Spielberg scatena il suo cavallo di battaglia


Annata produttiva per Steven Spielberg. Oltre ad aver supportato, come produttore, l’amico J.J. Abrams nella realizzazione del fantascientifico Super 8, e aver firmato l’avventuroso cartoon Le avventure di Tintin in tandem con Peter Jackson, va in sala (il 17 febbraio) anche con War Horse, pellicola ‘solista’ candidata a ben sei premi Oscar, tra cui quello per il Miglior Film.

Basata sul romanzo omonimo di Michael Morpurgo del 1982, cha ha anche ispirato una pièce teatrale, l’opera, ambientata durante il primo conflitto mondiale, racconta la storia di Joey, un bellissimo puledro che, dopo aver passato un po’ di tempo in una fattoria dove stringe un forte legame col giovane Albert (l’esordiente Jeremy Irvine, proveniente da uno show di Disney Channel), viene venduto all’esercito e portato in mezzo alla guerra sul fronte occidentale. Con il suo ufficiale avanza verso il nemico, testimoniando l’orrore delle battaglie in Francia. Nella desolazione della trincea, il valore del cavallo tocca il cuore dei soldati e porta calore e speranza. Nel frattempo, Albert imbraccia il fucile e parte alla ricerca del suo amico equino. Si reincontreranno?

Impeccabile nel comparto estetico – musica, montaggio, fotografia – War Horse segue lo schema strutturale che caratterizza i film di Spielberg dagli anni ’90 in poi, con buoni momenti – la liberazione del cavallo dal filo spinato, il commovente ritrovamento con il padroncino – diluiti nell’impegnativa durata complessiva di oltre due ore. Alte le citazioni: Ford, Fleming, Lean, Kurosawa, ma anche il dramma bellico di Frank Borzage. All’Academy potrebbe piacere, anche se la battaglia contro Hugo Cabret e The Artist è dura.

 

Originale l’idea di seguire il dipanarsi nella trama dal punto di vista del puledro, e di mettere in secondo piano le vicende dei protagonisti umani. Produce Disney, di cui si sente l’approccio ‘sentimentale’: il film avrebbe funzionato benissimo come cartoon per famiglie e infatti in USA è uscito il 25 dicembre.
“Non lo considero un film di guerra – ha detto il regista – il conflitto è sullo sfondo e serve a creare la separazione tra i personaggi per poi poterli riunire. E’ un racconto umano, sulla simbiosi che si può creare tra un animale e il suo padrone. E’ più una vicenda di speranza, un sentimento che si legge costantemente sul muso del cavallo Joey. Questo è il motivo per cui non è un film ‘vietato ai minori’ ed è decisamente diverso da Salvate il soldato Ryan“.

Il cast – Irvine e ‘Joey’ a parte – è formato da Emily Watson, Peter Mullan, David Thewlis, Benedict Cumberbatch, Stephen Graham, Tom Hiddlesto, Celine Buckens e Niels Arestrup.

autore
08 Febbraio 2012

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