Spectre: l’eroe, la bella, il villain, la città

Esce con Warner il 5 novembre in 700 copie l’attesissimo Spectre, nuovo capitolo della saga di James Bond


Esce con Warner il 5 novembre in 700 copie l’attesissimo Spectre, nuovo capitolo della saga di James Bond, probabilmente l’ultimo con Sam Mendes alla regia, dato che l’autore ha dichiarato di essere fisicamente provato dall’esperienza, mentre il protagonista Daniel Craig ha ancora un’altra pellicola in cantiere. Come si presume dal titolo, in questo capitolo si parla del primo incontro dell’agente segreto con il suo nemico più mortale, l’agenzia votata al male (ma è tutta questione di punti di vista) contro cui la sua società si batte.

E’ un capitolo dalla struttura classica, senza grossissime sorprese (a parte un colpo di scena nel finale, non difficilmente intuibile), con una storia d’amore particolarmente sviluppata: l’oggetto di interesse di James è Lea Seydoux, anche se il fascinoso scavezzacollo britannico non manca di rivolgere le sue attenzioni anche a signore più mature, come la sempre attraente Monica Bellucci, presente in conferenza insieme a Craig, Mendez e Christoph Waltz (nei panni che gli sono congeniali, quelli del cattivo) per presentare il film.

“Non ho consciamente provato a cambiare Bond – dice Craig – quando ho iniziato ero molto intimorito e sapevo solo che non avrei voluto copiare da quelli che sono venuti prima di me. Mi sono ispirato soprattutto ai libri di Fleming. Mi sono lasciato dello spazio, senza disattendere l’unica regola veramente importante, ovvero: interpretare James Bond”. Craig però è eroico anche nel tempo libero, dato che è impegnato con una associazione che si occupa del disinnesco di mine anti-uomo nelle zone di guerra, e ha recentemente presenziato a un incontro delle nazioni unite con Barack Obama e Papa Francesco: “Sono un novellino in questo campo – dice – quindi è stata un’esperienza fantastica e molto formativa sentir parlare tutta quella gente che ne sa più di me. Ho raccolto moltissime informazioni utili”.

Monica Bellucci è la quinta Bond-girl (o ‘woman’, sarebbe meglio dire) italiana dello schermo: “Ricordo prima di me almeno la Cucinotta e la Murino – dice – ma non conta molto. Tutta l’esperienza per me è stato nel piacere estetico di lavorare con Mendes e di condividere esperienze recitativamente intense con Craig. E vorrei tanto lavorare anche con Waltz, che non era nelle mie scene. Non ho molti minuti su schermo, ma per me non è mai questione di minutaggio. E’ un ruolo chiave perché do a Bond le informazioni sulla base di cui parte la missione. Si tratta di una donna triste, Mendes voleva una cinquantenne, che non avesse più la bellezza della gioventù ma mantenesse una sensualità, che poi le salva la vita. In poco tempo ho la possibilità di attraversare tante emozioni diverse. Da un lato c’è un aspetto tecnico: come mi vesto, come mi trucco, che scarpe metto, come mi pettino, i costumi, la location. E poi il background: da dove viene questa donna, è schiava degli uomini? Da quanto tempo non fa l’amore, visto che accetta la corte di Bond così facilmente? Poi c’è una parte che ha a che fare con l’inconscio, ed è la parte che come attrice mi eccita, anche se fa paura. Una parte di me sa cosa verrà fuori e una parte no. Ma è il motore, è per quello che faccio cinema”.

Christoph Waltz è invece più pragmatico: “Forse perché sono un uomo. Facciamo quello che va fatto, è lavoro. Si studia il personaggio, si cerca di capire come funziona il film, e poi sicuramente c’è una parte personale che vincola a noi il personaggio: inclinazioni, aspirazioni ispirazioni. Ma non è che penso, ‘ok, ora faccio il cattivo, ci metto il 17,5% di Bastardi senza gloria, il 5% di Django e poi qualche altro elemento. Faccio il ruolo che mi chiedono di fare. Uso il mio dono più che impormi sul personaggio”.

A Sam Mendes spetta il compito di parlare di un altro grande protagonista del film, ovvero la città di Roma, dove la trama si svolge in gran parte e dove sono state realizzate molte riprese: “Amo tutti i luoghi che ho visitato per il film, ad esempio la scena d’apertura ha città del Messico ha un’energia e un’atmosfera meravigliose, ma a Roma abbiamo lasciato il cuore. La città ci ha accolto con molto calore e tornare qui è sempre un’emozione. Abbiamo cercato di evitare i cliché, stando sulle scene d’azione ma anche mantenendo un pizzico di romanticismo. Credo che la Capitale di notte sia veramente qualcosa di magnifico. E poi venendo in Italia ho conosciuto un altro grande vostro tesoro nazionale. Ovviamente parlo della Bellucci”.  

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27 Ottobre 2015

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