaggi comici, Bobo non ride mai, o molto di rado – scrive Antonio Tabucchi presentando Il romanzo di Bobo – Buster Keaton non ride, anzi ha il volto e lo sguardo pieni di malinconia. Charlot non ride, al massimo fa qualche sorrisetto compiaciuto e si frega le mani quando gli va bene, ma dura poco, perché un nuovo scorno lo attende. Come Keaton o Chaplin anche Bobo è un uomo fiero, dignitoso, cavalleresco, provvisto di buoni ideali, un po’ donchisciottesco, e si trova ad affrontare una realtà ben meschina e deludente”.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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