SALVATORE PISCICELLI


Salvatore PisciselliEssere presenti sul set di un film girato in digitale, soprattutto se si tratta di un Dogma: questo, realmente, consente di capire dove si sta velocemente dirigendo il cinema.
E’ una strana sensazione. Due minuscole telecamerine che ronzano intorno agli attori manovrate “a mano” – ad altezza cintura – da operatori esperti, nessuna luce aggiuntiva, poche persone di troupe e una velocità di lavoro che al cinema come siamo abituati a pensarlo raramente viene concessa.
Gli stessi attori, liberati dalla pesantezza della macchina cinematografica, si sentono più leggeri, meno costretti dai limiti fisici e psicologici di una gabbia fotografica e linguistica qual è quella imposta dall’uso della pellicola.
Siamo stati sul set di Quartetto, uno dei due Dogma italiani. Il regista del film, Salvatore Piscicelli, è estremamente convinto di questa nuova libertà: “L’80% del cinema indipendente americano o del nord Europa si gira in digitale, anche perché consente una maggiore sperimentazione. Gli italiani sono sempre stati attenti ai nuovi linguaggi, penso a Rossellini, ad Antonioni… Oggi Antonioni non sarebbe più costretto a dipingere un’intera foresta per ottenere un tipo di fotografia particolare, come ha fatto per Deserto rosso. Gli sarebbero sufficienti le possibilità tecniche che offre il digitale”.
E’ un po’ quello che hanno fatto i fratelli Cohen (Fratello, dove sei?) e Nichetti.
Il digitale applicato al Dogma è dunque l’esaltazione delle nuove modalità tecniche, linguistiche e produttive: “Il nostro metodo è esattamente contrario a quello cinematografico: invece di costruire lo spazio con le luci e i movimenti di macchina e poi dire all’attore dove deve posizionarsi, noi costruiamo lo spazio intorno all’attore dopo che abbiamo capito come si muove, e come di conseguenza dobbiamo muoverci noi”.
In questo modo non è solo l’attore a poter e dover improvvisare, ma anche l’operatore e il regista, che hanno un più ampio margine per ri-costruire continuamente la visione del film. “E’ un po’ come se si suonasse un brano jazz; sulla base di un motivo pianificato posso divertirmi a decidere delle variazioni. In diretta. In questo modo tutta la lunga fase di preparazione che precede il film paradossalmente è finalizzata a far sì che sul set si sia in grado di improvvisare”.

autore
28 Marzo 2001

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