Scherza con i fanti: il ‘Paese Senza’ di Pannone & Sparagna

Passa alle Giornate degli Autori ​il docu-film di Gianfranco Pannone e Ambrogio Sparagna, storia sul rapporto tra gli italiani e la guerra


VENEZIA – Passa alle Giornate degli Autori Scherza con i fanti, docu-film di Gianfranco Pannone e Ambrogio Sparagna, che costituisce al contempo un seguito spirituale del precedente Lascia stare i santi e una storia sul rapporto tra gli italiani e la guerra, costruita con l’ausilio delle immagini di repertorio dell’Istituto Luce – Cinecittà, che produce e distribuisce.

“Il nostro non è mai stato un popolo realmente guerriero, anche perché la millenaria storia del Paese ha visto fin troppe guerre, violenze, invasioni – spiega Pannone – e credo che la nostra società ‘liquida’ abbia anche bisogno di ricollegarsi al passato. Ma non in maniera nostalgica, anzi, può essere un ritorno critico o riflessivo. Il documentario può trascendere così la sua forma prettamente saggistica e diventare poesia del reale. Il nostro è un paese pieno di miserie, ma lo trovo straordinario perfino oggi. Non siamo un popolo pacifico, non credo nel mito di ‘italiani brava gente’, però siamo un popolo refrattario alla guerra e al mondo militare, salvo alcuni innamoramenti momentanei. Dopotutto, è anche un paese cattolico, il paese di San Francesco. L’Italia potrebbe anche essere un paese di portatori di pace”.

Nel film non ci sono solo belle immagini di repertorio, ma anche le straordinarie musiche di Sparagna e pagine di diari dal fronte, incentrandosi anche attorno a una figura specifica, quella di Vincenzo Marasco, soldato che ha preferito la zampogna al mitragliatore ma continua a dichiarare che sarebbe pronto a morire per il suo paese.

“Mi piace pensarlo come un neo-patriottico – dice Pannone – in fondo il patriottismo non deve necessariamente essere una prerogativa delle destre. Vincenzo è un amico, vive alle radici del Vesuvio e piange guardando vecchie fotografie, perché si porta dentro, junghianamente, il dolore dei suoi padri, dei suoi nonni e del passato, e la memoria di un paese che ne ha viste di tutti i colori. Un ‘paese senza’, come lo definiva Alberto Arbasino in uno splendido saggio. Un paese cresciuto sulla base di assenze forti, tra cui quella di una coscienza nazionale, la difficoltà di fare i conti con le pagine più brutte della propria storia, dal fascismo agli anni di piombo, e che proprio per questo rischia di rievocare costantemente i suoi fantasmi”.

“Siamo partiti da una constatazione – aggiunge l’autore delle musiche Ambrogio Sparagna che firma il doc insieme a Pannone – Il canzoniere popolare italiano è ricchissimo di canti e canzoni sulla guerra, dall’Ottocento fino a oggi. E la cosa particolare è che non si tratta di canzoni univoche, irregimentate, elogiative, ma spesso di canzoni critiche, di ripudio della guerra. Questa è stata la scintilla del film, una considerazione dialettica, di contrapposizione alla guerra, senza cui il film non avrebbe avuto la particolare declinazione che ha. Accanto ai diari dei soldati c’è questo tipo di protesta popolare”.

Oltre alla selezione di brani popolari, ce ne sono alcuni composti per l’occasione dallo stesso Sparagna. “Intanto ho cercato la storicizzazione dei canti – dice –  Ad esempio è interessante notare come si trova una grande ricchezza di canti sulla guerra nel periodo della Prima Guerra Mondiale. Per una ragione: nella grande guerra c’erano le trincee, un luogo di guerra ma anche di riunione dei soldati, collettivo, di raccoglimento; quindi gli uomini avevano la possibilità di uno spazio comune per cantare. Per lo stesso motivo, al contrario, non c’è abbondanza di canzoni nella guerra partigiana, perché è una guerriglia, non si può stare fermi ad aspettare. E’ una guerra di movimento. E abbiamo rintracciato questo filo comune tematico, che va appunto dall’ottocento fino alla ricerca moderna, di grandi autori come Francesco De Gregori, la cui ‘San Lorenzo’ è presente nel film”. La mia canzone, ‘Senza fucili e senza cannoni’, è una ballata sullo stile dei cantastorie, che racconta la ribellione di un gruppo di soldati cagionata dal fatto che un suonatore fa una magia, trasformando le pallottole in cose da mangiare. I canti hanno spesso contenuto un desiderio, un anelito di pace. E’ una tradizione molto antica, che si può trovare anche nelle laudi di San Francesco, e in quelle di San Filippo Neri, e nel ‘700 in Sant’Alfonso, l’autore di ‘Tu scendi dalle stelle’. Non è un caso che prima di Scherza con i fanti con Gianfranco abbiamo fatto insieme Lascia stare i santi, dedicato alla credenza religiosa italiana. E’ stato quasi fisiologico, c’è una saldatura tra la tradizione delle laudi e i canti popolari sulla guerra”.

 

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28 Agosto 2019

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