Selma di Ava DuVernay, in sala dal 12 febbraio con Notorius, è il racconto della lenta marcia di Martin Luther King (David Oyelowo) verso il diritto al voto dei neri. Due le candidature agli Oscar (film e canzone originale) e una polemica, quella di aver trattato male l’allora presidente Lyndon Johnson all’attivo del primo film sul più noto paladino dei diritti dei neri. Siamo nel 1965 e Martin Luther King, fresco di Nobel per la Pace, cerca di guidare una marcia, il più possibile pacifica, da Selma, in Alabama, a Montgomery. Obiettivo il voto ai neri divenuto legge, ma di fatto impedito. Il film prodotto da Brad Pitt e Oprah Winfrey (che interpreta l’attivista Annie Lee Cooper), e appunto candidato all’Oscar come miglior film e per la migliore canzone originale, potrebbe fare un piccolo miracolo agli Academy perché, in caso di vittoria, la DuVernay sarebbe la prima donna regista afro-americana sul podio.
A infastidire alcuni critici e politici Usa è l’immagine del presidente Lyndon Johnson (Tom Wilkinson), che ne esce come un politico del tutto contrario a quella marcia dei neri verso i loro diritti che invece, per alcuni, sarebbe addirittura una sua idea. Comunque la pellicola, cinque giorni fa, è stata proiettata alla Casa Bianca alla presenza del presidente Obama.
Ancora, i famosi discorsi di Luther King hanno creato problemi nella lavorazione essendo protetti da copyright. Gli eredi, in particolare i tre figli Bernice, Dexter Scott e Martin Luther King III, sono da tempo in lotta tra loro. Per quanto riguarda la colonna sonora, John Legend e l’artista hip-hop Common, al secolo Lonnie Rashid Lynn jr, hanno firmato Glory che corre appunto per l’Oscar. Nel cast, fra gli altri, Tim Roth, Cuba Gooding Jr, Dylan Baker, Martin Sheen e Giovanni Ribisi.
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