Pietro è un ritroso insegnante che lotta affinché i suoi ragazzi, giovani napoletani distratti dallo studio da attività più “affascinanti” come i furti o lo spaccio, frequentino la scuola fino in fondo. A dispetto della camorra, della paura e di un mistero che riaffiora dal suo passato. A interpretarlo in O’ professore è Sergio Castellitto, passato dal set cinese di Gianni Amelio alle strade di Napoli, e oggi impegnato in Repubblica Ceca nelle riprese di Le cronache di Narnia – Il principe Caspian, nei panni del perfido Re Miraz. L’attore presenta in anteprima al Roma Fiction Fest la miniserie Mediaset – diretta da Maurizio Zaccaro, sceneggiata da Stefano Rulli e Sandro Petraglia e prodotta da Grundy Italia. Nel cast ci sono Luisa Ranieri, Donatella Finocchiaro, Antonio Catania e un gruppo di attori non professionisti scelti da Zaccaro fra oltre 3mila ragazzi napoletani. All’anteprima di stasera sarà presente anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che assisterà all’assegnazione del Maximo Forever Award, il premio in diamanti del Roma Fiction Fest, a Michele Placido, Ettore Bernabei e Margarethe Von Trotta.
Castellitto, chi è Pietro, il suo professore nel film di Zaccaro?
Pietro è un insegnante che con gli altri suoi colleghi professori “acchiappa” i ragazzi che sono sull’orlo del baratro lavorando nella sua scuola, un istituto molto speciale che si trova a Napoli, in un territorio dove si registra il 40% di dispersione scolastica. In quelle zone moltissimi giovani, piuttosto che andare a scuola, passano il tempo a rubare, a spacciare o a commettere altri crimini. Al centro della fiction c’è il percorso pedagogico che coinvolge questi ragazzi, nella speranza di convincerli a frequentare la scuola, ma anche e soprattutto un percorso emotivo ed emozionale.
O’ professore infatti è ambientato e girato a Napoli, una città che ha vissuto e vive momenti di tragica emergenza.
Abbiamo girato per quattro settimane nel Rione Sanità, tra l’ottobre e il novembre 2006, proprio quando si era appena scatenata una guerra tra cosche, di cui purtroppo abbiamo sentito gli echi. Mentre eravamo sul set abbiamo vissuto con una certa tensione la notizia di episodi di violenza avvenuti solo a poche centinaia di metri da noi.
E’ una città che conosce bene?
Vi ho lavorato spesso, ne conosco il cinema, il teatro, gli attori. E’ un luogo denso di drammaticità, che si ripercuote ogni giorno in ognuno di noi. E’ un laboratorio sociale del paese: se Napoli va male, l’Italia non può andar bene.
Lei alterna spesso il lavoro per il cinema a quello per la tv. Qual è la dimensione in cui si trova meglio?
Mi trovo meglio a fare le cose che mi piacciono. Non ho mai pensato che ci fosse un’intrinseca differenza di qualità tra la tv e il cinema, non sono mai caduto nel tranello di credere che il cinema sia più nobile della televisione. Io scelgo in base al senso delle storie che mi propongono, al divertimento e all’interesse che mi suscitano, senza pregiudizi. Sono molto fiero di tutti i film televisivi che ho scelto di fare. Detto questo è innegabile che la televisione faccia schifo, e forse questo vuol dire che anche noi facciamo un po’ schifo.
Cosa pensa di questa nascente festa tutta dedicata ai prodotti televisivi?
Credo che parta con delle ottime premesse. E’ guidata da un grande direttore come Felice Laudadio, che ha diretto, e bene, tanti festival di cinema, e che cercherà di dare un senso e una qualità cinematografica anche a questa kermesse riservata al piccolo schermo.
Quando andrà in onda O’ professore?
Dovrebbe essere trasmesso in autunno. Spero che alla fatica fatta dagli artisti per realizzare un prodotto così, corrisponda la ‘fatica’ di chi fa il palinsesto. Ultimamente la televisione non ha dato grandi prove di coraggio, e ha spostato fin troppo l’attenzione su un altro genere, il reality.
Ora è impegnato sul set del secondo episodio di Le cronache di Narnia, nei panni del cattivissimo Re Miraz.
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