Satrapi, un Iran da fiaba, ma senza lieto fine


VENEZIA – E’ una favola sì, ma senza lieto fine, Poulet aux prunes di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, in concorso a Venezia 68. La coppia di Persepolis ha deluso chi si aspettava un film uguale o simile al precedente, premio della giuria al Festival di Cannes e candidato all’Oscar nel 2007. Innanzitutto perché questo qui non è un film d’animazione, anche se ha uno stile “rubato” al fumetto e ricorre spesso al disegno, sia per molti fondali che per alcune scene (c’è anche un piccolo cartoon in piena regola che serve per raccontare una buffa leggenda in cui compare l’angelo della morte Azrael). Poi, cosa ancor più rilevante, perché manca quasi ogni riferimento alla storia politica dell’Iran, anche se la vicenda è ambientata nella Teheran del ’58 e da lì si muove indietro e avanti nel tempo. Facciamo subito la conoscenza con Nasser Alì (Mathieu Amalric), un grande musicista che decide di togliersi la vita perché non trova più uno strumento all’altezza del violino che sua moglie (Maria De Medeiros) gli ha appena fatto a pezzi in un accesso d’ira. La donna non si sente amata e, come scopriremo, ne ha tutte le ragioni perché Nasser non ha mai dimenticato il suo perduto amore di gioventù, la ragazza che non ha potuto sposare perché un artista non è proprio un buon partito. Si parte dunque dalla decisione irrevocabile di farla finita, ma poi la storia si dipana in otto giornate, tra situazioni buffe e drammatiche dove l’immaginazione regna sovrana. E dove fa la sua apparizione, in una scena di sapore chiaramente felliniano, una donna senza volto in reggiseno nero. E’ Sofia Loren, oggetto del desiderio per il protagonista e anche per suo fratello, il classico primo della classe.

 

Il piacere e la gioia di vivere sono parte di questa narrazione: la musica, il buon cibo, il fumo di una sigaretta come cibo dell’anima, spiega la disegnatrice iraniana che vive a Parigi dall’età di 14 anni (e oggi ne ha 41). Mentre il suo complice Paronnaud considera Poulet aux prunes – che è ispirato a una celebre graphic novel – “una dichiarazione d’amore per il cinema, specialmente quello degli anni ’50” e Amalric trova un riferimento nei melodrammi di Douglas Sirk “per uscire dal grigiore, per esaltare il sentimento ideale che la vita ci porta ad annacquare”.

 

In realtà romanticismo e malinconia si intrecciano inestricabilmente in tutti i personaggi che ruotano attorno al protagonista: la madre Isabella Rossellini, fumatrice accanita fin dentro la tomba e femminista della prima ora, la figlia Chiara Mastroianni, giocatrice di carte dai forti appetiti vitali, il primo amore (Golshifteh Farahani) che non lo dimentica neppure quando ormai ha i capelli bianchi ed è nonna. Però non mancano i personaggi buffi, le macchiette, gli intermezzi surreali: primo fra tutti Jamel Debbouze nel doppio ruolo di un mercante oppiomane e di un mendicante che la sa lunga. 

 

“In qualche modo è un film nichilista – dice ancora Satrapi – perché nichilista è la vita. Nella realtà tutti dobbiamo morire, nel cinema almeno si trova un po’ di speranza”. Ma aggiunge: “Chi si ricorderebbe di Romeo e Giulietta se i due alla fine si sposassero”.  

 

Tocca alla bellissima attrice persiana Golshifteh Farahani (About Elly) parlare del cuore iraniano di un film girato negli studios di Babelsberg con attori per lo più francesi. “Quello è l’Iran che abbiamo perduto, un luogo simbolico che tocca a noi, due iraniane in esilio, raccontare. E’ una sfida importante, perché quella terra è e resta sempre nel nostro cuore”.

 

“Ma non c’è folklore, non vogliamo dire noi siamo iraniani, voi siete francesi o italiani, questa è una storia d’amore universale”, puntualizza Marjane. Mentre per Maria De Medeiros il suo ruolo, quello della donna non amata, non bella e infelice, che però ha in sé molto amore e molta sofferenza, è assolutamente universale. La conclusione spetta all’istrionico Amalric: “Di che vi stupite? Lubitsch fece fare l’ungherese a James Stewart in Scrivimi fermo posta, perché io non potevo fare l’iraniano?”.

autore
03 Settembre 2011

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