Scimeca, tra Papa Francesco e il giudice Terranova

Il regista siciliano è al lavoro sulla figura del giudice Cesare Terranova, l'uomo che mise sotto inchiesta i Corleonesi


TORINO – Un papa che viene dalla fine del mondo e che è l’unico leader mondiale capace di parlare a tutti dei temi più urgenti di questa epoca tormentata. Ne è convinto Pasquale Scimeca che, da laico, ha realizzato insieme a Luca Capponi Il pranzo di Francesco, documentario Fuori concorso alla 39/ma edizione del Torino Film Festival.

Il film, prodotto da Arbash con Rai Cinema e con il contributo della Sicilia Film Commission, nasce dalla frequentazione come volontario nella Missione di Speranza e Carità di Palermo. Qui, nel settembre del 2018, Papa Bergoglio ha voluto condividere la tavola con gli ultimi, migranti, ex carcerati, malati che sono accolti in questa struttura. Il pontefice ha voluto per sé il nome di Francesco d’Assisi, emblema della scelta di campo della povertà evangelica, e sogna una “Chiesa povera per i poveri” come il documentario racconta con un linguaggio semplice, diretto, che arriva dritto al cuore.

“Solo noi abbiamo filmato quell’incontro – racconta Scimeca – senza registrare i discorsi tra il Papa e gli altri commensali, ospiti della missione, per pudore”. Bergoglio ha spesso ricordato che il suo film preferito è Il pranzo di Babette, “perché in una situazione conviviale ognuno sente il bisogno di parlare di sé”. Per Scimeca: “qui la massima autorità morale della terra dialoga con gli ultimi ed è un dialogo intimo, sincero. Ci sono tanti documentari sul Papa ma spesso c’è una distanza che qui viene colmata”.

Francesco si avvicina a ciascuno con parole di empatia profonda: “potrei esserci io, al tuo posto, se Dio non mi avesse tenuto una mano in testa”, dice ai carcerati. E’ profonda la sua commozione verso i migranti e ricorda l’inferno che hanno attraversato, i lager in Libia, il Mediterraneo divenuto una tomba, lo sfruttamento post coloniale. Ecologismo e dottrina sociale si intrecciano: “Bergoglio – prosegue Scimeca – è l’uomo della pace, ma anche il difensore del creato che parte dal Laudato si’. La terra è un dono, è una barca in cui stiamo tutti, nessuno si salva da solo. La difesa del creato non è astratta, perché è legata ai poveri. Se distruggi la natura crei nuova povertà. Bergoglio fa una critica radicale al sistema capitalistico, ai sistemi creditizi che producono miseria e sfruttamento. Sono convinto che sia l’unico leader mondiale di tutti, laici, cattolici o di qualsiasi altra religione, l’unica autorità morale capace di parlare a tutti e porre i temi fondamentali”.

Nel film le parole del Papa, attraverso varie interviste e filmati d’archivio, ma anche immagini dell’America Latina e dell’Africa: Libia, Sierra Leone, Serbia, Bolivia. I bambini che lavorano nelle miniere, che non possono andare a scuola. Tutti temi cari a Scimeca, che li ha già affrontati più volte nel suo cinema. Adesso Il pranzo di Francesco sarà distribuito nelle sale dell’Acec e c’è la fondata speranza di farlo vedere al Papa.

Nel frattempo l’autore di Placido Rizzotto e Rosso Malpelo, è al lavoro sulla figura del giudice Cesare Terranova, l’uomo che mise sotto inchiesta i Corleonesi. “Terranova e Sciascia erano amici e nel 1971, all’epoca in cui scriveva Il contesto, lo consigliò di presentarsi alle elezioni. Terranova, deluso perché i Corleonesi erano stati tutti assolti, meditava di candidarsi come indipendente nelle liste del Pci e Sciascia lo convinse dicendogli una cosa straordinaria: io per scrivere ho bisogno delle parole, tu per fare il giudice hai bisogno dei codici. E dov’è che si fanno le leggi, se non in Parlamento? Quindi vai, ma fatti mettere nella Commissione antimafia”.

Il film – che potrebbe svilupparsi in una serie di quattro puntate – racconterà il giudice a partire dal 1958, “anno in cui arriva a Palermo e gli viene assegnata l’indagine sui Corleonesi, un’indagine che nessuno voleva. Per dieci anni Terranova si dedicò anima e corpo arrivando a due maxi processi, nessuno venne condannato. Né Liggio, né Provenzano, né Bagarella, Riina ebbe sei mesi con la condizionale per aver falsificato la patente. Il film parte da una domanda: com’è possibile tutto questo? La risposta è che Liggio garantiva la partecipazione della mafia alla strategia della tensione. Terranova aveva scoperto che il peccato originale della Repubblica italiana era la strage di Portella della Ginestra e questo gli costò la vita nell’attentato del 25 settembre 1979”.  

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