Esce il primo febbraio con 01 – e perfettamente in tempo per la stagione degli Oscar, in America è uscito il 22 dicembre – The Post di Steven Spielberg, con Tom Hanks e Meryl Streep, sulla vicenda della pubblicazione dei Pentagon Papers, documenti segreti del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America, , prima sul ‘New York Times’ e poi sul ‘Washington Post’ nel 1971.
Streep interpreta Katharine Graham, la prima donna alla guida del Post in una società gestita principalmente da uomini. Hanks è Ben Bradlee, duro e testardo direttore del suo giornale. Due personalità diverse che si incontrano per dare il via a un’indagine coraggiosa, che provocherà la prima grande scossa nella storia dell’informazione con una fuga di notizie senza precedenti, svelando al mondo la copertura di segreti governativi riguardanti la Guerra in Vietnam. Il tema è certamente interessante, e il film risulta perfettamente equilibrato, nel ritmo come nella durata – Spielberg sembra aver ritrovato la quadratura del cerchio dopo certi ipertrofismi degli anni duemila – ma soprattutto si regge sulle magistrali interpretazioni di Hanks e Streep, che oggi presentano il film alla stampa in Italia, a Milano e, in conferenza streaming, anche a Roma. La pellicola segna tra l’altro la ventottesima collaborazione tra il regista ed il compositore John Williams.
“La libertà di stampa – dice Spielberg – è l’elemento che consente ai giornalisti di essere i veri guardiani della democrazia. E’ un fatto incontrovertibile che ho imparato da piccolo. Quando nel ’71 Nixon ha tentato di censurare la pubblicazione dei documenti del Pentagono si è arrivati a una sentenza della corte suprema, è stato un atto inaudito ed era la prima volta che accadeva dai tempi della Guerra Civile Americana. Ma anche oggi la stampa deve difendersi dagli attacchi dell’amministrazione americana, dalle facili etichette di fake news quando non scrive notizie gradite. Dunque c’è assoluta rilevanza e attualità tra questo film e la situazione attuale”.
“La prima versione della sceneggiatura – racconta Streep – è stata acquistata da Amy Pascal sei giorni prima delle elezioni, pensavamo tutti, dato che si vociferava di una Presidente donna, che sarebbe stato un film nostalgico, che mostrasse quanta strada le donne hanno fatto fino ad oggi, ma dopo le elezioni c’è stato chiaramente un aumento di ostilità verso la libertà di stampa e anche molti attacchi nei cofronti delle donne. La riflessione è cambiata”. “Tutte le volte che ho lavorato con Steven – dice Hanks – ci siamo sempre detti ‘Come vorremmo che con noi ci fosse anche Meryl Streep’. Ora finalmente ci siamo riusciti. Quanto al mio personaggio aveva una grande passione, era un’autentico animale d’assalto, e non cercava solo ‘una storia’, ma voleva esattamente quella storia lì. C’era una competizione accesissima tra il ‘Washington Post’ e il ‘Washington Star’ che era in effetti il quotidiano numero uno della città, e il fatto che il Times poteva avere una storia che non aveva il Post lo teneva sveglio la notte, lo faceva impazzire. Diceva ‘siamo secondi a casa nostra, vi rendete conto?’, questa era la sua sfida. Anche se sei il direttore di un giornale distribuito gratuitamente, non vuoi arrivare secondo”.
“Bradlee – aggiunge Spielberg – era affamato, e anche presuntuoso. Questo lo spinse a sfidare il ‘Washington Star’ ma anche il Times che era il giornale più importante degli Usa e lo è tutt’ora. Immaginava per il Post un futuro grandioso, voleva farne un giornale che meritasse di avere un direttore come lui. Sarebbe seguito lo scandalo Watergate, dove si sarebbero eliminati maggiormente tutti i freni.
“Era molto coraggioso – prosegue Streep – ha sfidato il governo e rischiato la carriera, svelando a tutti qualcosa di tremendo per l’opinione pubblica americana. L’amministrazione mentiva e faceva di tutto per sopprimere la libertà di stampa, loro gestivano questo giornale che era un po’ la sorellina minore del Times. Katherine si trovava in una posizione particolare, temeva anche di ricoprire un ruolo che non le competeva. Nelle redazioni allora c’erano solo uomini, per lo più bianchi e le donne ricoprivano solo il ruolo di segretarie. Entrambi hanno imparato il coraggio, anche Bradlee era spietatamente coraggioso, lo aveva imparato in marina a 21 anni quando aveva sotto di sé un centinaio di uomini. Noi dovremmo insegnare il coraggio ai nostri giovani e soprattutto alle ragazze. Gli esseri umani imparano molto lentamente, ma oggi so che per le donne l’aria sta cambiando. Non solo a Hollywood ma anche nel settore militare, nel Congresso. La situazione si sta modificando”.
“La ribellione – chiude Spielberg – ha riguardato in verità sia uomini e donne. E’ un tema arcaico su cui sono stati scritti fiumi di inchiostro ma la verità è che le donne nel corso della storia si sono dimostrate spesso fondamentali, ad esempio hanno preso in mano le industrie e i cantieri durante la Seconda Guerra Mondiale mentre i loro uomini erano impegnati a difendere la democrazia. Solo che questo non gli è stato riconosciuto e quando gli uomini sono tornati dalla guerra loro sono tornate in cucina. Il problema ora riguarda anche gli uomini che non hanno imparato ad accettare un ‘no’ come risposta, e questo creerà sempre uno squilibrio di potere, ma spero che il film possa ispirare anche molte donne che come nel caso di Katharine dovranno trovare la voce per dire ‘al diavolo, adesso si fa come dico io’”.
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