Esercenti e distributori sembrano essere d’accordo: non ha più senso parlare di stagionalità per il prodotto cinematografico, bensì di annualità. Lo ha ribadito Alberto Francesconi, presidente dell’Anec durante la tavola rotonda svoltasi nel corso degli Screenings d’autunno di Chianciano. “Occorre un’ottimizzazione del mercato. I 400 film in uscita annualmente non devono concentrarsi in 6/7 mesi, ma vanno distribuiti su 10/11 mesi”.
D’accordo è Richard Borg, vicepresidente Unidim e direttore generale Uip, convinto che le città si svuotino sempre meno d’estate e che il periodo di ferie si concentri in una quindicina di giorni a agosto. “Verrà presentata, tra gennaio e febbraio, una bozza di listino per il mercato estivo 2002 – ha precisato Borg – caratterizzato da grandi film di respiro popolare, gli unici in grado di attirare il pubblico dei giovani, e da pellicole di qualità per la fascia media, per un pubblico più colto. Spazio al prodotto americano e a quello di altri paesi ma anche alla produzione nazionale, tanto più che per alcune tipologie di film italiani il periodo estivo rappresenta un momento più favorevole”.
D’accordo sul dirottare in quella stagione le opere italiane che, durante il resto dell’anno, spesso vengono sommerse da una valanga di film stranieri, soprattutto americani, è anche Carlo Bernaschi, presidente dell’Anem, l’Associazione degli esercenti dei multiplex. “Siamo ancora lontani dalla media annua europea di pubblico, l’obiettivo è quello di 150 milioni spettatori, sapendo che l’uscita annua di 400 film va spalmata nell’arco di 12 mesi”.
Anche per Lionello Cerri, vicepresidente Anec nonché produttore e esercente, ci sono condizioni favorevoli per l’allargamento della stagione che registra nel complesso un incremento del 10% degli spettatori, circa 120 milioni secondo i dati Cinetel riferiti ai 10 mesi di quest’anno. “Le 1000/1550 sale aperte d’estate devono poter disporre di prodotti diversificati, privilegiando così spettatori di vario tipo – ha spiegato Cerri – Certo per i film italiani rimane l’imbuto della Mostra di Venezia, alla quale gran parte dei registi ambiscono”. Decisivo diviene allora, per Cerri, l’intervento delle Stato con una forte campagna di pubblicizzazione, aiutando sia il piccolo esercente che il grande distributore.
Meno ottimista è Fulvio Lucisano, presidente uscente dell’Anica, visto che da più di cinque anni si parla di prolungamento della stagione e poi a farlo è solo qualche distributore americano. Lucisano vorrebbe che l’intervento dello Stato non si limitasse alla sola promozione, ma riguardasse una serie di agevolazioni economiche relative tanto alla pubblicità sulla carta stampata e sulle televisioni, quanto ai costi dell’energia elettrica per gli impianti di climatizzazione.
L’apertura estiva rimane dunque una sfida economica difficile da vincere, anche perché connessa al problema di reperire finanziamenti per la ristrutturazione delle sale. E sullo sfondo, ma neppure tanto, restano le difficoltà degli esercenti minori o delle città più piccole, come ha testimoniato proprio a Chianciano l’intervento di un proprietario di sale di Vercelli.
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