Shannon predicatore per Bob Dylan

L'attore interpreta un predicatore dal forte senso etico nel documentario Trouble no more di Jennifer Lebeau, che racconta gli anni della rinascita 'cristiana' del menestrello di Duluth


E’ in selezione ufficiale alla Festa del Cinema di Roma il documentario Trouble no more, che racconta degli anni della rinascita ‘cristiana’ di Bob Dylan, in un formato insolito – poco più di cinquanta minuti – che lo rende adatto a far parte di uno special televisivo o degli extra di un dvd. Diretto da Jennifer Lebeau, già presentato al New York Film Festival, segue i concerti della conversione al cristianesimo del Menestrello di Duluth tra la fine degli anni ’70 e i primi ’80. Un suo lato inedito, lo vediamo sorridente ed energico, a volte accenna movimenti con la testa e con il piede mentre suona accompagnato da una band, lontano da ermetismi e scontrosità, con parziale delusione dei suoi fan storici che hanno faticato ad abituarsi a questa svolta.

E’ stato realizzato mettendo insieme immagini e filmati dell’epoca, risalenti all’uscita di alcuni degli album di quel periodo: “Slow train coming” del 1979, “Saved” del 1980 e “Shot of love” del 1981. A impreziosirlo, dei testi scritti da Luc Sante e recitati dall’attore Michael Shannon, nei panni di un predicatore, presente a Roma con la regista. Il lungometraggio è accompagnato anche da un libro e una serie di bootleg celebrativi.

“E’ veramente bellissimo vedere Dylan agire in maniera così energica – commenta l’attore – si vede che sta mettendo su lo show per sé stesso, sta sperimentando emozioni profonde ma sembra anche trovare pace. E mostra un grande coraggio ad essere lì così sereno in un momento in cui tutti i suoi fan o gran parte di loro gli stavano voltando le spalle. E’ ammirevole. Sono da sempre un suo fan  e uno dei primi concerti mai visti nella mia vita era proprio di Dylan, alla fiera del Kentucky.  Spesso uso la sua musica per ispirarmi prima di una performance”.

E la sua performance, anche in questo film, è molto intensa. Il suo predicatore dal forte senso etico mette al bando l’ipocrisia, proprio in un momento in cui a Hollywood cadono molte maschere: “A volte – continua – mi sembra sciocco quello che faccio per guadagnarmi il pane, e magari anche questa volta. Però ho dei figli e naturalmente sono preoccupato per il futuro. Ho avuto il piacere di lavorare in film con messaggi forti, capaci di ispirare le persone a prendere in considerazione alcuni aspetti della vita da affrontare. Come impiantare un piccolo seme nella coscienza del pubblico, credo sia una delle cose migliori che io possa fare. Ho interpretato anche Elvis e pure lui, come Dylan, era una persona spirituale che cercava sempre di migliorarsi e di capire cosa potesse dare al pubblico oltre al semplice intrattenimento. Dylan era concentrato sul presente, non sul passato. Non è uno che ammira la sua stessa leggenda e anche questo lo rende grande”.

Criticata la scelta di non inserire sottotitoli sui testi delle canzoni ma, spiega Lebeau, “era molto complicato, considerato anche il numero di paesi in cui vogliamo diffondere il film. D’altro canto non volevamo realizzare un concert movie, ma un viaggio. E’ venuto fuori questo materiale molto scarno, realizzato con una sola macchina da presa, abbiamo deciso di calcare l’impronta amatoriale, come se Bob stesso stesse parlando al suo pubblico. E i sermoni bilanciano, non abbiamo voluto interromperli con la musica, ogni parola era troppo importante per poterlo fare”.

02 Novembre 2017

Roma 2017

Roma 2017

Proietti papà di Alessandro Gassman ne ‘Il premio’

L’attore chiude gli incontri ravvicinati della Festa del Cinema di Roma, regalando risate e nostalgia e una chicca sul futuro: "Sarò il padre di Alessandro Gassman ne Il premio diretto da lui stesso. Lo conosco da quando era bambino e ora mi impressiona ritrovarlo regista, sicuro e determinato"

Roma 2017

I risultati di Alice nella città

40mila presenze agli eventi organizzati a Casa Alice. Un successo per la sezione autonoma e parallela della Festa che ha già rinnovato per un biennio l'accordo con la Fondazione Cinema per Roma

Roma 2017

Lynch e quella volta con Fellini a Cinecittà

Il regista, che ha ricevuto il Premio alla carriera da Paolo Sorrentino, ha incontrato il pubblico della Festa del Cinema, ricordando con particolare affetto l’incontro con Fellini. Lolita di Kubrick, Viale del tramonto di Billy Wilder, 8 ½ sono le tre opere cinematografiche che il regista americano ha usato per raccontarsi ancora più profondamente

Roma 2017

Betta Lodoli, diseducazione sentimentale

Presentato alla Festa di Roma il documentario Ma l’amore c’entra?, dove la regista ha raccolto le testimonianze di tre uomini che hanno picchiato le mogli e che ora sono impegnati in un percorso terapeutico. Un documento di forte attualità che getta luce sulle radici antropologiche del femminicidio


Ultimi aggiornamenti