“Per primo, l’ha visto papà”, il documentario Scalfari. A sentimental journey, scritto dalle figlie Donata e Enrica con Anna Migotto, diretto da Michele Mally, prodotto da Rai Documentari e 3D Produzioni, alla Festa del Cinema di Roma come Evento Speciale.
Un confronto generazionale – non solo tra padre e figlie, ma anche tra nonno e nipote -, una storia di famiglia, la storia di un uomo che ha attraversato la Storia d’Italia, che nel suo ruolo di giornalista è stato capace di influenzare la politica e la società, anche quando, a 89 anni, è arrivato a realizzare e pubblicare la sua intervistata a Papa Bergoglio – stabilendo un rapporto d’amicizia -, lui che tra l’altro non è credente in Dio.
A sentimental journey – titolo del film, titolo di una canzone di Doris Day, da Scalfari prediletta nella versione di Ella Fitzgerald, quella che si ascolta, e poesia, da lui stesso letta in una delle sequenze – “è un viaggio reciprocamente sentimentale. Prima abbiamo superato il pudore di due figlie, che poi hanno raccontato (il papà) come un figlio maschio probabilmente non avrebbe saputo fare”, racconta Anna Migotto, restituendo quel particolare accento – innamorato e pungente al contempo -, più facilmente affiliabile al tocco femminile.
“La parte più difficile è stata l’equilibrio tra pubblico e privato, che ci veniva più facile del pubblico, di cui c’era da dover scegliere un pezzo di Storia d’Italia”, spiegano le figlie, non solo co-sceneggiatrici ma anche in scena con il loro papà, per raccogliere e stimolare il suo raccontarsi. Lui, che “molto concentrato e attentissimo” è stata la prima persona a guardarlo, a guardarsi, domandando: “e chi se lo vedrà? Io ho già raccontato tutto”, ma in questo doc c’è di più, c’è la storia famigliare degli Scalfari, del “vegliardo” Eugenio – come ama definirsi –, il figlio di Gina e Pietro, di cui – tra le molte – possiamo guardare addirittura la sua foto di neonato al seno della balia, così come l’immagine storica accanto alle rotative che stampavano il primo numero de “La Repubblica”, testata che ha fondato – con Carlo Caracciolo – e poi diretto per vent’anni: non solo un giornale, ma un figlio, un fratello, come l’hanno infatti vissuto le due eredi femmine.
“Io sono stato innamorato del mio prossimo … delle situazioni, della società”, dice di sé l’“ingombrante, narciso, protettivo” Scalfari, così raccontato nelle parole di Donata e Enrica, nate e cresciute nella casa di via Nomentana a Roma – dentro cui si svolge parte del film -, dal padre considerata La casa, quella dalle porte sempre aperte, che ha accolto la politica e il giornalismo italiani, al pari dei compagni di scuola delle bambine, intatta e vuota dal 2006, anno della scomparsa della mamma Simonetta, moglie di Eugenio, donna che ha convenuto nel tempo che lui – per decenni, e tutt’oggi – abbracciasse nella propria vita personale anche Serena.
97 anni compiuti lo scorso aprile, a domanda esplicita Scalfari risponde che “no”, non ha paura della morte, della “regina” come la chiama lui, che quando arriva ti tocca con un dito e ti porta con sé: per adesso è ancora “la scrittura il primo psicofarmaco della tua vecchiaia”, gli fanno notare le figlie, non però le sole voci – seppur le centrali e imprescindibili – del film: con loro Simone Viola, il nipote adolescente di Scalfari, che in un dialogo con il nonno conviene di somigliargli un po’, “una somiglianza fisica, l’essere figli unici, e maschi”; ancora, ne parla il suo erede a “La Repubblica”, Ezio Mauro; poi, due voci cinematografiche accolte nel suo cenacolo domestico, Roberto Benigni – che per raccontarne l’immensità d’intelletto lo dice capace d’argomentare contestualmente “dall’Illuminismo al basilico” – e Paolo Sorrentino; infine, Bernardo Valli, Massimo Recalcati, Fabrizio Barca, Natalia Aspesi, Lucia Annunziata, Walter Veltroni e monsignor Vincenzo Paglia.
Il doc – che tra le pagine del suo svolgimento visivo include anche materiale dall’Archivio Storico Luce, in particolare una preziosa sequenza di lui che batte alla macchina da scrivere –, va in onda il 23 ottobre su Rai Tre, ore 17.45.
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