Occhiali da vista e maglione scuro. Così, ogni giorno, si presentava Sergio Marchionne. In azienda, in televisione o in un’aula magna di qualche università. Ha scelto di abbandonare le sembianze del top manager in giacca e cravatta a favore di un’immagine pratica e semplice. E con quel maglione sempre uguale ha preso parte a tutti gli incontri che hanno caratterizzato la sua carriera, anche le trattative più delicate, e che hanno rivoluzionato l’azienda più importante d’Italia. Tutti conoscono la sua immagine pubblica, ma chi è stato Sergio Marchionne nella vita?
Cerca di trovare risposta il documentario, titolato semplicemente col nome del suo protagonista, diretto da Francesco Micciché, scritto da Giovanni Filippetto, coprodotto da Mario Rossini per RED FILM con Rai Documentari e Luce Cinecittà con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund, che va in onda in prima serata il 17 dicembre 2021, alle 21:25 su Rai Tre, e poi resta disponibile su Rai Play.
Il doc si concentra sulle tappe principali della vita del manager: l’infanzia in Abruzzo e l’emigrazione in Canada; la ribellione giovanile e gli inizi come dirigente; il periodo da underdog, la consacrazione, le sue partite principali, giocate alla pari con i maggiori manager mondiali; la venerazione degli Usa e la diffidenza da parte della sua nazione d’origine, e infine il triste epilogo con l’improvvisa scomparsa. Ma soprattutto le convinzioni, gli interessi, i sentimenti privati di un uomo che aveva fatto della riservatezza un cavallo di battaglia. Un lavoro dal taglio internazionale, approvato dal gruppo FCA-Stellantis, che capitolo dopo capitolo restituisce la complessità della figura che è stata Marchionne, spesso osannato per le sue intuizioni manageriali ma anche criticato per i metodi e l’impatto a volte drammatico delle sue scelte. Un approccio diversificato che poggia le basi su un vasto repertorio tra Rai Teche, Archivio Luce, CSC – Archivio Nazionale del Cinema Impresa (Ivrea), Meeting di Rimini, le più prestigiose università italiane, Ferrari, La7, RSI e soprattutto gli archivi privati Stellantis concessi in esclusiva, a cui si aggiungono le interviste ai suoi più stretti collaboratori e ai principali esponenti della politica, del giornalismo e dell’imprenditoria italiana e non.
“Rai Documentari, Archivio Luce e Cinecittà – dice Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà – si sono prefissi l’obiettivo di raccontare la storia del nostro paese, e la storia di Marchionne è quella di una persona, e per il pubblico è importante riuscire a leggere una storia più grande tra le righe di una più individuale”.
“Abbiamo cercato – commenta il regista – di raccontare un Marchionne sconosciuto. Le fasi della vita, dell’università, che rendono al personaggio uno spessore poco noto. Arrivare in un paese di cui non si conosce la lingua ha portato Marchionne a cercare nuove forme di comunicazione con gli altri, e questa sua grande capacità di comunicare viene anche da quel tipo di esperienza. Filippetto ha fatto un eccelso lavoro di ricerca e ha strutturato il racconto”.
Rossini dichiara “amo l’understatement di Marchionne. L’uomo del fare e non dell’apparire, un modello anche per i giovani, che lui amava molto. Le sue lezioni erano performance, tra insegnamenti e citazioni filosofiche”.
Duilio Giammaria di Rai Documentari annuncia che “ci sarà probabilmente un’intervista aggiuntiva nella versione finale, con Alfredo Altavilla, grande manager con grande ruolo nell’attività di Chrysler e dunque grande collaborazione con il nostro protagonista”.
La giornalista Giovanna Pancheri, in collegamento, ricorda Marchionne così: “Nel 2010 fui selezionata come young leader per il consiglio Italia – Stati Uniti, un appuntamento a cui Marchionne teneva moltissimo, e regolarmente lo dovevo intervistare per Sky. Si vede molto bene in questo il suo rapporto coi giornalisti. Gli feci una domanda ‘a tradimento’ sulla produzione di Panda in Polonia. Mi guardò un po’ sorpreso e un po’ infastidito, chiedendo ‘e come lo sa?’. Riuscì a girare attorno alla questione, ma quando gli facevi una domanda particolare, basata però su questioni reali, lui si infastidiva ma al contempo dentro sorrideva, perché apprezzava la qualità dell’interlocutore. Una grande cifra innovativa di Marchionne è che aveva un approccio nei confronti delle persone al di là del colore, ‘color blind’ si direbbe in inglese, ma anche ‘gender blind’. Vedeva solo i talenti e le bravure e le portava avanti indipendentemente da chi aveva di fronte”.
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