”Tutti desiderano la privacy, ultimo bastione sacro della libertà”, dice Steven Spielberg oggi a Roma per ritirare il David alla carriera, parlando del suo ultimo film Ready Player One in sala il 28 marzo in 500 copie con Warner Bros. Per il papà di E.T.: ”Questo film è intrattenimento, ma anche una favola di ammonimento per quello che potrebbe accadere a breve”. Basato sull’omonimo romanzo di Ernest Cline con citazioni di videogiochi, il film, mentre racconta il futuro, fa una fotografia del presente già viziato dalla compulsiva dipendenza da cellulari, social e web. Una favola, spiega ancora Spielberg – che del caso Facebook sa poco (”l’ho letto stamani sui giornali italiani, ma non conosco molto l’italiano”) – che ”potrebbe essere in questo senso politicizzata. C’è ormai una grande fuga da certi problemi che vanno invece affrontati. Ho sette figli e quatto nipoti che ho visto crescere con gli smartphone e che quando si incontrano, invece di guardarsi in faccia, si contattano con i messaggi. In questo Cline è stato preveggente”.
Spielberg, che ammette di usare poco i social, ma di leggere comunque tre giornali al mattino, confessa: “Preferisco la carta stampata. Ho una certa diffidenza verso la realtà virtuale. Anche se credo che queste due realtà, anche per quanto riguarda le notizie, possano alla fine convivere”. Da parte del più volte premio Oscar pieno appoggio ai movimenti di #Metoo e Time’s Up: “Io e mia moglie da sempre li supportiamo economicamente. Time’s Up è importante, perché fornisce assistenza legale a quelle donne che si trovano in brutte situazioni e non possono permettersi un avvocato”. Il regista conferma poi di aver messo in pausa il film da girare in Italia, The Kidnapping of Edgardo Mortara, tratto dal romanzo inchiesta “Prigioniero del Papa re”, scritto da David Kertzer nel 1997: “Dovrebbe essere girato a Roma, per ora ho trovato il padre Mark che sarà interpretato da Mark Rylance, ma manca ancora il bambino tra i sei e i sette anni, sta risultando difficile da trovare”. Infine, confessa Spielberg – che ha confermato a Variety che ad aprile 2019 metterà mano a Indiana Jones 5 -, per quanto riguarda il suo rapporto con la tecnologia: “Sono stato un nerd ante litteram e ora un po’ tutti lo vogliono essere. Vi dico una cosa, sono della generazione b.t. (ovvero before television). A casa avevamo solo la radio e noi la guardavamo, ascoltandola, proprio come se fosse una vera televisione. Così sono cresciuto”.
Il regista australiano, è noto per il suo debutto nel lungometraggio con il musical 'The Greatest Showman'
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