Sergio Castellitto


“La Cina non è un paese ma un pianeta”. Il viaggio di Vincenzo Buonavolontà è stato anche quello di Sergio Castellitto, prima spaesato e leggermente spaventato, poi affascinato da quel mondo immenso e contraddittorio. La stella che non c’è per l’attore e regista è stata un’esperienza autentica, che gli ha lasciato molte riflessioni e un mucchio di foto scattate durante i tre mesi delle riprese.

Come descriverebbe il suo personaggio, il manutentore che parte verso l’ignoto per riparare un impianto difettoso con una valvoletta?
È un uomo che parte rigido e arriva morbido. Parte con un’intenzione ideale, e anche ideologica, ma capisce che conviene fermarsi e impara a comunicare in una lingua che non conosce. In generale non credo molto nell’identificazione, ma stavolta ho usato la mia curiosità e il mio disagio. La scena in cui Vincenzo piange, e che Gianni Amelio ha deciso all’ultimo istante, è stata veramente liberatoria di quell’essere rigido.

Il film è anche una riflessione sulla fine della classe operaia, sul tramonto dell’ideale comunista?
Credo che il film sia più intimo che politico. Vincenzo vede le statue del presidente Mao e cita Deng, ma scopre che la Cina che ha alimentato il suo comunismo non esiste più, c’è ora un capitalismo forsennato. Nel frattempo compie la sua azione più forte, quella di fermarsi.

Se l’aspettava così la Cina?
Non proprio. Anche se avevo letto “Il secolo cinese” di Federico Rampini, c’erano tante cose che non sapevo. La Cina ha deciso di conquistare il mondo non con le armi ma con l’economia. Sull’Empire State Building ho comprato un gadget per mio figlio: era made in China. Loro sono una multisala, l’Europa è un cinema d’essai. Pensi che in Cina, che è larga quanto gli Stati Uniti e anche di più, c’è lo stesso fuso orario in tutto il paese. Così gli operai entrano in fabbrica alla stessa ora.

Aveva letto il libro di Rea?
Era allo Strega l’anno che vinse Margaret con “Non ti muovere”, quindi lo conoscevo: ma leggere un libro prima di fare un film può essere un ostacolo.

È vero che Amelio scriveva la sceneggiatura giorno per giorno?
È vero. Ma io sul set sono un soldatino, faccio quello che mi dicono.

Tra un Leone d’oro al film e una Coppa Volpi a Castellitto cosa sceglie?
Rinuncio alla Coppa Faina e spero che il premio vada al film.

Qual è per Sergio Castellitto la stella che non c’è?
Per me è la libertà. Tutti vogliono partecipare alla ricchezza ma l’ultima istanza è la libertà. Il pane è importante, ma spesso nella storia alla necessità del pane si è sacrificata l’individualità degli esseri umani.

autore
05 Settembre 2006

Interviste

Ti West
Interviste

Ti West: “in ‘MaXXXine’, gli anni ’80 che nessuno vuole mostrare”

Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid

play
Interviste

Trincia: “ognuno di noi ha sentito vicinanza con questo caso”

Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.

play
Interviste

Luchetti: “ho voluto raccontare Carla anche come donna politica”

Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.

Interviste

Marco Valerio Gallo: come ti disegno ‘Freaks Out’

Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti


Ultimi aggiornamenti