“La mia assenza agli Emmy Awards non mi impedì di ricevere il premio. Fu meraviglioso. E sono tuttora estremamente fiera di quello che abbiamo fatto. Avemmo la forza di boicottare totalmente la presenza a quella serata perché in quei giorni eravamo sempre tutti uniti, a manifestare in strada e a fare i picchetti.”
Quarantatré anni dopo il primo sciopero degli attori di Hollywood, che vide la 32esima cerimonia dei Primetime Emmy Awards praticamente priva di star, Cynthia Littleton su Variety intervista l’85enne attrice americana Loretta Swit, tra i principali protagonisti di Mash, la storica serie tv statunitense ispirata all’omonimo film di Robert Altman, ma anche di quei caldi mesi di protesta.
Gli Emmy Awards, anche quest’anno rinviati al 2024 a causa dello sciopero in corso, sono i più importanti premi televisivi negli Stati Uniti d’America, considerati equivalenti agli Oscar per il cinema, e quel boicottaggio nel 1980 è considerato il culmine dello sconvolgimento causato dallo sciopero di allora contro gli studios di Hollywood. “Scendiamo in sciopero e sarà l’inferno” – tuonò l’allora negoziatore del sindacato, citato nel titolo del più autorevole quotidiano online americano di spettacolo.
Variety racconta proprio la notte in cui Swit vinse il suo primo Emmy Award: il 7 settembre 1980, la star di Mash era seduta nel soggiorno del suo agente a Beverly Hills guardando la cerimonia in TV, quando sentì chiamare il suo nome e vide la sua immagine lampeggiare sullo schermo. Ma lei era orgogliosa di non essere lì, tra il pubblico al Civic Auditorium di Pasadena, perché il sindacato degli attori, lo Screen Actors Guild era in sciopero. Swit e i suoi colleghi del cast di Mash Alan Alda, Mike Farrell e Jamie Farr furono infatti tra gli attori più attivi e visibili in quello sciopero, sempre in prima linea ai picchetti e alle conferenze stampa, sin da quando il sindacato, per la prima volta in 20 anni, diede il via alla prima interruzione del lavoro: era il 21 luglio 1980. Dopo sette nomination consecutive, l’attrice finalmente vinse la sua prima statuetta all’Emmy, ma se ne rese conto solo quando ricevette una telefonata dall’Europa dall’amica Jacqueline Bisset. “Era così eccitata, mi gridò: ‘Ehi, hai vinto!’ ” ricorda Swit.
“Lo sciopero di allora continuò per due mesi, fino al 25 settembre. Ma l’instabilità dell’intero settore audiovisivo continuò per tutto il periodo, fino al voto di ratifica del contratto, il 23 ottobre” racconta ancora Variety nell’interessante rievocazione storica, corredata da numerose foto, manifesti e pagine del giornale cartaceo del tempo: molte le star citate come protagoniste più attive della vertenza, sempre in prima linea, da Jane Fonda a Robin Williams, Ed Asner, Henry Winkler, James Garner, Sally Field, Patrick Duffy, Howard Hesseman, Marlo Thomas e Charlton Eston, che per qualche anno fu perfino presidente del sindacato attori, che appare immortalato in una foto alla testa di un picchetto davanti alla Paramount (clicca qui per leggere l’articolo di Variety).
Secondo la testata, che paragona quel momento a quello dell’attuale doppia mobilitazione a Hollywood, lo sciopero di oggi può contare su una forza e solidarietà molto più significativa tra i sindacati americani del settore. La prima ragione starebbe nel fatto che nel 1980 SAG (Screen Actors Guild) e AFTRA (American Federation of Television and Radio Artists) erano ancora entità separate: i due sindacati degli attori, infatti, si sono fusi formalmente solo nel 2012, pur se spesso, anche allora, univano le forze, soprattutto nelle trattative sui più importanti contratti cinematografici e televisivi. Per capire la forza di ieri e di oggi, al momento dello sciopero di 43 anni fa la SAG rappresentava circa 45.000 artisti e l’AFTRA circa 12.000. Oggi il SAG-AFTRA unito ne conta oltre 160.000.
Ma pur contando su numeri nettamente inferiori a quelli della vertenza di oggi, certamente il valore della solidarietà tra gli attori era allora più vivo che mai, come dimostra l’ultimo ricordo di quel periodo che l’attrice racconta a Variety: il festeggiamento del 1983 assieme al cast, durante la loro ultima apparizione agli Emmy, tutti insieme. La leggendaria serie di commedia noir, ispirata al film di Robert Altman e al romanzo di Ring Lardner Jr., fece infatti la sua uscita trionfale dopo ben 11 stagioni, che si erano concluse nel febbraio 1983 con l’ultimo episodio da record: Addio, arrivederci e amen.
Il cast, la troupe e i produttori che lavorarono insieme per 4077 episodi erano diventati una vera famiglia, rafforzata da amicizie durature – racconta ancora l’articolo. E quando arrivò il momento di partecipare a quegli Emmy, il 25 settembre 1983, con la serie già in onda da sette mesi, escogitarono un piano per noleggiare un autobus che portasse la delegazione di Mash alla cerimonia del Pasadena Convention Center.
“Quello fu il nostro ultimo show agli Emmy. Invece di viaggiare su quelle lunghe limousine fornite dalle reti tv, noleggiammo un vecchio bus per poterci arrivare tutti insieme”, dice Swit. “Non dimenticherò mai il momento che vi salimmo, ma soprattutto quello in cui scendemmo da quell’autobus, tutti ingioiellati con le nostre cravatte nera. Quel che volevamo era solo stare insieme. I Mash erano e sono tuttora un gruppo di persone molto speciale”.
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