Sergio Rubini: “Nina dei Lupi ci ricorda di rimettere al centro la nostra umanità”

Tratto dall'omonimo romanzo di Alessandro Bertante, il thriller fantasy distopico Nina dei Lupi di Antonio Pisu apre fuori concoso le Giornate degli Autori


VENEZIA – Cosa succederebbe se improvvisamente tutti i nostri apparecchi elettronici smettessero di funzionare? Questa “sciagura” è la premessa narrativa di Nina dei Lupi, romanzo del 2011 di Alessandro Bertante, da cui è stato tratto il film di Antonio Pisu, scelto per aprire fuori concorso le Giornate degli Autori prima di arrivare nelle sale dal 31 agosto.

La storia si ambienta in un paese di montagna che, dopo l’improvvisa tempesta solare che ha generato una società pre-industriale dove vige la legge del più forte, rimane isolato grazie al crollo della galleria che rappresenta l’unico tramite con il mondo esterno. In questa “terra promessa” si forma una comunità pacifica che è riuscita a proteggersi dall’apocalisse, tra loro vive Nina, una ragazzina nata il giorno della “sciagura” che nasconde in sé misteriosi e arcaici poteri. Proprio Nina sarà la chiave per difendersi dall’attacco di un gruppo di spietati predoni.

L’ambientazione distopica è ciò che più affascina di Nina dei Lupi, capace di farci capire quanto siamo diventati dipendenti dalla tecnologia che ci circonda. Se dovessimo essere costetti rinunciarci saremmo in grado di riconnetterci con il mondo naturale che abbiamo rigettato? “È sotto gli occhi di tutti. – dichiara il regista Antonio Pisu – Non vorrei dire, banalmente, che siamo schiavi della tecnologia, anche se è la verità. Pensiamo che sia un futuro lontano, invece è sempre più prossimo. Quello che per noi era un film di fantascienza in verità è quasi un documentario. Ci sembrava una bella metafora della società di oggi. Lo abbiamo appena vissuto: persone che sono state costrette a vivere in 20 metri quadrati e persone che hanno avuto la fortuna di vivere in armonia con la natura”.

Nina dei Lupi potrebbe essere il film decisivo per la carriera della giovane Sara Ciocca, già protagonista quest’anno di un altro fantasy tutto italiano: Mimì – Il principe delle tenebre. La sua interpretazione energica e il suo sguardo vivace e penetrante sono un elemento cruciale per la buona riuscita del film. “Nina è stata la rinascita della me bambina. – afferma l’attrice – Ho riscoperto quella piccola Sara dall’animo selvaggio e primitivo. Da piccola amavo mettermi su un piccolo poggio e cominciare a correre veloce: amavo sentire il vuoto sotto le mie gambe e il mio corpo nel vento. Prima delle riprese del film, sono andata in campagna da mia nonna, in Molise. Ho provato a riprodurre questo gioco, provando a focalizzarmi sulla mia corsa. Perché un personaggio come Nina doveva essere molto sgraziato e quindi ho cercato di focalizzarmi sulla sua corsa animalesca. In Nina ho ritrovato un legame con la natura, che è una cosa che, in fondo, appartiene a tutti noi”.

C’è poi Sergio Rubini negli inediti panni di uno spietato antagonista. Un personaggio che incarna in sé il peggio di un’umanità che ha perso la capacità di empatizzare con gli altri. Sconfitto nel mondo che esisteva prima della sciagura, ora vuole solo ottenere il suo riscatto. A tutti i costi. “Ho amato molto fare questo cattivo, perché i personaggi che ti permettono di sperimentare qualcosa di diverso e addentrarti nei luoghi più oscuri della tua coscienza. – afferma l’attore – Più in generale mi ha fatto molto piacere partecipare a questo film così anomalo per la nostra cinematografia.

Nina dei Lupi è un film di genere che mette in campo un tema assolutamente attuale, di cui qui da noi se ne parla troppo poco. – continua Rubini – Sapete che ci sono degli attori, degli sceneggiatori, dei registi, che stanno dall’altra parte dell’oceano e scioperano perché tante cose che hanno a che fare con la tecnologia, penso all’intelligenza artificiale agli algoritmi della piattaforma, vengano in qualche modo regolamentate. Penso che dovremo parlarne seriamente anche noi, che sia arrivato il momento di rimettere a centro la nostra umanità, altrimenti rischiamo che il mostro che abbiamo costruito prenda il sopravvento e facciamo la fine del dottor Frankenstein. Il film ci spiega questo: il rischio, quando la tecnologia prende la mano, è che l’essere umano si disumanizzi. E i governi, secondo me, se ne devono accorgere prima che sia troppo tardi”.

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30 Agosto 2023

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