Sir Anthony Hopkins imperatore a Cinecittà: dal 19 luglio su Prime

La serie 'Those About To Die', diretta da Roland Emmerich e Marco Kreuzpaintner, che tra gli interpreti annovera anche Gabriella Pession, è stata girata in più d’uno Studio di via Tuscolana, tra cui lo storico Teatro 5, il Teatro 18, che ospita il led volume per le riprese in virtual production, e il set di Roma antica

Those About To Die, Anthony Hopkins

Cesare Vespasiano Augusto, generale romano, nato Tito Flavio Vespasiano e più conosciuto come Vespasiano, fu imperatore dell’Impero, regnante dal 69 al 79 D.C., e la sua Roma, per Those About To Die, serie storica diretta da Roland Emmerich e Marco Kreuzpaintner, non poteva che essere la culla della vicenda per lo schermo ma anche quella della reale ambientazione, infatti a Cinecittà sono state girate le 10 puntate della storia, che ha preso vita in più d’uno Studio di via Tuscolana, tra cui lo storico Teatro 5, il  Teatro 18, che ospita il led volume per le riprese in virtual production, e il set di Roma antica. Con la consapevolezza del progresso tecnologico incalzante, che si specchia nella visione e dunque nell’estetica, Those About To Die – con linfa contemporanea – torna a far respirare i fasti che furono del Ben Hur del ’59, girato proprio a Cinecittà, nel presente trionfante proprio per le possibilità che il tempo trascorso, e con lui le opportunità della tecnologia, offrono.

La Storia è Storia e, per questa, Vespasiano è sir Anthony Hopkins, le cui gesta – tra pubblico e intimo – Prime Video rilascia in esclusiva dal 19 luglio, data della diffusione della serie sulla piattaforma.

Se però, appunto, la Storia è la Storia, rispetto al personaggio pubblico di Hopkins, le vicende raccontate ripercorrono il profilo oculato dell’Imperatore, colui che diede inizio alla costruzione del più celebre anfiteatro del mondo, il Colosseo, senza che a corredo siano tralasciati il susseguirsi di importanti decessi, chiavi di volta per il progresso della Storia reale e di quella filmica, accanto a un destino che sempre aleggia e accompagna i principali personaggi.

In quella Roma, il popolo plebeo non riesce a fare a meno del crudo spettacolo dei gladiatori, il cinismo impera, serve deputare un luogo per sfamare le migliaia di persone che sembra vibrino di astinenza quando non animate dalla visione delle gare: è mastodontico il Colosseo, così come mastodontica è la portata dei combattimenti tra gladiatori e bestie, e non meno monumentale è il giro criminale di scommesse. Se sopra, alla vista dei più, lo spettacolo si consuma, è sotto, sotto le gradinate dell’Anfiteatro Flavio, che pullulano migliaia di persone, vivendo e lavorando nel nome di quei giochi che odorano di sangue.

La serie, creata dallo scrittore Robert Rodat (Il patriota, Salvate il soldato Ryan), candidato all’Oscar, è ispirata all’omonimo saggio di Daniel P. Mannix: ci si immerge in un mondo affascinante, quanto tessuto di finissime e inquietanti trame, là dove la corruzione impera e la mascolinità, psicologica e fisica, palpita e concorre a tutta la narrazione.

La Capitale del tempo vanta d’essere la più ricca città del globo: flussi di schiavi la popolano e questo accresce la manodopera, partecipando a far sempre più grande l’Impero. L’umore del popolo è irrequieto, la gente s’annoia e la violenza facilmente sfocia ma due sono le redini per il controllo dei più: le persone si sfamano senza sborsar denaro e sono intrattenute con lo spettacolo e l’adrenalina delle lotte tra gladiatori e delle corse tra bighe.

Those About To Die entra nell’universo di giochi che non erano solo messa in scena, tutt’altro: la loro essenza pulsa di fame di potere e sete di sangue, fame di denaro e sete d’immoralità. Le gare al Circo Massimo sono come marionette i cui fili vengono mossi da quattro corporazioni di proprietà dei Patrizi: le fazioni blu, rossa, bianca e verde. Nel 79 D.C., a Roma, possedere una quota di queste fazioni era cosa preziosa, da qui il sistema nervoso dell’Impero si vivacizza e esplode nell’epica tipica di quella Storia, che – nelle maglie della sua essenza – era solo il “prologo” di un modus operandi che sempre scorre nelle vene dell’essere umano e che la Storia insegna aver solo mutato d’involucro e di modalità apparenti, ma non essersi mai rarefatto nell’identità della società.

Oltre al Premio Oscar nel ruolo dell’Imperatore Vespasiano, il cinema italiano annovera la presenza di Gabriella PessionAlicia Edogamhe (Summertime), oltre all’executive producer Gianni Nunnari; tra gli attori, anche Iwan Rheon (Il trono di spade) per Tenax; Tom Hughes (The English, Victoria) nei panni di Tito Flaviano; Sara Martins (Non dirlo a nessuno, Delitti in Paradiso) è Cala e Jóhannes Haukur Jóhannesson (Il trono di spade) è Viggo; e ancora ci sono Jojo Macari (Sex Education), Dimitri Leonidas (Rosewater, Renegades: Commando d’assalto), Moe Hashim (Ted Lasso), Rupert Penry-Jones (Whitechapel – Crimini dal passato), Eneko Sagardoy (Elite), Pepe Barroso (Gran Turismo), Gonçalo Almeida (Amor, Amor), Kyshan Wilson (Sotto il sole di Amalfi).

 

 

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17 Luglio 2024

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