Sbarigia: “Sulla parità c’è bisogno di norme ma anche di formazione”

Gender gap e gender pay gap sono i temi affrontati nell'interessante panel che ha aperto la quarta edizione di Visionarie. Tra gli interventi quello della presidente di Cinecittà e di APA Chiara Sbarigia


Eretiche è il tema portante della quarta edizione di Visionarie, il talk ideato e diretto dall’avvocata Giuliana Aliberti per dare voce alle donne tra cinema, tv e racconto. Due giornate di studio e networking a Palazzo Merulana, a Roma. Il primo panel si è focalizzato su parità di genere e pari opportunità tra gender gap e gender pay gap. Tra gli interventi quello di Chiara Sbarigia, nella duplice veste di presidente di Cinecittà e di APA: “C’è bisogno di un quadro normativo, di regole e di sorveglianza su questi temi, ma anche di iniziativa culturale e di formazione. Molte di noi hanno avuto un certo livello di privilegio, nell’istruzione e nell’accesso alle professioni, ma l’attenzione va rivolta verso le fasce più deboli socialmente. Durante il Covid la situazione delle donne è peggiorata, ad aggravarla c’è anche il carico quotidiano di cure parentali, e poi partiamo con dei precedenti molto pesanti. Come l’atleta americana Kathrine Switzer, che sfidò le norme iscrivendosi alla Maratona di Boston sotto le iniziali K.V. Switzer nel 1967. Erano ammessi solo gli uomini e un giudice di gara tentò in tutti i modi di fermarla. Ecco anche noi dobbiamo liberarci di quel giudice per poter correre”. E prosegue: “Le donne hanno bisogno di spazi fisici per esercitare le loro attività. L’istruzione e la formazione devono raccontare alle ragazze che è possibile entrare in tutte le carriere. Il cinema può recuperare il racconto di ciò che le donne hanno fatto, da Matilde Serao a Marie Curie all’architetta Eileen Gray. Oggi, nel patrimonio del Luce, ci sono opere di artiste e fotografe e sono certa che una AD donna come Manuela Cacciamani darà ancora più spazio”.

Giuliana Aliberti ha sottolineato come l’Italia sia al 127° posto su 144 paesi per la parità, che si realizzerà solo nel 2171, una data slittata non poco in avanti dopo la pandemia che ha provocato un regresso per le carriere femminili. “Ma ci sono importanti interventi legislativi, il Parlamento Europeo sta mettendo a punto una direttiva che nel 2026 dovrà essere recepita da tutti gli Stati membri sulla pari retribuzione, mentre in Italia sullo stesso tema c’è la Legge Gribaudo del 2021”.

Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, in un videomessaggio, insiste sul rafforzamento delle politiche di genere. “La parità salariale è una necessità oltre che un diritto. Le imprese dovranno rendere pubbliche le informazioni sui salari e la trasparenza è il primo passo verso l’uguaglianza”. La deputata Chiara Gribaudo afferma: “Abbiamo aperto un varco in maniera concreta, provando a scardinare un paradigma. La prossima settimana discutiamo l’ennesima mozione sul gender pay gap. Vorrei che si parlasse di questi dati non solo l’8 marzo o il 25 novembre, ma sempre. C’è un legame tra economia, lavoro e questione femminile. La legge era un primo passo, ma per le aziende più piccole è facoltativa. Quindi dico che dobbiamo sostenerle, con 10 mln di euro possiamo fare un ulteriore passo avanti. Purtroppo Mario Draghi è stato l’unico Presidente del Consiglio a porre la questione di genere”. E tra le proposte che lancia c’è il part time di coppia agevolato, come in Germania.

Monica Lucarelli assessora alle Attività Produttive e alle Pari Opportunità di Roma Capitale riferisce del percorso virtuoso intrapreso dall’amministrazione capitolina che conta 24mila dipendenti che arrivano a 50mila con le partecipate, e sono tutti equiparati in base alle mansioni e non al sesso. “Ma gender pay gap vuol dire anche un carico familiare che toglie il tempo alle donne, e dunque fanno meno trasferte e meno straordinari, oppure chiedono un part time che non è spontaneo ma obbligato. Occorre anche un empowerment femminile, perché la donna tende a prendere carichi aggiuntivi senza sentirsi in diritto di chiedere un riconoscimento di ruolo e di reddito”.

La giornalista La7 Flavia Fratello, membro del comitato scientifico de Le Contemporanee, spiega: “Siamo un network di donne e uomini nato per fare lobby. Siamo state determinanti per spostare il finanziamento del PNRR sugli asili nido. Voglio ricordare che Alfonsina Rinaldi, la prima sindaca di Modena nell’87, parlava già all’epoca dei tempi della città come tempi delle donne e chiedeva ad esempio di armonizzare le chiusure degli asili con gli orari di lavoro. Proponiamo di istituire un Garante per le pari opportunità che operi a livello nazionale per offrire una funzione terza di monitoraggio, controllo ed eventualmente sanzione”.

Lorenza Lei, Responsabile Cinema della Regione Lazio, esprime l’intento di inserire il tema della parità nei bandi per la produzione, mentre Francesca Medolago Albani, Segretaria Generale di Anica, espone alcuni dati, a partire da una premessa: “Se c’è parità, le persone stanno meglio, lavorano meglio e le aziende vanno meglio. Se non ci fossero state le quote non saremmo qui a parlare di questo”.

Nel 2019/2023 le professioniste dell’audiovisivo sono il 24% contro il 19% del 2015 e la platea dei lavoratori dell’audiovisivo è molto aumentata. Tra le lavoratrici del settore il 31% sono producer e il 25% registe, fanalino di coda le dop (12%) e le compositrici (10%). “Se il team è guidato da donne, entrano più professioniste. Si dice spesso che le donne non sanno fare squadra, ma è vero il contrario”. E ricorda come in Anica le consigliere siano il 25%. “Ho chiesto al nuovo presidente Usai di inserire la parità nello statuto”.

Magda Bianco, capo dipartimento alla Banca d’Italia, rivela che le donne, anche giovani, hanno meno competenze in tema di finanza. “Ma tra quelle che lavorano il divario scompare. E’ un gap che nasce in famiglia, dove si parla poco di soldi con le figlie, ed è anche legato all’insegnamento della matematica che se viene appresa in modo meno competitivo e più inclusivo fa scomparire la disparità. Inoltre l’avversione al rischio nelle donne è più alta e c’è maggior esposizione ai rischi come truffe, indebitamento e violenza economica”. La soluzione? “L’educazione finanziaria che oggi è entrata nella scuola primaria insieme all’educazione civica, ma che va rivolta anche agli adulti”.

Riccardo Tozzi, produttore di lungo corso, racconta: “Negli ultimi anni ci sono stati investimenti di grandi gruppi nordeuropei in circa 15 società italiane, è successo anche da noi in Cattleya. Viene chiesto un intervento sulla parità di genere, la presenza di un responsabile del controllo della correttezza dei comportamenti sui set, la certificazione della parità salariale. Per noi è stato facile perché avevamo già molte donne nelle posizioni apicali, tra cui la ceo Francesca Longardi”.

Tra gli interventi anche quelli delle associazioni Women in Film, Television & Media Italia, UNITA, Una nessuna centomila, Mujeres nel cinema, e di due uomini che si definiscono femministi: Lorenzo Gasparrini, formatore nelle questioni genere, e Maurizio Mosca, consulente per la certificazione di genere.

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04 Ottobre 2024

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