Arriva in sala il 2 febbraio in 500 copie, con 01, Smetto quando voglio – Masterclass, atteso e adrenalinico seguito dell’opera prima di Sydney Sibilia del 2014. A fronte di un successo inaspettato, che ha portato conseguenti guadagni, non solo i capitoli due e tre sono stati girati in contemporanea – un po’ come fanno gli americani, come nel caso di Ritorno al Futuro o Il signore degli anelli – ma la formula, commedia con alla base un’idea vincente, risulta potenziata da innesti action e avventurosi che ricordano (vagamente) proprio il cinema di intrattenimento Usa degli anni settanta e ottanta, dai Blues Brothers a Indiana Jones. La banda di ricercatori universitari falliti improvvisatisi criminali, sotto la guida del neurobiologo Pietro Zinni (Edoardo Leo) torna in auge in seguito a una proposta dell’antidroga, che promette loro fedina penale pulita in cambio di aiuto per sgominare la produzione di pericolose ‘smart drugs’ (ovvero droghe pesanti ma legalmente inattaccabili).
“Abbiamo lavorato in maniera classica, in analogico e con gli stunt, limitando al massimo la cgi – dice il regista – sono in particolare molto orgoglioso della sequenza del treno e dell’inseguimento sulla motoretta originale del terzo Reich, che naturalmente è un richiamo a Indy”. “Non puoi certo dire di no ad azioni del genere – commenta Leo – noi italiani non abbiamo mai scene d’azione, io personalmente penso che l’esame con Morcellini all’università sia il top delle mie azioni pericolose. Ho preso trenta, tra l’altro, e senza stuntman. Quando mi sono dovuto picchiare con Luigi Locascio, che interpreta il villain, sul tetto di un treno in corsa le telecamere erano solo da un lato. Dall’altro lato c’era traffico di gente normale, che pensava stessimo rubando rame. Certamente lavorare così è rischioso da un punto di vista produttivo, ma alla fine il rischio è stato accolto e ce lo hanno fatto fare. Speriamo che funzioni. I dvd pirata erano già in giro prima che finissi il montaggio. Ho capito che stavolta dovevamo prenderci un po’ più sul serio, e ho usato anche le musiche per accentuare questa atmosfera. Certo quando giri un’opera prima non vai a pensare che arriveranno due sequel. Per ora mi piace la commedia, non escludo comunque di fare qualcosa anche di diverso. E comunque non voglio fare Smetto quando voglio per tutta la vita. Dopo questa trilogia la mia intenzione è di chiudere”. E sulla questione ‘universitaria’ interviene proprio Mario Morcellini, Professore Ordinario in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi presso ‘La sapienza’: “Questa roba ci piace, anche se mi devo permettere di dire che noi universitari non parliamo in quel modo. Ma capisco la presa in giro e ci sta. Mi piace la contaminazione dei linguaggi e mi piace la cross-medialità, infatti dal film è stato tratto un fumetto. Il cinema può diventare un pezzo fondamentale dello sviluppo di una generazione”. “Indendiamoci – dice Leo – speriamo di non dover diventare un modello. Se i ricercatori sono costretti, per avere un’opportunità, a inseguimenti su motociclette e scazzottate in treno stiamo messi male. Tra l’altro non avevo idea, prima di cominciare a lavorare a questa serie, di quanti potessero essere i ricercatori in Italia”.
Alla pellicola è tra l’altro associata una lodevole iniziativa che ha previso l’assemblamento da parte di produzione e distribuzione di un assegno di ricerca di 25mila euro, che saranno donati a un ricercatore particolarmente meritevole selezionato da una commissione di cui farà parte lo stesso Leo.
Come si diceva, Smetto quando voglio – Masterclass è ora anche un fumetto. Per ora un albo singolo, distribuito in edicola con la Gazzetta dello Sport da lunedì 30 gennaio e proposto con quattro diverse copertine disegnate rispettivamente da Giacomo Bevilacqua, Roberto Recchioni, Riccardo Torti e Zerocalcare. Proprio Recchioni, tra le altre cose curatore di ‘Dylan Dog’, ha sceneggiato la storia, disegnata in maniera frizzante e vivace da Bevilacqua (particolarmente ricordato in rete per le vignette ‘A Panda piace’). “Non è uno spin-off – ci ha spiegato Recchioni – né una trasposizione della pellicola. La chiamerei ‘espansione dell’universo narrativo’, che si inserisce all’interno della trama del film. Vera e propria crossmedialità, insomma. Ci abbiamo lavorato in tempi piuttosto stretti. L’operazione film-fumetto segue quella, analoga, messa in piedi per Lo chiamavano Jeeg Robot, che è stata un grande successo. Oggi molti autori di cinema hanno un’età anagrafica che li classifica come appassionati di fumetto popolare. Molti di loro i fumetti li hanno proprio fatti, i due mondi si parlano costantemente”.
Nel cast anche Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Marco Bonini, Rosario Lisma, Giampaolo Morelli, Greta Scarano e Valeria Solarino.
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