Dopo quasi 80 anni di contrasto tra il supereroe senza super poteri Batman e il suo antagonista storico, Joker, il cattivo implora, con stucchevole romanticismo – tono parodistico molto presente in tutto il film – l’ammissione del sentimento da parte dell’uomo pipistrello, che però, si sa, ha difficoltà nel gestire e manifestare i propri sentimenti. Basato sui mattoncini LEGO e sui personaggi DC Entertaintent, Lego Batman ha continuità di stile e tecnica con il precedente The LEGO Movie (2014): strutturato con migliaia di mattoncini digitali assemblati per costruire un intero mondo LEGO; i mattoncini sono stati progettati per evocare le caratteristiche riconoscibili dei blocchetti da costruzione, non sono stati creati in una serie di lotti identici, ma con l’intervento di piccoli difetti che gli conferissero così il realismo di un giocattolo, come nella realtà.
Il regista, Chris Mckay (co-regista, montatore e regista dell’animazione di The LEGO Movie), confermando la continuità di stile con il film precedente, ne fa però notare delle sottili ma fondamentali differenze: “L’aspetto di questo film è diverso da The LEGO Movie: sebbene facciano parte dello stesso mondo, è più cinematografico e foto-realistico. È più grande in scala, con inquadrature più ampie, e personaggi più dettagliati. Inoltre, abbiamo inserito alcuni effetti naturali, come il fumo e l’acqua”.
La visione è notevole, non solo psichedelica per il dinamismo, ma evidentemente florida di dettagli che travolgono lo sguardo ed esilarante per battute e situazioni. Come ha spiegato il supervisore CG dell’australiana Animal Logic (già Moulin Rouge, Happy Feet, A spasso con i dinosauri), Damien Gray, che definisce il set questa Gotham City di LEGO “uno dei più grandi ambienti che abbiamo mai creato. Se fosse stato costruito con dei reali mattoncini LEGO, occuperebbe sei campi di football e mezzo”. Oltre alla città, altri ambienti sono complessi e affascinanti, forse eccelle Villa Wayne, creata su modelli di palazzi americani anni ’20 e ’30, ricorda la dimora Xanadu del Quarto potere di Orson Wells. Non di meno dell’universo LEGO, da un punto di vista architettonico, è protagonista Batman, qui decisamente lontano per molti versi dall’immaginario filmico e fumettistico tradizionale, “un coatto”, come lo ha affettuosamente definito il suo doppiatore italiano, Claudio Santamaria. Questo Batman rimane uguale a se stesso nella storia personale e nell’etica super eroica, ma si trova a dover accettare che – come dice lo slogan del film – “per costruire un eroe serve una squadra”. Batman, infatti, rimane l’indiscusso supereroe buono capace di salvare il mondo da solo, qui prendendo coscienza che la cortina di distacco emotivo che ha sempre messo tra sé e gli altri, se abbattuta, può permettergli di essere un individuo ancor più eccezionale. Tematica, questa, comprensibile al pubblico dei più piccoli nella forma dell’amicizia e del concetto di famiglia, ma effettivamente molto più sofisticata nella lettura per il pubblico adulto, interlocutore diretto di questa storia quanto i bambini.
La famiglia di questo Batman di LEGO sono tre, anzi quattro, profili imprescindibili: il fedele maggiordomo Alfred, il “figlioccio” Dick Grayson, ovvero Robin, la signorina Barbara Gordon-Batgirl, temprata nuovo commissario della polizia di Gotham, che succede qui allo storico padre, il commissario Gordon appunto, e l’imprescindibile Jocker, nemico storico, in fondo complice nel trionfo del super eroismo dell’uomo pipistrello. Claudio Santamaria, voce della saga Batman diretta da Christopher Nolan e doppiatore dello stesso super eroe nel capitolo LEGO precedente, viene qui affiancato da Geppi Cucciari, ovvero Barbara Gordon-Batgirl, e da Alessandro Sperduti, Robin, per il doppiaggio italiano.
Santamaria è di nuovo Batman.
Qui è completamente ribaltato, ha un lato molto infantile, che amo da impazzire. È tronfio, mascherato anche in casa, ma perché è solo: la maschera è la sua coperta di Linus. Di tutti quelli visti, è quello che mi piace di più. Batman è il supereroe senza super poteri, riesce grazie allo sforzo e alla volontà, questo mi fa tenerezza. Il mondo LEGO ha fatto un crossover tra il mondo DC, quello Warner e se stesso, questo è molto divertente.
Geppi Cucciari, doppiatrice per la prima volta. Chi è la sua Batgirl?
Mi è stato chiesto di tenere in considerazione il mio accento sardo, il direttore del doppiaggio voleva lo mettessi un po’ sparso. Hanno anche tenuto un ‘ajò’ nella versione finale. Barbara è una donna che ha il vantaggio di migliorare le persone che incontra. Ci accomuna un temperamento forte, però non è importante possederlo ma come lo si usa.
Cucciari, cosa ha imparato dal suo personaggio?
Niente, per fortuna a 40 anni avevo già scoperto la condivisione, però ho amato esserne in qualche modo il veicolo. Del cartone in generale, mi piace che sia tradizionale e ‘omosessuale’ al tempo stesso, sospetto un amore tra Batman e Jocker (ride).
Che lavoro avete fatto con la voce, per queste versione di Batman e Robin?
Santamaria: Ho cercato di intonarmi sulla voce originale (Will Arnett), anche se alla fine il mio timbro è differente.
Sperduti: Lo stesso metodo di Claudio, cercando soprattutto di arrivare alle intenzioni.
Che rapporto avete con i cartoni animati?
Cucciari: C’è stata una fase prepuberale e una fase post. Nella prima, da Candy Candy a l’Ape Maia, il mio preferito era però Conan. Da adulta, mi sono commossa per Lava, il corto della Pixar che anticipava Inside Out.
Santamaria: Vedo tantissimi cartoni, ho una figlia piccola. Per Toy Story piango sempre negli stessi punti, più dei momenti drammatici mi commuovono aperture, comprensioni, illuminazioni.
Sperduti: Sono appassionato di Tim Burton e in generale l’animazione produce capolavori.
Il film esce in Italia, distribuito da Warner, il 9 febbraio, in versione 2D, 3D e IMAX.
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