Sorrentino: non sono candidato a diventare direttore del TFF


TORINO. “Non sono candidato a diventare il direttore del Festival di Torino, è una questione astratta. Sono nell’età giusta per continuare a fare il regista, lavoro che richiede molte energie e io tra l’altro ne ho già poche”. Così Paolo Sorrentino, presidente della giuria del Concorso Torino 30, smentisce quanto scritto oggi dalla stampa locale che inserisce il suo nome in una rosa di possibili successori di Gianni Amelio, nonostante la candidatura di Gabriele Salvatores, anticipata nei mesi scorsi, non sia mai venuta meno. Del resto suoi convinti sostenitori sono l’assessore regionale Michele Coppola e il direttore del Museo del cinema Ugo Nespolo, mentre l’assessore Maurizio Braccialarghe è favorevole a una rosa di nomi. Probabile poi uno spostamento di date con il TFF che verrebbe collocato a metà ottobre, tra Venezia e Roma.

 

“Ho accettato di fare il presidente di giuria, non solo in quanto è una divagazione dal mio lavoro ma perché il TFF rappresenta per me un festival di riferimento. L’ho frequentato da ragazzo e successivamente quando ho presentato dei cortometraggi. A Torino – afferma il regista – c’è sempre stato del grande cinema, il festival non ha un’identità incerta come accade per altri, ha una linea editoriale molto precisa, un meraviglioso pubblico e l’impatto tra quest’ultimo e i film è molto chiaro. Trovarmi adesso con una mansione così importante mi onora, anche perché Amelio è uno dei più importanti conoscitori del cinema”.

 

Non avrà un approccio particolare nel giudicare le opere in concorso, ma si augura “di essere sorpreso dai film visti, dato che con il passare degli anni questa eventualità non è frequente”. Quanto ai criteri Sorrentino intende discuterli presto con i colleghi giurati e poi deciderli insieme. “Non sono ancora sicuro di avere dei gusti cinematografici”. Comunque tra i film visti ha amato Amour e Bella addormentata.

Sul forfait di Ken Loach preferisce in conferenza stampa non commentare, “ognuno fa come vuole, sarebbe fuori luogo dire la mia”. Ma nell’intervista alla ‘Stampa’ si lascia andare: “Rispetto una scelta che, dal suo punto di vista, è coerente. Non posso dire, però, che avrei fatto la stessa cosa. Se una situazione del genere fosse capitata a me, non sarei stato così schematico, capisco che si può essere ideologici, ma io, forse anche per provenienza generazionale, sono più flessibile. Esprimere la solidarietà in quel modo appartiene a quelli che vivono la politica in un’altra maniera”.

 

Quanto alla chiusura delle sale dei centri urbani e all’affermazione dei multiplex Sorrentino suggerisce di vivere il fenomeno non solo come un problema ma anche una sfida per “ripensare il nostro modo di fare film. Le opere d’autore hanno uno sbocco nelle sale cittadine e d’essai frequentate da un pubblico tradizionale. Poiché da noi queste sale non vengono tutelate, come accade invece in altri Paesi europei, occorre allora realizzare film che presentino sia una lettura più immediata per il largo pubblico, sia una lettura più complessa per spettatori abituati ad approfondire l’opera”.
E a chi gli chiede se, sulla falsariga di Maradona di Emir Kusturica, girerebbe un film sul calciatore Cavani, data la sua fede per la squadra Napoli, Sorrentino risponde: “Cavani no, lo girerei su Cannavaro”.

Il cineasta non ha voluto rispondere a domande su La grande bellezza che è in fase di premontaggio, e la sua uscita italiana è annunciata in prossimità del Festival di Cannes. Il film ruota attorno alla figura di Jap Gambardella, un giornalista affermato di 65 anni, interpretato da Toni Servillo, a caccia di gossip nella Roma cafonal.

 

Accanto a Sorrentino nella giuria di Torino 30 troviamo: Franco Piersanti, compositore che ha firmato più di cento colonne sonore, Costantin Popescu, regista rumeno, Joana Preiss, attrice francese che ha lavorato soprattutto con Christophe Honoré e Olivier Assayas e che è tra gli interpreti di Casa dolce casa che Tonino De Bernardi presenta nella sezione Torino XXX. E inoltre Karl Baumgartner, produttore, per il quale festival come quello di Torino, Rotterdam e Karlovy Vary sono essenziali per il futuro del cinema, sono occasioni di scoperta del cinema giovane.

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25 Novembre 2012

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