‘Si alza il vento’ 10 anni dopo, perché rivedere il film testamento di Miyazaki

Grazie alla rassegna firmata Lucky Red, Si alza il vento fa ritorno nelle sale dal 24 al 30 agosto, offrendo l’occasione di rivedere sul grande schermo un capolavoro dell'animazione


Il primo settembre 2013 veniva presentato in Concorso a Venezia 70 il film che avrebbe dovuto essere l’ultimo lungometraggio firmato dal maestro dell’animazione Hayao Miyazaki. Il regista e animatore, allora 72enne, aveva infatti realizzato Si alza il vento come un vero e proprio testamento artistico da lasciare ai posteri come meritata chiusura della sua straordinaria carriera. Dieci anni dopo le cose sono cambiate con il nuovo How do you live? (The Boy and the Heron), appena uscito nelle sale giapponesi e atteso a breve nel resto del mondo, che dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – diventare per davvero l’ultimo film del grande Miyazaki.

Grazie alla consueta ed apprezzata rassegna firmata Lucky Red, Si alza il vento fa ritorno nelle sale dal 24 al 30 agosto, offrendo a tutti – appassionati e non – un’occasione che non merita di essere sprecata: rivedere sul grande schermo una delle opere d’animazione più mature e profonde che siano mai state realizzate. Scopriamo perché.

La storia di un artista in volo

In una filmografia ricca di animali fantastici, principesse guerriere, maiali aviatori, castelli nel cielo o erranti, Si alza il vento rappresenta un unicum. Riscrivendo liberamente la vera storia dell’ingegnere Jirō Horikoshi, il progettista dell’aereo da caccia Zero che tante vite ha strappato durante la Seconda Guerra Mondiale, il regista non fa altro che mettere in scena un alter ego di se stesso. Al netto della celebre passione per il volo di Miyazaki, tanti sono i parallelismi con il giovane Jirō, biografici ma non solo. Nel film, l’ingegnere ha un ruolo non molto diverso dall’Oppenheimer che vedremo nelle sale proprio in questi stessi giorni: un involontario dispensatore di morte, un artista geniale e sfortunato, che voleva soltanto “creare qualcosa di bello”.

Si alza il vento è un film estremamente realistico, il primo a non essere rivolto a un pubblico di bambini (fu limitato in molti paesi). Il dramma della guerra, la malattia, la morte, sono tutte tematiche ampiamente trattate da Miyazaki, che realizza così la sua opera più malinconica e agrodolce. Una scelta che, sorprendentemente, pagò sia in termini di incassi che di apprezzamento. Il film ottenne, infatti, numerosi premi internazionali e venne nominato sia agli Oscar che ai Golden Globe.

L’omaggio all’Italia

Così come era stato per Porco Rosso, Si alza il vento è l’ennesimo omaggio del maestro giapponese alla cultura e al cinema italiano. Un amore, il suo, sia verso le opere di autori come Fellini – citato nelle tante sequenze oniriche – sia per il lavoro di grandi ingegneri. Uno dei personaggi più importanti del film – seppure appaia soltanto nei sogni del protagonista – è Giovanni Battista Caproni, innovativo ingegnere aeronautico già omaggiato da Miyazaki nel nome del suo studio d’animazione. Ghibli era, infatti, il nome di uno del suo più celebre aeroplano.

L’ultimo capolavoro, anzi no

Una delle cose più belle che si possono raccontare di questo film è ciò che è avvenuto dopo la sua conclusione: l’annuncio del ritiro dalle scene del suo autore e il lento quanto inesorabile ritorno. L’animazione per Miyazaki non è un lavoro, ma una passione viscerale, esattamente come il volo lo è per il suo Jirō. La magnificenza visiva, emotiva, musicale che traspare in Si alza il vento ne è la prova maggiore. Un’opera cinematografica di rara eccellenza in tutti i suoi reparti.

Vedere – o rivedere – in sala quello che sarebbe dovuto essere il suo ultimo film (salvo diventare il penultimo) è il modo migliore, infine, per prepararsi alla visione di The Boy and the Heron, un film che ancora una volta sembra avere colpito nel segno, avendo ottenuto ottimi incassi nonostante la scelta inedita di non realizzare nessun tipo di campagna pubblicitaria (le prime immagini sono state pubblicate soltanto negli ultimi giorni).

Una delle frasi più belle di Si alza il vento è detta da Caproni, mentre passeggia sulle ali del suo Ghibli: “Io con questo ultimo volo me ne vado in pensione. L’arco di durata di una vita creativa è di un decennio, sia per gli artisti sia per i progettisti. Il tuo decennio vivilo dando fondo alle tue forze”.  All’alba del suo quinto decennio da regista, per fortuna, Miyazaki è riuscito a smentire anche se stesso.

di Carlo D’Acquisto

autore
21 Agosto 2023

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