VENEZIA – 24/25 è il codice binario dell’homo videns, dello spettatore scisso tra la visione micro dello schermo televisivo e la macro di quello cinematografico. Fotogramma e semiquadrato, meccanica ed elettronica, emulsione e pixel: ingredienti affini ma differenti che compongono la visione cinematografica e televisiva, ingredienti scelti dagli autori Federico Pontiggia e Giancarlo Rolandi, registi e co-sceneggiatori con Gianluca Russo di questo progetto documentario in Venezia Classici, “nato su commissione dell’allora direttore di Rai Gold, Angelo Teodoli, adesso in capo a Rai Uno, e della vice direttore di Rai Movie, Cecilia Valmarana”, come tiene a precisare Federico Pontiggia, anche per sottolineare come la produzione da parte di Rai Movie abbia permesso di contare sull’opportunità di usare prestigiosi materiali dell’archivio delle Teche Rai. Ci sono Comencini con il suo Pinocchio e Mike con un Lascia o Raddoppia in compagnia di Totò, così come ci sono, “insieme”, Anna Magnani e Fulvia Colombo, la prima annunciatrice dei programmi tv: un collage fluido in cui piccolo e grande schermo passeggiano per mano, su quel sottile filo del rasoio dove è un solo fotogramma a fare la differenza, il cui effetto individuale di ciascuno dei due poi comporta molteplici possibilità differenti di plasmare l’immagine, quindi il linguaggio, così la narrazione.
Per costruire il discorso, non solo visivo, sono state scelte due voci iconiche del cinema e della televisione, il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore, eco del grande schermo, per cui sussiste una naturale “convivenza elettrica tra cinema e televisione. Sono due DNA diversi che poi si incontrano. Il fotogramma di differenza per molti è niente, in realtà è moltissimo”, e il giornalista Corrado Augias.
Per Giancarlo Rolandi: “Il cinema è il ‘900: la televisione l’ha usato, rapinato, influenzato, in un rapporto dialettico molto profondo. Sono state tante le cose che ci hanno guidato, ma tra queste mostriamo una ‘danza macabra’, cioè Totò e le ultime cose che ha girato nella sua vita, proprio per la televisione. Accanto a lui, altra immagine memorabile, quella di Anna Magnani in tv, una sessantaduenne in forma e intensità splendide”.Gli fa eco Federico Pontiggia, co-autore del documentario, tornando proprio sui due monumenti del cinema: “Quello che particolarmente mi ha toccato di questo lavoro sono Totò e Anna Magnani, il pensare a ciò che rappresentano, il loro essere protagonisti assoluti della Settima Arte, e come abbiano avuto nell’epilogo della loro carriera un’esperienza televisiva. È un documentario che non punta ad offrire soluzioni, ma a suggerire delle altre realtà rispetto ai luoghi comuni su cinema e televisione. È facile, e talvolta anche giusto, indicare la televisione come un ‘basso’ e il cinema come un ‘alto’, però la realtà è molto più complessa. È un film che riesce a non prendersi sul serio ma a trattare, in modo superficialmente profondo, e profondamente superficiale, una materia che il più delle volte viene consolidata per assunta”.
24/25 Il fotogramma in più è un gioco visivo e contenutistico al contempo, in cui il gradino tra il 24 e il 25 permette il perenne interscambio della narrazione di questo documentario, come continua a raccontare Rolandi, dicendo che: “Un’altra delle sorprese è stato il materiale con l’autore, premio Oscar, Budd Schulberg: mettere in sequenza di montaggio il suo intervento, accanto ad un’annunciatrice Rai che dà l’avvio ufficiale alle trasmissioni a colori, e su quello inserire Sogni d’oro di Nanni Moretti, un film violentissimo, mi sembra possa farci dire che possediamo un punto di vista”.
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