Sono passati 80 anni esatti dallo Sbarco in Normandia, una delle più grandi operazioni militari anfibie di sempre, nonché la più importante della Storia moderna, che ha segnato l’inizio dell’Occidente come lo conosciamo oggi: libero e democratico. Nelle prime ore del 6 giugno 1944, all’inizio di quello che sarà ricordato per sempre come il D-Day, decine di migliaia di truppe alleate sbarcarono sulle coste della penisola del Cotentin, portando a compimento la parte cruciale della più ampia operazione Overlord, che permise la liberazione della Francia dall’invasione nazista. Dopo ore di cruenti combattimenti sulle spiagge e nell’entroterra della Normandia trovarono la morte migliaia di giovani uomini, statunitensi, francesi, canadesi, inglesi e, ovviamente, tedeschi, in una battaglia dal fronte ampissimo che ridisegnò il concetto di epica contemporanea, influenzando inevitabilmente l’immaginario mondiale.
All’epoca, il cinema stava entrando nella sua epoca più fiorente, soprattutto ad Hollywood, che trovò inevitabilmente nella seconda guerra mondiale e, in particolare, nel D-Day un bacino infinito di storie, grazie a cui raccontare l’eroismo dei propri soldati, celebrati inevitabilmente come gli artefici diretti della liberazione dal nazifascismo. Martiri per la libertà. Ed è proprio l’iconografia del martirio che viene sempre evocata nella ricostruzione di quelle tragiche ore sulle coste della Normandia, a partire da Operazione Normandia (D-Day the Sixth of June), film diretto da Henry Koster nel 1956. Protagonisti sono Robert Taylor e Richard Todd nei panni di un capitano statunitense e un colonnello britannico, schierati in prima linea il giorno dello sbarco e innamorati della stessa donna. Soltanto uno dei due, però, potrà rivederla, sottolineando così le alte probabilità di non farcela che avevano i soldati sul fronte normanno.
Lo stesso Richard Todd, divo irlandese che aveva preso parte in prima persona al D-Day, tornerà a interpretare il protagonista, appena sei anni dopo, de Il giorno più lungo, una pellicola che vuole essere molto più realistico del precedente. Un vero e proprio film-verità tratto non da un romanzo, ma da un saggio storico firmato da Cornelius Ryan. Todd interpreterà il maggiore Howard, suo superiore ai tempi della guerra, ma non sarà l’unico reduce a partecipare alle riprese: Kenneth More, Leo Genn e Rod Steiger e il mitico Henry Fonda, infatti, erano al suo fianco sia sul set che sul fronte.
Da segnalare, negli anni successivi, sono sicuramente Quella sporca dozzina di Robert Aldrich, candidato a quattro premi Oscar nel 1967, e Operazione Overlord di Stuart Cooper, vincitore di un Orso d’argento nel 1975. Tutte eccellenti opere cinematografiche che vennero annichilite nel 1998, quando uno dei più grandi registi di sempre, Steven Spielberg ci regalò la ricostruzione definitiva dello Sbarco in Normandia in Salvate il soldato Ryan. Vincitore di cinque premi Oscar, tra cui inevitabilmente Miglior regia, il film con protagonista Tom Hanks pecca forse di un po’ di quella retorica in cui cadono spesso gli statunitensi quando si parla di Seconda Guerra Mondiale. Eppure la lunga sequenza iniziale in cui tutti i personaggi vengono introdotti mentre cercano di sopravvivere alla mattanza del D-Day è una dei migliori esempi di cinema bellico mai messi in scena. Studiata ancora in tutte le scuole di cinema, è una scena in cui tutti gli elementi di cui è composto un film si sposano alla perfezione per farci provare la tensione, il terrore e l’adrenalina provate dai soldati in quel drammatico giorno.
Da allora, in pochi provarono a cimentarsi nella rappresentazione dello Sbarco in Normandia, evidentemente intimiditi dal confronto impari con Spielberg, che subito dopo produsse anche l’acclamata miniserie Band of Brothers, spegnendo definitivamente ogni altra velleità autoriale. Finora e forse per sempre, nella nostra mente, gli eventi del D-Day richiameranno automaticamente ai volti sporchi e tesi del capitano Miller (Hanks) e dei suoi commilitoni.
Per omaggiare questo 80° anniversario, infatti, si è evitato altri racconti canonicamente bellici, con il regista Oliver Parker che firma la commedia The Great Escaper, in cui il grande Michael Caine veste i panni di un 80enne che prova a fuggire dalla sua casa di riposo per raggiungere in Francia gli altri veterani e omaggiare il ricordo dei caduti del D-Day. Tratta da una storia vera, l’ultima interpretazione dell’attore britannico – che ha annunciato il ritiro dalle scene – arriverà nelle sale dal 20 giugno. Un’occasione per commemorare questo cruciale momento storico con un sorriso.
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