Sole, maternità surrogata e conflitti genitoriali

Coraggioso esordio al lungometraggio per Carlo Sironi (figlio del regista Alberto recentemente scomparso) che nel suo Sole, in Concorso ad Orizzonti, affronta il tema della maternità surrogata


VENEZIA – Coraggioso esordio al lungometraggio per Carlo Sironi (figlio del regista Alberto recentemente scomparso) che nel suo Sole, in Concorso ad Orizzonti, affronta il tema della maternità surrogata e della genitorialità non biologica. Un’opera matura, con un linguaggio essenziale, che tratta con delicatezza una storia cruda, quella dell’incontro in una periferia urbana tra due ventenni dal presente precario: Ermanno, orfano di padre che passa i suoi giorni fra slot machine e piccoli furti, e Lena, ragazza polacca che arriva in Italia per vendere la bambina che porta in grembo e poter iniziare così una nuova vita. Ermanno deve fingere di essere il padre della bambina per permettere a suo zio e alla moglie, che non possono avere figli, di ottenere l’affidamento in maniera veloce, attraverso un’adozione tra parenti. Un espediente che spesso vien utilizzato anche in Italia, dove la maternità surrogata è vietata dalla legge ma questo non ferma il traffico di neonati: “Nei precedenti corti avevo sempre cercato di esplorare i conflitti legati alla genitorialità – sottolinea il regista – c’era la voglia di concentrami su cosa vuol dire diventare padre, in particolar modo quando questo arriva in maniera inaspettata. Mi sono documentato sulla maternità surrogata e la Presidentessa del Tribunale dei Minori di Roma, mi ha confermato che la finta adozione tra parenti è un è un metodo che è stato molto usato in passato”.

Il film non si ferma alla denuncia sociale della tratta di neonati, che nel nostro Paese è una realtà abbastanza celata, ma si avvicina ai sentimenti dei protagonisti che esplodono nel momento in cui l’inaspettato sconvolge il loro equilibrio precario. Quando la bambina, Sole, nasce prematura e deve essere allattata al seno, questo contatto forzato e non previsto tra i tre smuove gli equilibri emotivi e mentre Lena cerca di negare il legame con sua figlia, Ermanno inizia a prendersi cura di loro come se fosse il vero padre. Da un’apparente povertà emotiva iniziale si passa all’esplosione di una complessità di sentimenti: “Non volevo fare un film sulla maternità surrogata ma raccontare una storia privata basata su una storia d’amore, raccontare il punto di vista del finto padre, il passaggio quasi inconsapevole dall’apparente leggerezza del ‘basta un firma’ all’arrivare a sentirsi padre. Soprattutto ho sentito che volevo trattare i personaggi con una delicatezza quasi paradossale rispetto a quello che è sulla carta una storia molto dura e per farlo anche la scelta degli attori è stata importante”.

Ad interpretare i due protagonisti l’interprete polacca Sandra Drzymalska e l’esordiente Claudio Segaluscio: “Ermanno doveva essere un attore non professionista, per fare un viaggio più inconscio in questo percorso di sentirsi padre. Quando ho incontrato Claudio ne sono stato subito colpito, era esattamente come avevo immaginato fisicamente il suo personaggio. Onestamente avevo qualche timore ad assegnargli la parte, ma si è poi rivelato sul set molto pronto e disciplinato nell’affrontare il ruolo”.  

Il film, pur tenendosi lontano dai toni accusatori, non ha uno sguardo indulgente nei confronti della coppia che ricorre alla tratta illegale della neonata: ”Non volevo giustificare completamente ogni loro azione, solo raccontare che il desiderio di avere una bambina è più forte di loro, forse si rendono conto di quanto le loro azioni facciano male alla madre naturale ma ritengono il loro desiderio più forte e giustificabile. Non sono loro, però, gli antagonisti della storia quanto piuttosto i sentimenti che vengono messi in atto, l’incapacità di sentirsi pronta al ruolo di madre quando si trova a dover affrontare la maternità. Non bisogna però essere sempre condiscendenti con tutti i personaggi, compatirli per forza. Utilizzare sempre toni di grigio finisce per appiattire le storie”. 

30 Agosto 2019

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