“Sweet Blood Of Jesus, reinterpretazione di un film del 1977, parla di persone dipendenti dal sangue pur non essendo vampiri, è un’allegoria. Le dipendenze sono tante. Si può dipendere da droga, sesso, soldi”. Così Spike Lee, a Roma in occasione della IX edizione de ‘Il gioco dell’arte’, un’iniziativa de ‘Il Gioco del Lotto’, parla del suo nuovo film.
“E’ stato girato a New York in 18 giorni e hanno collaborato molti miei studenti. Mi sono divertito tantissimo”, ha sottolineato il regista afroamericano che ha parlato del suo rapporto con lo sport e con l’arte. “Il cinema e lo sport sono le mie due grandi passioni ma chiedermi cos’è l’arte per me è come chiedermi cosa sia l’acqua o il sole: fa parte di me”.
Lee racconta del suo rapporto con sua madre che lo ‘trascinava’ al cinema perché a suo padre non piaceva andarci e perché “voleva che i suoi figli fossero esposti all’arte e non per forza diventassero artisti”.
Spike Lee ha portato al pubblico di Palazzo Barberini le immagini prese da internet delle aggressioni della polizia americana. “Ogni volta che sono fuori dagli Stati Uniti e accade qualcosa mi chiedono un parere. Io non sono il portavoce di 45 milioni di afroamericani, parlo a titolo personale. Sono tempi pieni di tensioni, sembra che la gente sia stanca, stanca dell’atteggiamento della polizia. A protestare non sono solo i neri ma anche giovani ispanici, asiatici. Siamo portati nel mondo come faro della democrazia, ma non è così. Obama – prosegue i lregista – è un meticcio: basta una singola goccia di sangue nero e si è considerati neri. Lui è in una posizione difficile, ha cercato più volte di fare qualcosa ma è stato sempre bloccato. Io lo sostengo. Sono rimasto turbato non solo da quello che è accaduto a Staten Island ma in tutta l’America, anche a Ferguson. Non capisco come nonostante i video e l’autopsia, quegli agenti non siano stati portati in tribunale.Oggi, è importante capirlo, a protestare in America sono i giovani di ogni tipo, che non credono che i poliziotti possano farla franca uccidendo le persone”.
C’è posto anche per i suoi registi preferiti nel suo intervento: “Ho deciso di fare il regista solo quando ero all’università. E ho cominciato a studiare. Adoro Roma città aperta e Il conformista. Mi piace Rossellini, De Sica e i film del dopoguerra in cui venivano usati passanti. Lo faccio anche io”. E ancora Il Padrino 2 di Coppola, i film di Scorsese da Toro scatenato a Mean Streets.
Il regista australiano, è noto per il suo debutto nel lungometraggio con il musical 'The Greatest Showman'
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